Act XII

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San Valentino

C'è un solo giorno all'anno in cui tutti gli innamorati prendono coraggio per dichiararsi alla propria metà, dove le coppie usano come scusa questo giorno per scambiarsi regali e passare una serata insieme al lume di candela. Tra bigliettini fantasiosi, cuori ovunque, fiori e cioccolatini un adolescente medio crede di trovare la propria fortuna in amore.

Personalmente trovo San Valentino una festa esclusivamente commerciale: lo si può capire dall'incremento di clienti nei vari negozi che in questo giorno dell'anno incassano più di quanto non abbiano mai fatto in 365 giorni. Permettetemi di dire che questa famigerata "festa degli innamorati" è una gran cazzata: l'amore verso una persona si dimostra ogni giorno dell'anno e non solamente il 14 di febbraio.

Quando ero bambino questa festa mi divertiva: ricordo che nei primi tempi i miei genitori mi portavano a cena fuori con loro e si scambiavano dolci pensieri, poi le cose sono cambiate. Crescendo pian piano il quattordicesimo giorno di febbraio per me è iniziato ad essere un giorno come tutti gli altri. L'evoluzione assoluta l'ho avuta quando ho iniziato il primo anno di liceo: da lì ho incominciato a detestare questo giorno.

Perché mai, vi chiederete. D'altronde avreste ragione dicendo che non dovrebbe farmi né caldo né freddo dal momento che non ho la capacità umana di provare dei sentimenti romantici nei confronti di un altro individuo. Più che altro l'odio proviene da come allestiscono l'intera scuola in questo favoloso giorno paragonabile ad un escremento.

Cuori di carta in ogni angolo, cartelloni rosa con citazioni romantiche sopra, fiori appesi ai muri dentro piccole teche da rompere in caso si voglia donare questa rosa alla propria anima gemella che casualmente passa per lì davanti ̶ tradizione palesemente copiata da qualche paese di cui non ricordo il nome ̶, festoni. Ma la cosa più assurda è fatta da quelle persone che si alzano la mattina con la voglia di perdere la dignità alle stelle poiché le vedi passeggiare per i corridoi travestite da Cupido.

Che poi come hanno trasformato il dio dell'amore in un bambino con il pannolone e una mira di merda rimarrà sempre un mistero.

Tuttavia devo ammettere di trovare adorabili tutte le ragazze che, rispettando la nostra tradizione, fanno dei piccoli regali alla persona di cui sono innamorate. Spero per loro che non verranno rifiutate proprio oggi perché di vedere ragazzine piagnucolare in mezzo ai corridoi non ne ho proprio voglia. Non ti ha accettato? La vita va avanti, non ruota tutto attorno ad un essere dotato di pene con due neuroni in croce nel cervello.

«Buongiorno Melanie Martinez dei poveri!» la voce squillante di Jungkook arriva più forte che mai nelle mie orecchie. In tutta risposta dalle mie labbra esce un grugnito cavernicolo mentre infilo la testa nell'armadietto. «Come stai?».

Stringo le labbra alla domanda: da quando ho avuto quel piccolo e stupido crollo emotivo davanti a lui non perde giorno per chiedermi come mi sento o se sta andando tutto bene. Apprezzo davvero la sua preoccupazione ma non ce la faccio più a dirgli che quello è stato solo un attimo di debolezza che non accadrà più.

«Sto bene ma oggi preferirei cavarmi gli occhi» brontolo depositando il necessario nell'armadietto.

«Oh, giusto» lo sento ridere e, quando tiro fuori la testa dall'armadietto, lo ritrovo a guardare felice tutte le decorazioni intorno a lui. «Tutti gli anni è così qui?» , quasi dimenticavo che è ancora al suo primo anno del liceo.

«Sfortunatamente» commento in un sospiro melodrammatico. «Ma dal momento che tu vai matto per quest'inutile festa immagino non ti dispiaccia vedere rosso ovunque». Jungkook mi guarda divertito stringendo al petto un libro, sposto lo sguardo oltre la sua spalla e accenno un sorriso. «Principe biondo a ore dodici» lo avviso prima che Yoongi possa saltargli addosso facendolo morire d'infarto.

Come Romeo e Giulietta. O Quasi ¦ VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora