Quella settimana Rudy gli aveva assegnato 'Ti amo' come cover e per la prima volta, Sangiovanni era entrato in crisi. Da una parte, era terrorizzato di rivisitare così tanto quel pezzo, facendolo suo, da andare a snaturarlo, rovinando un capolavoro della musica italiana, ma alla fine aveva avuto lo stesso timore con 'sweet dreams' e nonostante tutto era riuscito alla grande nel suo obiettivo, a tal punto che dopo la puntata qualcuno girava per la casetta canticchiandola. L'altro problema stava nel fatto che non sapeva come rivisitarla. Generalmente, riusciva a scrivere delle barre in poco tempo, quasi come se fosse la canzone stessa a suggerirgli cosa scriverle, senza starci troppo a pensarci, se non per aggiustare qualche rima o rispettare la metrica. Questa volta, invece, la canzone non gli stava suggerendo assolutamente nulla. Era già al quinto ascolto, per quella mattina, ma la sua mano non si era mossa di un millimetro per scrivere. Tutti si sarebbero aspettati qualcosa di romantico nelle sue barre, considerando il significato della canzone, ed effettivamente era ciò a cui lui puntava, ma la sua mente non lavorava. O meglio, lavorava su altro: per un ragazzo fidanzato e bravo come lui con le parole sarebbe dovuta essere una passeggiata riuscire a scrivere qualcosa, ma così non era. Questo ultimo pensiero lo stava tormentando da tutta la mattina, per cui più che concentrarsi sulle parole, si stava interrogando sul perché quelle parole non uscissero e sfortunatamente una risposta pensava di avercela. Seppur fosse fidanzato da tempo, non credeva di essere realmente innamorato, di aver provato quell'amore travolgente di cui si parla nei libri e nelle canzoni, oltre al fatto che più passavano i giorni in casetta, più sentiva il sentimento che lo legava alla sua ragazza affievolirsi. Non sapeva se la ragione fosse che non era abbastanza forte, che la musica, il suo vero grande amore, era riuscito ad occupare un posto enorme nella sua vita, a tal punto da sostituirla o che fosse incapace di portare avanti una relazione a distanza, fatto sta che qualunque fosse il motivo, quello era un segnale che qualcosa nella loro relazione non funzionava. Scosse la testa, cercando di allontanare quei pensieri e fece ripartire la canzone, nella speranza che questa volta l'ispirazione arrivasse, ma nulla. Guardò l'orologio e vide che mancava poco alla sua lezione con la vocal coach, così radunò le sue cose e si preparò ad uscire.
Arrivato in studio, vide venirgli incontro una figura familiare: era Giulia, con addosso un vestito che le arrivava sotto le ginocchia e due code basse. Non stava camminando, come ci si sarebbe aspettato da chiunque, ma stava saltellando per il corridoio, ma non in maniera buffa, era leggiadra, sembrava non toccare il pavimento e quel vestito le dava un'aria più leggera, leggera come una farfalla.
"Hello, Sangius. Stai andando a lezione?"
Gli si fermò davanti. Era più piccola di lui, quasi una testa più bassa, ma lo fissava con quegli occhioni da cerbiatta. Sangiovanni sorrise all'appellativo: in poche settimane era riuscita a trovare un soprannome praticamente a tutti i suoi compagni – anche a Maria stessa – e nell'ultimo periodo aveva iniziato a chiamare anche lui con un soprannome. Era l'unica a chiamarlo così, in casetta lo chiamavano Sangio e in famiglia Gio, quindi gli faceva uno strano effetto che lei avesse un modo tutto suo di chiamarlo.
"Sì, tu hai finito adesso?"
"Piccola pausa, fra un po' ricomincio"
"A che ora finisci?"
Sangiovanni l'aveva detto d'istinto, senza pensarci, ma non per pura formalità, voleva sapere il suo orario per tornare in casetta insieme, se fosse stato uguale al suo. Era già capitato qualche giorno prima, quando si erano ritrovati entrambi a guardare i loro orari, che coincidevano, per cui, anche quella volta seguendo l'istinto, le aveva proposto di tornare insieme. Aveva a malapena sentito la sua risposa positiva, perso in un nuovo pensiero: adorava fare in tragitto casetta-studio da solo perché poteva ascoltare la propria musica senza il baccano che una casetta abitata da 17 ragazzi poteva generare, a tal punto da essere diventato il suo momento preferito della giornata, per cui non si sapeva dare il perché di quella proposta così spontanea, ma era accaduto e di certo non poteva ritrattare, per cui si erano diretti entrambi a lezione insieme. Per i primi minuti erano rimasti in silenzio, finché Giulia non gli aveva chiesto su cosa stesse lavorando, lui rispose e le girò la domanda, ma il tragitto era così breve che la conversazione terminò lì.
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Mi sei scoppiato dentro il cuore || Sangiulia
Teen FictionOne shot Sangiulia frutto della mia immaginazione