Ospite

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Torno a casa, parcheggio la mercedes nel garage e porto con me i biscotti. Non ho voglia di parlare, nè di vedere nessuno. Andrò dritto nel mio covo e darò uno sguardo alle mie piccole. Ho voglia di staccare la testa e bermi altro wiskey. Il mal di testa di ieri è passato, vediamo se riesco a farmene venire un altro. Chiudo il garage e mi avvio direttamente dall'esterno. Mi tolgo la giacca e guardo il vassoio di biscotti coperto. Mi fanno tristezza. Sono un regalo, di Seong, il che dovrebbe rallegrare, invece no, mi sento come una banana marcia. Non ho il coraggio di comunicare la dipartita di Andrew agli altri. Spero sia lui stesso, in persona, a fare questo passo, perchè nonostante sia io quello a metterci la faccia, sto male per questa perdita. Mi fa sentire sgonfio. Detesto questa sensazione. Non dovrei sentirmi cosí.
Ci metto un pò ad arrivare sul retro. Aumento il passo e saluto la serra da lontano. Un pò di musica, del buon whiskey e tutto passerà, o cosí spero. Arrivato alla porta mi accorgo che qualcosa non va. Le chiavi non sono sotto lo zerbino, ma sono nella serratura e la porta è aperta. Cazzo. Chi è stato? In questa casa sanno che non devono entrare quà dentro, per nessun motivo al mondo. Questo posto è mio e di nessun altro. Solo io ho il consenso di entrare. Questa villa è enorme, perchè dovrebbero e vorrebbero entrare qui dentro? Sospiro. Non è una buona giornata per arrabbiarsi. Apro la porta piano. Dentro non sembra esserci nessuno. La dispensa è sempre al suo posto, vicina al muro, il tavolo pure e le rose sono sempre là, dietro la porta, dopo le scale. Le vedo. Quello che non ho visto fin da subito è il nuovo ospite sul divano. Se ne sta rannicchiato, protetto dalla mia coperta preferita. È l'omega. Chiudo la porta sorpreso.

"Scusa?" Vorrei sembrare piú arrabbiato di quel che sono, ma con lui non posso. Scommetto che nessuno gli ha detto che quà non si poteva entrare. Anche se mi sento profanato ugualmente. Prendo il colpo e porto a casa. Non ha acceso la luce, lo faccio io. Nessun segnale. Se ne sta ancora lí, tutto rannicchiato. Vado verso di lui lentamente, non voglio spaventarlo. Poso i biscotti sul tavolo. Dorme. Ecco perchè non risponde. E dorme pure bene. Proprio come un sasso. Pare un riccio. Un riccio carino. Devo ammetterlo. I capelli biondi gli ricadono sulla faccia in modo scombinato. Che faccio adesso? Non mi resta che prendere il Wiskey e andare in camera mia. Non voglio svegliarlo. Faccio l'ennesimo sospiro sconsolato. Ha avuto fortuna. Se fosse stato Minho, lo avrei fatto nero. Vado ad aprire la credenza e sfilo una nuova bottiglia di Whiskey.

"Cazzo, ma è l'ultima?" Sussurro pianissimo, ma dietro di me qualcosa si muove. Il ragazzo apre gli occhi, mi vede, scattando subito sul chi va là.

"Sono io. Sono io. Tranquillo, vengo in pace." Alzo le mani e di conseguenza la bottiglia. Per i primi istanti sembra terrorizzato da me. Poi pian piano mi mette a fuoco, montando quella sua maschera da scazzato perenne. Che gioia.

"Buongiorno." Non mi rimane da dire altro. Abbasso le mani e soppeso la bottiglia. Come glielo spiego che quà non deve entrare? Si tira a sedere, stringendo ancora il cuscino fra le mani. Ha gli occhi gonfi per il sonno e sembra ancora in un altro mondo. Dovrò andarci piano.

"Di poche parole vedo. Va be. Posso?" Faccio cenno di sedermi accanto a lui, lui si rannicchia dall'altra parte del divano e lascia uno spazio vuoto fra di noi. Io porto le gambe nello spazio vuoto, spero che non lo veda come un ricatto, ma ho voglia di mettermi cosí.

"Posso sapere come hai trovato le chiavi?" Impreco quando mi accorgo di non aver preso il bicchiere. Sono un genio. Mi tolgo le scarpe e le tiro in mezzo alla stanza.

"Ho alzato lo zerbino." Vorrei rispondergli con lo stesso sarcasmo sottile. Me lo vieto, mordendomi l'interno guancia. Non mi degna nemmeno di uno sguardo. Che giornata coi fiocchi.

"Non saresti dovuto entrare." Provo a dirglielo calmamente. Lui si gira, alza un sopracciglio.

"Perchè no?" Gioca a fare lo stronzo. Non lo sopporto.

