«Dio santo, Vero, mi stai deprimendo!» urlò Mike buttandosi a terra «Stasera io e Julie volevamo uscire, vieni con noi!».
«No, grazie» risposi in fretta tentando di soffocarmi con il cuscino.
«Perché no?» domandò triste.
«Perché uno, sarei solo il terzo incomodo. E due, non voglio che mi sbattaiate in faccia il vostro grande amore tutto il tempo!» quasi urlai.
«Senti signorina Sonodepressaquindidevodeprimereancheglialtri Hamilton, non siamo così stronzi da sbatterti in faccia il nostro amore, e poi non puoi essere il terzo incomodo se siamo già in tre!» ribatté capelli colorati.
Alzai la faccia dal cuscino «E chi è l'altra persona?» chiesi curiosa.
«Calum. Allora, vuoi venire?» sorrise sfacciato.
Buttai ancora una volta la faccia sulla federa «Togliti quel sorriso da idiota dalla faccia, tanto non vengo» riferii svogliata.
«Oh si che verrai!» esclamò alzandosi da terra per poi venire da me.
Uffa, un'altra volta no!
«Scusami, sei già vestita perché siamo andati a casa mia a prendere la roba, qual è il problema?» domandò sclerato.
«Non ne ho voglia, Michael!» protestai.
«Ti prego! Ti prego!» iniziò a scongiurare all'infinito.
Sapevo perché faceva tutto questo, non ero stupida. Avevo sentito la conversazione tra lo psicologo e la mia famiglia. Da allora tutti erano diventati ancora più premurosi nei miei confronti, soprattutto Mike che ogni volta che ero triste faceva di tutto per tirarmi su di morale mentre prima ogni situazione era buona per litigare e picchiarci a sangue.
«Veronica ha subito un grande trauma vedendo la madre in quello stato. Per ora pare non avere problemi, ma dovete comunque evitare che cada in depressione, potrebbe ripetere lo stesso errore della madre...» disse il dottore.
Per me quel dottore si era fottuto il cervello, non avevo intenzione di fare a me ciò che avevo visto su mia madre, anzi, ne avevo il terrore, non mi sarebbe mai passata per la testa una cosa del genere, sapevo quanto ci aveva fatto soffrire lei, non volevo farlo anch'io agli altri. Vorrò sempre bene a mia madre, ma il suo era stato un gesto egoista.
Alzai gli occhi al cielo mettendomi a sedere «Ok, uscirò con voi, basta che tu non continui a rompermi le palle, va bene?»
Sorrise vittorioso «Perfetto! Su, andiamo!» mi afferrò il polso per poi trascinarmi via con lui.
Il locale era piuttosto vuoto, era da forse un ora che siedevamo a quel tavolo. Dopo due giri di drink Mike e Julie andarono a ballare mentre io e Calum eravamo rimasti lì.
Sorseggiavo lentamente il mio terzo bicchiere di non so cosa, sapevo solo che era buono e che tanto pagava Michael.
«Allora, piccola Vero, come vanno le cose?» mi domandò con sorrisone il moro che fino ad allora non aveva aperto bocca, continuava a tastare il telefono, proprio come faceva Luke, una cosa che mi dava sui nervi.
Sorseggiai la bibita «Andiamo, lo so che Mike te lo ha già tetto, quello scimpanzé non sa mantenere i segreti e tu sei uno dei suoi migliori amici» accusai.
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Due settimane con Hemmings
FanfictionPREMESSA: HO SCRITTO QUESTA STORIA PIÙ DI SETTE ANNI FA, TENETE PRESENTE CHE AVEVO 14 ANNI NEL CRITICARLA, ERO PICCOLA E NON SAPEVO AFFRONTARE CERTI TEMI PREQUEL DI "Un'altra settimana con Hemmings" Dove la diciassettenne Veronica Hamilton accetta u...