4. Calum

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VERONICA'S POV

«Vero, tieni le chiavi, non ti posso accompagnare perché vado a mangiare fuori. E per piacere, preparami la sacca da ginnastica con la divisa della squadra di basket e le scarpe da ginnastica che oggi ho gli allenamenti.» disse Luke senza nemmeno salutarmi e mi mise le chiavi in mano. Pensava che fossi la sua schiava?

«Uno: non sei mio amico quindi chiamami Veronica e basta, niente nomignoli. Due: la sacca te la prepari da solo. E tre: spero che il cibo ti possa andar di traverso.» gli sorrisi gentilmente e feci sbattere l'anta dell'armadietto.

«Ma che gentile.» fece una smorfia e andò via.

«Quello è uno stronzo patentato e laureato» disse la rossa.

«Già, io non sono la sua schiavetta personale!» spiegai arrabbiata camminando verso il parcheggio.

**

Non so perché ma alla fine gliela preparai lo stesso la sacca per l'allenamento. Avevo la tentazione di disfarla e lasciarla fare a lui perché sennò si sarebbe viziato e avrebbe continuato a chiedermi di fargliela.

La porta d'ingresso si aprì ed entrò il biondo. Mi alzai dalla poltrona per raggiungerlo «Luke» lo richiamai ma lui mi fece segno di fermarmi.

«Scusa ma ora non posso, sono in ritardo per gli allenamenti e devo ancora preparare la sacca!» si lamentò andando verso le scale.

Provai a parlare di nuovo mentre saliva le scale «Ma io-»

Mi interruppe ancora «-Scusa, ma proprio non posso!» disse prima di sfrecciare di sopra.

«D'accordo...» ridacchiai risedendomi sul divano a guardare la TV.

Lo sentii scendere le scale dopo diversi minuti «Senti, hai per caso visto la sacca? E le scarpe? E la tuta? Sembra che la terra le abbia inghiottite!» si disperò.

«Si» mi rialzai andando da lui.

«Davvero?» gli si illuminò il volto.

«Davvero. Stavo tentando di dirtelo prima che te l'ho già preparata io.» presi in mano la sacca e gliela porsi.

«Grazie!» la prese euforico e in fretta mi diede un bacio sulla guancia.

Rimasi sorpresa e non dissi niente.

«A più tardi.» mi sorrise prima di andarsene.

Forse non era poi così stronzo come pensavo.

Erano passate tre ore e Luke non era ancora tornato. Di solito un allenamento durava sulle due ore, ne sapevo qualcosa dato che l'anno scorso ero nella squadra di basket femminile. Non ero affatto brava, lo facevo solo per dei crediti in più.

Va beh, non potevo più aspettare, sarei andata a prendere Debby da sola, tanto ricordavo la strada per il suo asilo.

Presi le chiavi e, dopo aver chiuso la casa andai in macchina e andai a ritirare Deborah. Non ci misi molto, come avevo detto ricordavo perfettamente la strada e non avevo avuto problemi. Misi la piccola nel seggiolino posto sui sedili posteriori e partii per casa Hemmings.

Prima però passai a casa mia a prendere un po' di cose e per fortuna la nonna non c'era.

Arrivai a casa di Debby e notai che la porta era aperta, ciò indicava che Luke era tornato.

Passando per il corridoio notai un ragazzo moro accanto al biondo.

«Ciao» salutai per avvertirli del mio arrivo.

«Ciao!» si voltarono e salutarono entrambi all'unisono.

Il suo amico mi sorrideva. Aveva un sorriso stupendo. Lui era stupendo.

Due settimane con Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora