17. Uova

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«Perché farlo passare per gay? Non capisco!» si lamentò facendo avanti e indietro davanti a noi che ascoltavamo imbarazzati seduti sul divano.

«Bhe, lui voleva tanto conoscerti...così ho pensato che facendolo passare per gay non lo avresti giudicato subito, senza conoscerlo...» spiegai imbarazzata.

Si fermò e mi guardò «Pensi seriamente che io giudichi così un ragazzo, senza nemmeno conoscerlo?» la guardai male «bhe, forse hai ragione...ma pensa un attimo all'ultimo ragazzo che hai portato, avevo ragione o no?» chiese rigirando la frittata.

«Sì, avevi ragione» mormorai.

«Allora perché mentirmi?» domandò confusa.

«Non lo so...avevo paura che non me lo lasciassi più frequentare, ma lui ci teneva tanto a conoscerti...» dissi a bassa voce.

Sorrise «Scusa, e perché non avrei dovuto lasciartelo frequentare? Se avessi la tua età non avrei aspettato molto per saltargli addosso!».

Spalancai gli occhi alla sua affermazione mentre Luke rideva di gusto.

Ok, ero confusa. Molto confusa.

«Nonna!» sgridai «Bhe, noi dobbiamo andare, ciao!» afferrai la mano del biondo e mi alzai trascinandolo all'ingresso prima che potesse succedere altro.

Sì, forse ora poteva accettare la mia relazione con Luke, ma non volevo sapesse che vivevo con lui perché era il fratello di Debby, se fosse successo avrei perso sia lui che il mio lavoro e sarei stata segregata in qualche collegio di suore in Alaska.

«Veronica, non fare la maleducata! Invitalo a cena!» disse mentre mi infilavo la tracolla.

«Nonna, sai che devo fare la babysitter, non posso fermarmi a lungo» spiegai fingendomi dispiaciuta.

«Ma che peccato...» disse delusa.

«Comunque è stato un piacere conoscerla, spero di rivederla presto» salutò Luke dandole la mano.

«Lo spero anch'io...ma stai attento a Ninì e non farci il porcello, conosco voi maschi, fin troppo bene» gli rivolse uno sguardo omicida.

Luke sorrise imbarazzato grattandosi la nuca.

«Nonna! Smettila e ciao! Ci vediamo presto!» salutai afferrando Luke per un braccio per poi uscire.

«Ciao!» salutò lei prima di chiudere la porta.

Salimmo in macchina «Non è stata così "mostruosa" in fondo» disse sollevato.

«Bhe, chi potrebbe resistere al tuo bel faccino?» complimentai mordendomi il labbro inferiore.

«Grezie, ma perché siamo andati via? Dobbiamo andare a prendere Deborah tra un'ora» chiese con espressione interrogativa.

«Perché la conosco. Avrai pure fatto colpo, per adesso, ma se fossimo rimasti ti avrebbe fiondato di domande all'infinito fino a scovare tutti i tuoi difetti. Pensa che prima mi ha detto che sei "troppo alto"» risi mettendo in moto l'auto.

«Troppo alto?» chiese divertito.

Annuii.

«Wow. Forse lei non lo sa ma la mia altezza attrae le ragazze, e poi potrei fare anche il modello» disse semi offeso «Ma poi perché ti chiama Ninì?».

«Perché questo era il modo in cui Mike storpiava il mio nome da piccoli e tutti ci hanno preso l'abitudine» spiegai prendendo la curva.

«Ninì...» ripeté.

«Ti prego, non chiamarmi in quel modo, sembra che abbia sei anni» mi lamentai ridendo.

**

L'ultima ora fortunatamente finii in fretta.

Due settimane con Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora