5. Divisa

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Le urla della piccola mi fecero sobbalzare. No, un'altra volta no. Era ormai la terza volta che mi aveva svegliata quella notte. Ero stremata. Guardai la sveglia che indicava le cinque del mattino.

Mi alzai sbadigliando. Le avevo dato da mangiare un ora fa, non penso avesse ancora fame. Mi avvicinai alla culla e percepii uno sgradevole odore. Sì, non era di certo la fame a farla urlare.

La presi in braccio e la misi sul tavolino, dove le cambiai il pannolino e la pulii per bene.

Cullai Debby per un po' fino a quando si addormentò. La rimisi nella sua culla e andai a buttare il maleodorante pannolino.

Quella notte Luke non si era alzato nemmeno una volta per aiutarmi con Deborah. Forse non mi riteneva abbastanza degna della sua presenza.

Avevo riflettuto molto quella notte sulle parole di Luke. Forse non ero stata tanto gentile con lui, ma questo non gli dava il diritto di dire quelle cose su di me dato che neanche lui era stato tanto gentile nei miei confronti.

Me ne tornai in camera dove stremata mi rimisi a dormire ma purtroppo la sveglia suonò dopo poco. La fermai e, dopo essere andata in bagno, mi misi la divisa.

Quella della stagione calda però.

La odiavo. Esaltava tutti i difetti di una ragazza. A me soprattutto esaltava la poca prosperità del seno. Perché l'avevano creata? Non potevamo usare quella pesante per tutto l'anno?

Avrei voluto non metterla proprio, ma sarei stata l'unica demente a non indossarla. Le ragazze della scuola si erano messe tutte d'accordo per iniziare ad indossarla oggi, con l'aumento delle temperature.

Mi guardai ancora allo specchio. Afferrai i capi della gonna e tirai verso il basso cercando di coprire di più le gambe, ma se lo facevo poi si scopriva l'ombelico. Mi arresi e andai al piano di sotto per fare colazione.

Entrata in cucina quasi non mi venne un colpo a vedere Luke già in piedi che beveva un caffè.

«Uhlalà!» sorrise vedendomi «E così è oggi che iniziate a portare le nuove divise...» ipotizzò.

In risposta feci un piccolo cenno con la testa e mi versai un po' di latte in un pentolino.

Come poteva sorridermi dopo aver detto quelle brutte cose su di me?

Non lasciai che il latte si riscaldasse del tutto e lo misi in una tazza per poi andare in camera, solo per evitare di parlargli.

Una volta preparata la piccola andai in salotto e la lasciai un attimo sul divano per potermi mettere la leggera giacchetta della nuova divisa.

«Si può sapere perché non parli? Non ti senti bene?» domandò Luke entrando in sala. La divisa leggera maschile non cambiava di molto, variava solo la lunghezza delle maniche della maglietta.

«No, sto benissimo.» risposi indifferente infilando un braccio in una manica.

«Allora cosa c'è?» sembrava preoccupato.

«Niente...» mormorai cercando di abbottonarmi la giacchetta.

Rise «Ah si?».

Non riuscii più a trattenermi e in più quella stupida giacca non voleva allacciarsi «Forse non sono abbastanza intelligente per parlare, potrei sbagliare tutti i congiuntivi come quelli del telegiornale. Guardami, sono così stupida da non riuscire ad abbottonare nemmeno sta cazzo di divisa!» risposi nervosa e mi tolsi del tutto la maledetta giacca, buttandola sul divano. Il biondo rise ma lo zittii fulminandolo con lo sguardo. «Forse sono così antipatica da non poter esporre battutine e frasi simpatiche che piacciono molto a voi maschi» continuai prendendo l'elastico per legarmi i capelli, ma a causa della rabbia non riuscii a fare neanche quello «O forse sono così brutta da non poter ricevere le attenzioni di un ragazzo...» sentii gli occhi lucidi «Oppure guardami, vedi come questa dannata divisa esalta il mio piccolo seno?» conclusi guardandolo negli occhi e lui parve capire quello che stavo dicendo.

Due settimane con Hemmings Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora