Act XIII

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San Valentino –seconda parte-

Mi volto lentamente verso il tizio seduto sulla mia stessa panchina e rimango a fissarlo per una manciata di secondi prima di alzare lo sguardo al cielo grigio

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Mi volto lentamente verso il tizio seduto sulla mia stessa panchina e rimango a fissarlo per una manciata di secondi prima di alzare lo sguardo al cielo grigio. «Scherziamo? È tutta una presa per il culo, Grande Capo? Proprio oggi?». C'è davvero bisogno che io specifichi a chi mi riferisco? Be' per i più stolti sappiate che l'individuo odioso accanto a me, per qualche casualità divina, è Park Jimin.

«Sì, anche per me è bello rivederti» commenta sarcastico abbassandosi la sciarpa per parlare più liberamente, scoprendo un naso rosso come il sedere di un babbuino. «Mi chiedo perché ci incontriamo sempre» e non lo dice con un tono allusivo, ma con un tono misto tra la sincera curiosità ed un pizzico di irritazione che ultimamente scorgo sempre meno nelle sue parole.

«Io lo prendo come un chiaro segno dall'universo per ucciderti e bruciare il tuo corpo tra le fiamme dell'Inferno» gli rispondo con nonchalance stendendo le labbra in un sorriso tirato. «O semplicemente l'universo mi detesta».

«Lo chiamerei karma» sorride ampiamente con quelle sue labbra enormi che sembrano rifatte. Lo guardo male stringendo i pugni dentro le tasche calde del cappotto.

«Come mai sei qui da solo proprio il 14 di febbraio? Sunhee non ti ha invitato ad uscire?» domando inarcando un sopracciglio. Devo aver centrato il bersaglio perché testa di patata blu fa una smorfia sbuffando una nuvoletta di vapore condensato.

«Prima di tutto non sono uno che segue rigorosamente la tradizione quindi le avevo chiesto io di uscire, seconda cosa mi ha dato buca perché aveva già chiesto ad un altro ragazzo di uscire» borbotta sconsolato.

Nascondo un sorrisetto soddisfatto: godo come non ho mai goduto prima dei suoi fallimenti. «Che ne è stato della regola che non potevi approcciarti a lei senza il consenso dei tuoi?».

«In realtà il consenso me l'hanno dato ma non so come dire loro che a quanto pare lei è interessata ad un altro» mi risponde mettendo su un patetico broncio afflitto.

«Mi dispiace Park. No in realtà non mi dispiace per niente» asserisco in tono allegro.

Il maggiore mi guarda storto scivolando verso di me credendo forse che non me ne sarei accorto. Faccio una smorfia allontanandomi di poco arrivando all'estremità della panchina. «Non mi aspettavo diversamente» dice scuotendo la testa e facendo oscillare il ciuffo di capelli blu. «E tu perché avevi quell'espressione sconsolata prima? Se mi dici che qualche ragazza ti ha piantato in asso non ci credo neanche se me lo dimostri». Effettivamente come dargli torto.

Distolgo lo sguardo da lui guardando altrove, mi schiarisco la voce affondando il collo nel colletto alto del cappotto. «Il mio cane mi ha dato buca per una cagnolina».

Sento Jimin fare un verso soffocato come se stesse trattenendo un grande e grassa risata. «Scusami? Ho sentito bene?».

«Certo che hai sentito bene, testicolo. Hulk è l'unico essere vivente che mi restava oggi con cui passare la giornata e se n'è andato perché l'istinto animale è più importante di me, ovviamente» mi lamento in un brontolio aggrottando la fronte.

Come Romeo e Giulietta. O Quasi ¦ VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora