Act XXXIX

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Il termine di un capitolo

Sbuffo sentendo freddo, di tanto in tanto la mattina mi capita stranamente ma non così: ho la pelle d'oca, posso giurarlo

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Sbuffo sentendo freddo, di tanto in tanto la mattina mi capita stranamente ma non così: ho la pelle d'oca, posso giurarlo. Mi rigiro nel letto e mi raggomitolo di più contro il cuscino per cercare una fonte di calore. Aggrotto la fronte allungando una mano. Cuscino? E Jimin? Lui sarebbe una perfetta fonte di calore! «Jimin» mugolo spingendomi più in là per capire se si era allontanato durante la notte.

Lo chiamo nuovamente ma anche questa volta non ottengo alcuna risposta così rotolo ancora verso sinistra. Improvvisamente sento il vuoto sotto il mio culo e spalanco gli occhi cercando di tirarmi indietro: troppo tardi, cado a terra con un bellissimo tonfo.

Mi lamento con una smorfia ma mi fermo quando sento una risatina sommessa poco lontano da me. Alzo di scatto il mento incontrando quello lucido di divertimento del mio ragazzo. «Brutto bastardo eri qui! Perché non mi hai svegliato?» domando mettendomi in piedi. Poi capisco perché sto morendo di freddo: sarei praticamente nudo se non fosse per i boxer. Arrossisco ma mi faccio coraggio a rimanere in quel modo, d'altronde mi ha anche visto nudo Jimin ed io lo stesso con lui. È davvero un gran peccato che ora sia già vestito.

«Stavi dormendo così serenamente che era un peccato svegliarti. Così sono sceso a preparare la colazione e stavo giusto per dirtelo ma la vista di te che ti rotolavi sul letto per poi cadere è stata troppo paradisiaca per interromperla» sospira drammaticamente infilandosi le mani nei jeans.

«Testa di cazzo» borbotto alzandomi per andare a dargli uno schiaffo sul sedere. Lui scoppia a ridere contagiando anche me. Mi infilo la maglietta e lo seguo al piano di sotto in cucina per mangiare insieme. «Potrei abituarmi a questi risvegli, magari con te accanto e non mentre ridi del mio sedere che sbatte a terra» ora fa solo più male rispetto a questa notte. Ci è andato delicato ma neanche tanto alla fine. Lo odio per questo? ...Forse no.

«La prossima volta sarà così te lo prometto» mi sorride dandomi un bacio a stampo mentre mi porge un piatto di colazione all'americana: uova strapazzate e bacon. Devono essere buone.

«I tuoi non torneranno?» domando stranito non vedendo in giro neanche Lakisha. Poi ricordo che quest'ultima si sveglia solitamente molto presto per andare all'università.

Jimin scuote la testa sedendosi accanto a me per mangiare. «In realtà sono tornati questa notte sul tardi, ho sentito la porta e stavo per svegliarti e dirti di nasconderti ma stranamente non sono passati in camera mia. Solitamente lo fanno sempre per vedere se sono sveglio e in caso urlarmi contro di dormire, dovevano essere stanchi, fatto sta che questa mattina li ho sentiti uscire poco prima di Laki».

Faccio un sospiro di sollievo poiché già sapevo che sarei morto se fosse successo qualcosa e probabilmente non avrei più messo piede in casa sua. Da una parte però mi rattristo perché i genitori di Jimin non possono essere definiti un modello da seguire. Anche mio padre è sempre via per lavoro ma io e lui abbiamo un rapporto totalmente diverso, noi ci amiamo. Da ciò che mi racconta Chim spesso mi chiedo se i signori Park amino loro figlio.

Come Romeo e Giulietta. O Quasi ¦ VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora