"È vero.... l'ho fatto."
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A quelle quattro parole Tae pianse ancora più forte, cadendo in ginocchio, le mani che stringono il fondo della maglietta di Jungkook. Pregarlo inconsciamente di dirgli che era una bugia.
Che in realtà non l'aveva fatto.
Che tutto andava bene.
Ma non era vero.
Ed entrambi lo sapevano.
Jungkook rimase completamente immobile.
Non riusciva nemmeno a tenersi la testa che pulsava di dolore.
Sapeva di aver fatto quelle cose orribili.
Aveva intenzionalmente affamato la gente del villaggio per tenerli bassi e sottomessi.
Ha mantenuto i ricchi egoisti più ricchi e i poveri più poveri.
Decine di persone morivano ogni giorno di malnutrizione, elementi atmosferici e suicidio a causa delle condizioni.
Jungkook ne era la causa.
Allora perché non ricordava di aver fatto niente di tutto ciò?
Tutto ciò che ricordava era la risata maniacale e isterica di suo padre che tagliava l'oscurità, echeggiava nella sua testa ogni volta che veniva svegliato dalle sue azioni.
Jungkook era completamente insensibile.
Non riusciva a respirare.
Non poteva piangere.
Non poteva confortare l'uomo che amava.
Jungkook era fin troppo lontano dalle sue emozioni in quel momento.
Rimorso.
Colpa.
Odio di se stesso.
E amore.
Un amore spezzato, orribile, devastante, schiacciante per il relitto dell'uomo a terra, che singhiozzava con ogni grammo di forza che aveva.
Jungkook si muove finalmente, le mani che si abbassano per tirare via da lui il pasticcio piangente.
Non poteva osare guardare Taehyung.
Jungkook - volto privo di qualsiasi emozione - si volta ed esce dalla stanza. Lasciando un ansante Taehyung e un prigioniero privo di sensi.
Jungkook sale velocemente le scale e va nella sua stanza.
Chiude la porta ma si dimentica di chiuderla a chiave.
Raggiunge la rastrelliera delle armi appesa in modo decorativo alla parete.
Afferra il suo fidato pugnale, seghettato su entrambi i bordi.
Iridi vuote nere, vuote di qualsiasi cosa tranne l'orrore di se stesso.
Esamina il pugnale, la lama di ossidiana che scintilla pericolosamente nella luce fioca della sua stanza.
Lo alza all'altezza degli occhi, inclinando con cautela la testa mentre si guarda muoversi.
Sente il familiare mormorio della voce di suo padre nelle sue orecchie.
Poi tutto diventa nero.
borbottando...
parlando?
urlando...
Pianto, lamento spezzato.
Un suono che Jungkook conosceva, ma che lo confondeva perché lo stesse sentendo adesso.
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ᴛʜᴇ ᴇɴᴅ - ᴛᴋ
Fanfic[𝗰𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮] "Non puoi continuare a giocare con le mie emozioni Jungkook. Non sono un giocattolo con cui puoi scherzare e poi abbandonare, okay?" "Oh angelo, non potrei mai abbandonarti." Ps storia non mia scritta da @KSSwriting