Usque ad finem è una locuzione latina che significa letteralmente:
"fino alla fine."
▲▲▲Nella camera duecento trentasette di quell'hotel di montagna avrebbe dovuto fare caldo.
Tutto l'ambiente avrebbe dovuto trasmettere calore: il soffitto era in legno di cedro color cioccolato, con le travi in vista che davano quel non so che di retrò, il pavimento era di un parquet di una tonalità leggermente più chiara e le pareti erano dipinte di un bel crema intenso.Ma Sawamura Y/N si sentiva penetrare dal freddo, un freddo strano che pareva accarezzarle l'anima, oltre che le ossa.
Bokuto era sdraiato a letto, l'unica luce della stanza proveniva dal comodino al suo fianco su cui era accesa una lampada da tavolo e dal suo cellulare che gli illuminava il volto distorto da un misto di sentimenti che lei, ubriaca, non riuscì ad interpretare del tutto.
Era naturale che fosse arrabbiato per ciò che gli aveva detto, rabbia che probabilmente era aumentata quando l'aveva vista così alticcia da non riuscire neanche ad aprire la porta, ma quello che Y/N non fu in grado di scorgere, fu la delusione.Sarebbe bastata una spiegazione qualunque per quell'orrenda frase che gli aveva propinato e lui le avrebbe creduto, l'avrebbe abbracciata e si sarebbero messi a dormire l'uno nelle braccia dell'altro seduta stante.
Bokuto Kōtarō non era una persona fatta per lunghi silenzi, le discussioni le odiava come nessun'altra cosa al mondo e, fosse stato per lui, avrebbe ricucito i diverbi con una semplice scusa e una promessa fatta con il mignolo di non fare mai più lo stesso sbaglio.
Era solo un bambino mai cresciuto e, come tutti i bambini, i litigi lo facevano stare male da morire.Nascosto dallo schermo del telefono, il capitano della Fukurodani la guardava di sottecchi sperando in un gesto qualsiasi: gli sarebbe bastato pochissimo per fargli tornare la speranza che fosse possibile una relazione con lei, allo stesso modo in cui gli sarebbe bastato pochissimo per farlo arrendere definitivamente.
La stava aspettando, nelle mani della gatta della Nekoma, nella sua prossima parola o azione c'era il suo futuro: con lui o senza di lui, dipendeva solo da lei.Le dispiaceva di avergli detto quelle cose, non lo pensava affatto e, anzi, Bokuto stava diventando così tanto per lei da farle paura, una paura tremenda che la metteva in guardia: più si tiene a qualcuno, più si rischia di venire feriti.
E lei, di ferite, ne aveva già abbastanza.Sentiva che la cosa migliore da fare fosse dirgli la verità, fosse confessargli che il sentimento per lui stava crescendo, che forse non era ancora amore, ma che sarebbe potuto diventare presto, prima del previsto e contro ogni aspettativa: Y/N sapeva dal profondo del suo cuore che si sarebbe innamorata di Bokuto Kotaro e che, se fosse andata male, stavolta sarebbe stata l'ultima.
Ma c'era quel tarlo nella sua testa che le impediva di liberarsi di quei pensieri, che l'aveva frenata dal chiedergli il motivo di tutti quei baci mancati e che la stava bloccando, anche in quel momento, dall'aprirsi a quel ragazzo che se lo meritava più di chiunque altro.Avrebbe potuto cominciare dicendogli che le dispiaceva sinceramente: sarebbe stato semplice, no?
Però nessuno glielo aveva mai insegnato come appianare i diverbi in una relazione, né Ushijima né Kuroo, le avevano mai parlato troppo, chiesto scusa, interessati di ciò che poteva averla offesa o mortificata: si erano limitati a farle capire che quando c'era un problema, rimaneva una sola cosa da fare.
Giusta o sbagliata che fosse, lei non ne aveva idea: era solo stata abituata in quel modo.Si tolse la giacca pesante con lentezza, barcollando fino all'appendiabiti alla sinistra dell'ingresso; Bokuto la teneva d'occhio pensando, tra sé e sé, che quasi certamente non sarebbe stata in grado di mettere due parole in fila fino alla mattina successiva, tanto doveva aver bevuto.
Forse era meglio così, furioso com'era rischiava solo di peggiorare la situazione e poi, magari, durante la notte lei si sarebbe avvicinata a lui abbracciandolo: l'avrebbe perdonata immediatamente.
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Omnia vincit amor [BokutoxReader]
FanfictionLui era come il sole: splendente, raggiante, sincero. Lei era l'oscurità: ingannevole, incerta, inafferrabile. Un passato fatto di parole non dette, l'abitudine di chiudersi in sé stessa l'aveva portata ad essere diffidente e schiva. Solo lui può ri...