«Ma mamma, posso badare a Debby anche da solo!» protestai.
«Oh, andiamo Luke, sai che non posso fidarmi. Due settimane sono troppe per lasciarti da solo in casa con la piccola.» si alzò da tavola per andare in salotto dove Debby stava urlando per la fame.
«E fammi capire, questa persona vivrà qui?» chiesi rassegnato.
«Si, vi controllerà giorno e notte, sia te che Debby.» sorrise furba prendendo in braccio la piccola.
«È perché dovrebbe sorvegliare anche me?» domandai quasi offeso.
«Ti dice qualcosa la festa dello scorso mese che hai fatto mentre ero via?» chiese retorica iniziando a darle il biberon.
«Ma è successo solo una volta!» protestai mentre si sedeva.
«Certo...» non pareva molto convinta.
«E poi chi è più indicato a badare a lei di suo fratello?» mi sedetti accanto alla mamma.
«È molto capace, credimi, è bravissima con i bambini. L'ho già vista all'opera con Debby ed è molto dolce.» informò.
Risi «Non credo che la signora Carter sia poi così brava. Si addormenta ogni volta davanti alla TV dimenticandosi di Debby. Ti ricordo che la scorsa volta avevamo trovato la piccola intenta ad arrampicarsi sui mobili mentre lei faceva il suo pisolino.» rammentai.
«Lo so.» mise la piccola in posizione eretta sulla sua spalla per farla digerire «Infatti non baderà lei a Debby ma un'altra.»
«E chi?» chiesi sbuffando.
«Una ragazza di nome Veronica.» comunicò.
«E quand'è che ha badato a Deborah?» domandai impertinente.
«Ti ricordi quella settimana in cui io avevo diversi impegni quindi stavo quasi ogni sera fuori, tu stavi in campeggio con i tuoi amici e la signora Carter era ammalata?» chiese.
«Sì...» cercai di rammentare quelle sere e non fu tanto difficile dato che era accaduto non più di una settimana fa.
«Bhe, avevo urgentemente bisogno di una babysitter per Debby e ho chiamato un'amica che conosceva questa ragazza che faceva da babysitter al suo piccolo Erik tempo fa. Mi ha detto che era bravissima e così l'ho chiamata. Tua sorella si è affezionata a lei. Fidati, Veronica è brava, sa farci con i bambini. Chissà che brava mamma sarà un giorno...» fantasticò con la mente.
«E come mai io non ne sono stato messo a corrente?» domandai incrociando le braccia al petto.
«E come mai io non sono stata messa a corrente quando hai deciso di farti il piercing al labbro?» chiese. Ok, uno a zero per lei.
«Va bene, hai vinto. Ma questa qui non dovrà badare a me, ma solo a Debby. Cazzo, mamma, ho diciotto anni!» protestai arrabbiato ma subito dopo mi coprii la bocca rendendomi conto di aver detto una parolaccia.
La mamma spalancò gli occhi colma d'ira e mi puntò il dito contro «Piccolo Luke Robert Hemmings, cosa ho detto a proposito dell'uso delle parolacce in casa mia? So che hai diciotto anni e so anche che puoi trovarti una casa tutta tua dato che sei maggiorenne e lì potrai dire tutte le parolacce che vuorrai! Quindi, dato che non hai ancora uno straccio di lavoro e vai ancora a scuola, vivi ancora sotto il mio tetto e qui non voglio feste. Appena avrai la tua, e sottolineo tua casa, potrai fare quello che ti pare e piace, anche feste e orge per quanto me ne frega, ma ora vivi qui e devi stare sotto alle mie regole e se dico che una babysitter dovrà tenere d'occhio anche te, succederà e tu non puoi fare niente a riguardo. Siamo chiari?» disse l'ultima frase con tono calmo e sorrisetto innocente e fu la cosa che mi fece intimorire di più.
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Due settimane con Hemmings
FanfictionPREMESSA: HO SCRITTO QUESTA STORIA PIÙ DI SETTE ANNI FA, TENETE PRESENTE CHE AVEVO 14 ANNI NEL CRITICARLA, ERO PICCOLA E NON SAPEVO AFFRONTARE CERTI TEMI PREQUEL DI "Un'altra settimana con Hemmings" Dove la diciassettenne Veronica Hamilton accetta u...