7. Mugolii

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VERONICA'S POV

Avevo appena finito di fare colazione. Luke non era ancora sceso, forse era tornato troppo tardi e ora era stanco, infatti non lo avevo sentito rientrate.

Uscii dalla cucina e sentii dei mugolii provenienti dal salotto. Entrai nella stanza e mi avvicinai silenziosamente alla fonte dei rumori: il divano.

Vedendo la causa del suono, un sorriso si fece spazio sul mio volto.

Luke era disteso a pancia all'aria sul divano e con una mano dietro alla nuca. La bocca era piegata in una leggera smorfia che lo rendeva ancora più adorabile.

Era così dolce ma anche così dannatamente bello.

Che mi stessi prendendo una cotta per lui? Sì, era probabile, ma lo conoscevo a malapena da tre giorni...

«Ciao...» sentii mormorare e ritornai coi piedi per terra.

Guardai Luke e aveva in volto un dolce sorriso e gli occhi socchiusi.

«Buongiorno. Che ci fai sul divano?» chiesi con tono divertito.

«Il letto era troppo lontano e io troppo stanco.» rispose mettendosi a sedere. Si strofinò gli occhi «Che ore sono?» domandò sbadigliando.

«Tranquillo, c'è ancora tempo, ma ora vai a lavarti che puzzi» ordinai.

«Sì signora!» disse alzandosi «Mi prepari qualcosa da mangiare?» supplicò.

«Sono per caso la tua schiava personale?» chiesi irritata.

«Ti prego!» scongiurò «Sennò arriviamo in ritardo a scuola» giustificò.

«D'accordo...» mi rassegnai «ma sia chiaro che non lo faccio per te, ma solo perché mi piace preparare la colazione» spiegai andando in cucina.

«Va bene» rise e andò in camera sua.

Intanto che il caffè bolliva presi il telefono e iniziai a vagare su internet, tanto per far passare il tempo. Senza accorgermene iniziai a canticchiare le canzoni cantate da Luke la sera prima.

Ero immersa nel guardare le nuove foto postate dai One Direction su Instagram quando sentii una mano toccarmi il sedere.

Chiusi gli occhi e inspirai profondamente per tentare di tranquillizzarmi. Non mi voltai verso di lui perché non volevo irritarmi ulteriormente ma potevo immaginare un ghigno divertito stampato sulla sua faccia da schiaffi.

«Luke, tieni le mani in tasca e non toccare dove non devi altrimenti ti amputo le mani senza anestesia e te le ficco su per il culo, chiaro?» dissi con tono più calmo possibile.

«Quindi vuoi dirmi che non ti piace neanche questo?» domandò con voce calda.

«Cosa?» chiesi confusa.

Ad un tratto sentii le sue labbra sul mio collo mentre avvolgeva le mani intorno alla mia vita e tutti miei muscoli si rilassarono al contatto.

Sì, eccome se mi piaceva, potevo sentire tutti i miei ormoni fare festa e aprire una bottiglia di champagne ogni volta che la sua bocca poggiava sulla mia pelle.

Il mio cuore accelerava di cento battiti a ogni bacio, e il respiro diventava pian piano sempre più affannoso.

La sua mano si infilò sotto alla mia maglietta e quando le sue dita mi sfiorarono l'ombelico potei sentire vampate di calore attraversare tutto il mio corpo, dal ogni suo tocco fino alla punta dei piedi.

Fece aderire la mia schiena al suo busto con un rapido movimento, intrappolandomi in una morsa di piacere. Cercai di soffocare ogni gemito che tentava di uscire dalle mie labbra.

Due settimane con Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora