Per quanto mi stesse sul culo quella ragazza non potevo lasciarla a vomitare lì nel salotto, così la accompagnai al bagno per evitare che tutti la vedessero in quello stato.
Odiavo essere buono e gentile, io ero stronzo - più o meno - ma era più forte di me, mi faceva pena.
Dopo aver vomitato anche l'anima Stephanie abbassò il coperchio e si sedette sul water. Io stavo appoggiato alla porta chiusa e la guardavo con il sangue che ribolliva nelle vene.
Aveva gli occhi lucidi e il trucco sbavato. Sembrava un po' più sobria.
Tirò su col naso «Scusa...» mormorò per poi spostare lo sguardo fuori dalla finestra.
Non riuscii a stare zitto un secondo di più «Si può sapere che cazzo ti è saltato in mente? E poi, che razza di amica sei, Stephanie? Come hai potuto dire quelle cose alle spalle di Veronica?» chiesi confuso e irritato.
Strizzò il tessuto della sua gonna tra le mani, nervosa «Ti prego...non dirlo a Vero! Ti giuro, non avevo intenzione di fare una cosa del genere...non so cosa mi sia preso!» inspirò profondamente «Ho una cotta per te da un po' di tempo...» confessò e io spalancai gli occhi sorpreso. Agitò la testa «Ma non volevo mettermi tra voi due! Credimi, l'alcol mi ha dato alla testa! Perdonami!» le lacrime le scorrevano lungo il viso.
Rimasi allibito. Aveva una cotta per me? Bhe, d'altronde sono un figo, ma non era ora di pensare a quanto fossi bello.
Si alzo in piedi e afferrò la mia maglietta «Promettimi che non le dirai niente! Ci tengo alla nostra amicizia e non voglio che si rovini per una mia stupidaggine!» appoggiò la fronte sul mio petto e scoppiò a piangere.
Rimasi rigido e misi le mani sulle sue spalle, allontanandola.
«Mi dispiace, ma io non ho intenzione di mentire a Veronica.» la guardai impassibile.
«Ti prego!» scongiurò piangendo ancora. Quelle non mi parevano lacrime vere, avevo capito fin dall'inizio quanto fosse subdola quella ragazza.
«No, ti do un giorno per dirglielo, se non lo farai tu glielo dirò io e sarà ancora peggio» aprii la porta e uscii subito senza darle il tempo di rispondere.
Sì, ero un po' brillo e ancora confuso per quello che era successo prima, ma non ero un coglione.
VERONICA'S POV
Ero in uno stato di dormiveglia, stesa sul divano di fronte alla TV che stava dando una replica di American Horror Story. Quella notte non avevo chiuso occhio, stavo malissimo.
Suonorano al campanello, svegliandomi dalla specie di coma in cui mi ritrovavo, ma non me ne preoccupai, lasciai che ci andasse mia nonna. Ad un tratto mi ricordai che la nonna non era in casa ma in chiesa per la messa della domenica.
Mi alzai svogliata e, mentre camminavo verso la porta, mi sistemai i larghi pantaloni della tutta per poi aprire. La potente luce del mondo esterno entrò in casa riducendomi per qualche momento la vista. Misi a fuoco e notai di fronte a me dei capelli biondi fino a definire perfettamente il viso di Katherine.
Aspettate...Kate? Che voleva?
«Ciao...» mormorai con finto sorriso.
«Hey! Posso entrare?» chiese con tono gentile.
Ritornai coi piedi per terra «Si...prego, entra.» le feci spazio lasciandola passare.
Chiusi la porta alle mie spalle «Accomodiamoci pure in cucina» invitai indicandole la strada.
Si sedette a tavola mentre io mettevo del caffè nella macchinetta «Allora, qual buon vento ti porta qui?»
"Buono" per dire...
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Due settimane con Hemmings
FanfictionPREMESSA: HO SCRITTO QUESTA STORIA PIÙ DI SETTE ANNI FA, TENETE PRESENTE CHE AVEVO 14 ANNI NEL CRITICARLA, ERO PICCOLA E NON SAPEVO AFFRONTARE CERTI TEMI PREQUEL DI "Un'altra settimana con Hemmings" Dove la diciassettenne Veronica Hamilton accetta u...