"Perchè è un luogo privato. Nella villa puoi andare ovunque, tranne che negli alloggi privati, come questo."

"Allora non lasciare le chiavi sotto ad un fottuto zerbino." Si rannicchia ancora di piú sul bordo. Se continua cosí può salire direttamente sul bracciolo del divano.

"Senti, io non ti ho fatto niente di male. So che molto probabilmente mi etichetti come tutti quei fottuti figli di puttana, ma io non sono cosí." Parlo fermamente, il giusto.

"Quindi, ti chiedo per favore di smetterla." La sua espressione cambia, si fissa le mani in silenzio. Non so che dire. Spero non l'abbia presa come un'offesa. Io sono sincero. Non capisco perchè mi tratti cosí. Non ho fatto nulla per meritarmelo. A malapena mi parla. Faccio due respiri profondi e vado pronto ad alzarmi.

"Hai ragione. Mi dispiace." Non mi guarda, però è già un bel passo avanti.

"Scuse accettate. Posso sapere il tuo nome?" Si scioglie in un sospiro, diventa un tutt'uno col divano.

"Lo sai già."

"Questo è vero, ma mi piacerebbe saperlo da te, non da mezze vie." A me, finchè non viene detto il nome è come se non lo sapessi, fa strano chiamare le persone, senza che ti abbiano detto il proprio nome.

"Jimin"

"Hoseok. Piacere." Come un buon essere umano gli porgo la mano. La guarda, poi la stringe. La sua stretta di mano non è decisa, è delicata e ha una mano morbida. La lascio, lui la rannicchia col resto. Sam gli ha medicato i polsi per bene. Vedo delle bende a coprirgli le ferite.

"Vuoi qualcosa da bere? Una coca? Acqua? Wiskey? Scotch? Rum?" Si gira in automatico alla parola Rum.

"Rum?" Annuisce impercettibilmente. Ci va piano il ragazzo.

"Dovrei avercelo. Aspetta." Vado a curiosare nella dispensa. C'è. La bottiglia è nuova di zecca. Nessuno della comitiva beve il rum. Oggi è la volta buona che lo apro.

"Ghiaccio?" Mi volto in attesa della risposta. Annuisce. Oltre che reale e anche un bevitore? Le due cose vanno a braccetto immagino. Metto due dita di Rum nel bicchiere con qualche cubo di ghiaccio. Poi riempio il mio di solo ghiaccio. Porto al signorino il suo bicchiere e riempio il mio.

"Ci sono dei biscotti se non hai fatto colazione." Mi ricordo dopo dei biscotti di Seong. Li apro e li lascio sul tavolo. Io prendo la prima sorsata di wiskey e poi tiro giú il biscotto. Lui fa il contrario, prima mangia, poi beve.

"Non so se sia buono, non me ne intendo di Rum." Increspa le labbra, dopo aver assaggiato l'alcolico.

"È buono. Solo che non me lo ricordavo cosí forte." Ci sta. Ritorno nella mia posizione di prima. Gambe sul divano. Se non ci fosse stato lui, mi sarei sdraiato completamente a guardare il soffitto. Oggi, a quanto pare, nulla va secondo i piani. Lui si prende altri due biscotti. Io vorrei tornare ad elaborare i pensieri di prima, ma la presenza del ragazzo mi ha scombussolato ancora di piú.

"Comunque il tuo nome è strano." Il mio? Dovrebbe sentire il suo. È la prima volta che lo sento, se devo essere sincero.

"Anche il tuo. Non sei di queste parti, immagino." Infatti nega.

"Nord?" Chiedo. Annuisce alla mia domanda. Non ci sono molte famiglie reali al Nord. Non sarà difficile capire da dove viene, se mai ce ne sarà bisogno. Per adesso non ho l'urgenza di infilare il naso nelle faccende altrui. Torna il silenzio, lui tormenta il bicchiere con le dita, io finisco i biscotti. La situazione è alquanto fredda.

"Jimin, ti va di vedere le rose?" Indico il piano di sopra. Lui si volta e guarda in alto. Scommetto che non è riuscito ad entrarci, perchè ho messo il lucchetto a combinazione all'entrata. La so solo io. Cosi se un giorno non dovessi piú far ritorno, le rose moriranno con me. Può sembrar poetica come cosa, ma ci tengo.

"Rose?" Annuisco. Mi alzo in piedi, aspettando una risposta.

"Me?" Si indica confuso.Questa domanda è strana.

"Non vedo altri Jimin nella stanza." Questa volta ridacchio. A chi pensava mi riferissi?

"Dai, ti aspetto su." È titubante. Chissà se ne ha voglia. Faccia quel che vuole. Io lascerò la porta aperta.

Less Than Anybody [Omegaverse][Wattys2022]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora