Act XXX

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Come Romeo e Giulietta. O quasi

«Allora ci vediamo domani a cena, okay? Preparerò i tuoi piatti preferiti,» sorride dolcemente papà con l'aria da ragazzino alle prese con la sua prima fidanzatina. Patetico.

Chiariamo il fatto che accettare una persona e permetterle, invece, di stare a casa e frequentare tuo padre senza fiatare sono due cose totalmente diverse ed io ovviamente ho fatto la seconda. Cassidy Clifford ̶ Casey per quelli a cui sta simpatica ̶ potrà essere la donna più dolce e comprensiva di sempre ma non mi fido.

Lei ricambia il sorriso di papà annuendo e si sporge in avanti per lasciargli un bacio sulle labbra. Trattengo un verso disgustato. Poi sposta lo sguardo su di me ed il suo sorriso diventa più timido e forse titubante. Sa di non piacermi ma almeno a differenza di quel che mi aspettavo non cerca di comprarmi, se ne sta al suo posto cercando di avvicinarsi pian piano senza forzarmi. È già un piccolo passo. «A domani sera Tae, spero ci sarai anche tu».

Forzo un piccolo sorriso facendole un cenno col capo. La donna poi si volta e se ne va lanciando un ultimo sguardo a papà. Mi mordicchio un'unghia senza però spezzarla o altro. Ho una domanda da fare a papà da tempo ma non ne ho avuto il coraggio e quando mi sembrava di averne non potevo aprire bocca perché c'era Cassidy nei paraggi.

Non appena sento la porta chiudersi apro bocca prima che sia troppo tardi. «Papà posso farti una domanda?»

«So cosa vuoi chiedermi,» parla lui con un piccolo sospiro sedendosi sul divano affianco a me. Lo guardo confuso. Lo sa? Non penso proprio. «Voglio dirti che non decidiamo di chi innamorarci. So che Casey non ti piace moltissimo e che ti crea imbarazzo il fatto che sia la sorella di un tuo insegnante ma, Tae, sono un uomo adulto e so riconoscere le persone che non fanno al caso mio. Sento che è quella persona e se i miei sentori dovessero sbagliarsi non devi preoccuparti perché non succederà nulla di drastico».

Mi lecco le labbra un po' imbarazzato dopo il discorso di mio padre. «In realtà non volevo chiederti il motivo per cui ti piace lei, anche se ammetto che più volte mi è passato per la testa. Però grazie del discorso, mi tornerà utile se mai in un universo parallelo dovessi ritrovarmi innamorato di qualcuno».

Papà mi guarda leggermente rosso in volto e ciò mi fa scappare una leggera risata. «Oh, allora cosa vuoi chiedermi?».

Mi schiarisco la voce passandomi quattro volte le mani sui pantaloni cercando di prendere ancora più coraggio. Non è una domanda che designerà la mia vita o la mia morte, posso farcela. «Bàba...» lo chiamo in cinese, come poche volte nella mia vita ho fatto, e vedo una scintilla di felicità nei suoi occhi. «Perché odi così profondamente i Park?».

L'ho destabilizzato, lo so, si nota. Apre e chiude la bocca diverse volte, aggrotta la fronte e lascia andare qualche sbuffo. Quando finalmente riesce ad organizzare un discorso mi parla. «So che da quando eri uno scricciolo hai sempre avuto un motivo fondato per odiare Park Jimin ma so che hai sempre pensato che le nostre famiglie si odiassero per nessun motivo in particolare».

Non ha torto. Non mi sono mai neanche interessato nel sapere perché e mi limitavo semplicemente a covare odio verso Jimin paragonando l'astio tra le nostre famiglie a quello dei Capuleti e Montecchi.

«Era più facile dirti che ci odiavamo e basta piuttosto che spiegarti il reale motivo. Ora, però, sei grande ed è arrivato il momento di spiegarti tutto. Come potrai ben ricordare io e tua madre litigavamo spesso per i suoi comportamenti ma non ti ho mai detto perché ci siamo separati per poi divorziare ̶ sospira pesantemente guardandomi negli occhi ̶ Vedi Tae, avevo scoperto che tua madre mi tradiva. In particolare con il padre di Jimin. Ecco perché non ho mai voluto farti avvicinare a quella famiglia».

Come Romeo e Giulietta. O Quasi ¦ VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora