Act XXVII

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Città di stelle

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Città di stelle

Non credo di essere mai stato in questo posto di Seoul onestamente. Non è lontano dalla sede della terapia di gruppo ma è molto lontana da casa mia e addirittura anche quella di Jimin. Una volta arrivati qui ho risposto ai messaggi di Yoongi, papà e Jungkook che mi chiedevano come fosse andata. Gli ho risposto sbrigativamente dicendo che avrei spiegato meglio domani e che sarei rimasto fuori a mangiare.

Nonostante tutto è un bel posto che ha una vista mozzafiato. Non può essere paragonata alla vista di Los Angeles che una persona ha se si posiziona sotto la scritta HOLLYWOOD ma ci si avvicina molto. Il sole sta tramontando e le luci della città sembrano tante piccole stelle che dal cielo sono scese giù. Il tutto accompagnato dal cibo cinese rende l'atmosfera rilassante.

«Allora, ti va di parlare della "seduta"?» domanda testa di mirtillo con la bocca piena mentre mangia degli spaghetti con il pollo al limone mischiato. Un mix che non riuscirò mai a comprendere ma se a lui piace io non posso dirgli nulla.

Faccio spallucce alla sua domanda mandando giù il boccone di spaghetti alla soia con gamberetti, verdure ed ananas. «Non so cosa mi aspettassi esattamente ma non ho aperto bocca. Non riesco a parlare di me a sconosciuti, non ho idea invece di come loro ci siano riusciti con tutta quella disinvoltura».

«Tu pensi sia strano il tuo comportamento, in realtà è del tutto normale. Credi che anche gli altri già dal primo giorno abbiano detto vita, morte e miracoli di sé? Anche a loro è servito molto tempo, credimi, e hanno imparato che quello è un posto sicuro dove non verranno mai giudicati per quel che sono. Lo imparerai anche tu» mi sorride incoraggiante dandomi un pugnetto sulla spalla.

Molto probabilmente ha ragione. Sbaglio costantemente ad aspettarmi che le cose si risolvano tutte in una volta ma devo capire che altre cose più delicate richiedono tempo e pazienza. «Ho anche notato che sono tutti stranieri ed è una cosa davvero bella» mormoro tornando a mangiare con lo sguardo puntato sulla città.

«Sì! È una cosa che sta molto a cuore a mia sorella. Dal momento che lei stessa è straniera ha deciso di dedicarsi soprattutto a loro così anche da aiutarli con la lingua. Ti dico già che secondo me troverai molto simpatico Dylan e con Zendaya farai subito amicizia, è una ragazza divertente» mi risponde con voce gioiosa.

Mi volto verso di lui divertito ma il mio sguardo si fa immediatamente sospettoso. «Quindi conosci tutti lì dentro?», lui annuisce con le guance piene facendomi quasi scappare una risata. «Quindi sapevi già di Jooy-scusami, di Alex?», annuisce di nuovo abbozzando una risata alla mia espressione. «E non me l'hai mai detto?!» urlo con voce acuta tossendo subito dopo e facendo, questa volta, scoppiare a ridere sguaiatamente l'altro.

Grugnisco mettendo da parte il cibo ed inizio a prendere a schiaffi il ragazzo. Lui alza le mani stendendosi sull'erba chiedendo silenziosamente tregua. Credo abbia anche finito di mangiare, è sempre più veloce di me. «Non è qualcosa che dovevo dirti io Tae. Sarebbe stato sbagliato nei suoi confronti». Non ha torto. Finisco anche io gli ultimi bocconi prima di pulirmi e sistemarmi per bene accanto a lui. «Davvero non hai mai notato i segnali?» volta la testa verso di me.

Come Romeo e Giulietta. O Quasi ¦ VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora