Amans iratus multa mentitur sibi è una locuzione latina che significa letteralmente:
"un amante irritato mente anche a se stesso."
▲▲▲Y/N non aveva mai giocato a pallavolo in prima persona, ma quello sport era sempre stato una parte fondamentale della sua vita.
Aveva segnato la sua infanzia, legando i suoi più bei ricordi ai pomeriggi trascorsi in tribuna a fare il tifo per suo fratello maggiore, quando i loro genitori stavano ancora insieme e la sera potevano mangiare tutti in compagnia commentando la partita comunque fosse andata a finire.
Poi aveva conosciuto Ushijima e aveva visto per la primissima volta cosa significasse essere destinato a qualcosa e dare tutto sé stesso per un unico obiettivo, finanche a rinunciare alla propria vita privata, alle amicizie, all'amore.
L'eccesso portato ai limiti estremi.
Non si era affatto sorpresa quando Kenma, che sarebbe presto diventato il suo migliore amico, le aveva rivelato di essere un palleggiatore: in quel momento si era messa a ridere e il biondo l'aveva guardata male, probabilmente fu la prima volta che le diede l'appellativo di pazza sclerata, ma sorrise anche lui quando gli spiegò come la sua esistenza fosse sempre stata caratterizzata dalla presenza di persone esclusivamente vincolate alla pallavolo.Diventare una manager era stata invece una scelta presa consapevolmente in vista del suo grande sogno di diventare un medico sportivo: certo, avrebbe potuto esserlo di una qualsiasi squadra di un qualsiasi sport, ma il fatto che lo divenne proprio di una squadra di pallavolo fu l'ennesimo tassello da incastrare nel puzzle.
Grazie a quel mondo si era innamorata per la prima volta, aveva sofferto per la prima volta ed era cresciuta tanto da essere pronta per la relazione che ora la stava rendendo felice come non mai.Doveva tantissimo alla pallavolo, la vedeva come una vecchia amica o qualcuno da ammirare e a cui ispirarsi, qualcosa che le era sempre stata accanto e sentiva ci sarebbe sempre stata: perché sognare un futuro accanto a Bokuto Kōtarō significava anche e senza dubbio un futuro accanto alla pallavolo.
Eppure, proprio come due migliori amiche, a volte litigavano: Y/N ce l'aveva avuta con lei quando suo fratello aveva perso la prima partita agli inter-liceali durante il suo secondo anno al Karasuno, quella volta in cui la Nekoma aveva perso ad un passo dalle semifinali e anche durante il match contro la Nohebi, quando sia Yaku che Kuroo si erano infortunati.Ma era arrabbiata soprattutto in quel momento, mentre applaudiva sugli spalti del palazzetto secondario di Tokyo e la squadra della Fukurodani faceva i suoi inchini di fronte a un pubblico con le lacrime agli occhi: per i gufi, il torneo nazionale di pallavolo finiva quel giorno.
Ormai avrebbe dovuto sapere che nella pallavolo, come in qualsiasi altro sport, si vince e si perde, che non è una sconfitta a decretare la forza e il valore di una squadra o della singola persona, e che ci sono tantissime variabili che possono portare ad un risultato o a un altro.
Tuttavia non poteva fare a meno di maledire quel campo, quel palazzetto, quella palla che era caduta troppo in fretta e che era sicuramente la causa dell'espressione furiosa e allo stesso tempo affranta di Bokuto, che non aveva avuto neanche la forza di rivolgerle un singolo sguardo.La platea si svuotò in fretta, il caos dei tifosi si spense gradualmente fino a lasciare che gli unici rumori ad echeggiare nella struttura rimanessero quelli delle pulizie in campo e il vociare allegro della squadra vincitrice dagli spogliatoi, in netto contrasto con quello sottotono dei gufi.
Lei non era mai stata brava a consolare, non era particolarmente empatica come Daichi e non sapeva portare l'allegria dovunque andasse come Bokuto, ma spettava a lei stargli accanto in quel momento.
Lui era sempre stato presente quando ne aveva avuto bisogno, anche con poco era riuscito ogni volta a tirarla su di morale e molto di più: adesso era il suo turno, il suo dovere e ciò che sentiva di voler fare dal profondo del cuore.
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Omnia vincit amor [BokutoxReader]
Fiksi PenggemarLui era come il sole: splendente, raggiante, sincero. Lei era l'oscurità: ingannevole, incerta, inafferrabile. Un passato fatto di parole non dette, l'abitudine di chiudersi in sé stessa l'aveva portata ad essere diffidente e schiva. Solo lui può ri...