LUKE'S POV
Sapete tutti quei film in cui la coppia si sveglia dolcemente, con la lieve luce solare mattutina che accarezza la pelle dei due mentre accoccolati si scambiano affettuose carezze?
Nella vita reale no.
Veronica era peggio di un pugile mentre dormiva. Non so che razza di sogni facesse ma io mi svegliavo tutto indolenzito e con alcuni lividi in diverse parti del corpo.
Stranamente, però, quella mattina era docile, rannicchiata contro il mio petto, esausta e completamente immersa nel mondo dei sogni. La sua bocca era piegata in una leggera smorfia che mi faceva venire voglia di baciarla.
Pareva così stanca. Quella stronza di Kate non si era presentata alla punizione e Vero ha dovuto pulire tutto da sola. Mi chiedevo perché diamine non mi avesse chiamato, l'avrei aiutata volentieri.
Ad un tratto la sveglia suonò e sentii un lamento provenire dalle sue labbra. Alzò in alto in braccio e colpì con violenza quello sfortunato oggetto sul comodino di mia madre.
Aprì gli occhi per poi incrociare il mio sguardo assonnata. Mi sorrise dolcemente «'giorno» disse cordiale.
«Buongiorno.» le baciai la fronte.
Si stese sulla schiena «Non ho voglia di andare a scuola» si lamentò strofinandosi gli occhi.
La mia faccia assunse un espressione sorpresa «Tu non hai voglia di andare a scuola?» Era strano, lei era la prima a menarmi se dicevo di non voler andarci.
«Proprio così» affermò ridendo.
Mi alzai e mi misi su di lei «Allora che ne dici di marinare la scuola e rimanere qui, tutto il giorno nel letto.» sorrisi «E magari anche spassarcela un po'.» feci scontrare i nostri bacini per poi iniziare a baciarle il collo.
Gemette «Luke» mi richiamò «Per quanto trovi la tua proposta altamente allettante dobbiamo andare ugualmente a scuola. Altrimenti chiamerebbero mia nonna e la faccenda diventerebbe seria.»
Risi «Dio quanto sei pessimista, un po' di ottimismo non fa male a nessuno».
«Se non ti piace il mio pessimismo vai da quella troia di Kate, magari lei sarà ottimista e succhiacazzi anche di mattina» disse scontrosa per poi spingermi via.
Dio, quant'era insopportabile di mattina, ma anche così fottutamente eccitante.
Mi stesi sulla schiena intanto che lei si alzava e andava verso la porta del bagno muovendo quel bel culetto che si ritrovava coperto solamente da un paio di mutandine viola. Prese la divisa scolastica appoggiata sulla sedia e sparì nell'altra stanza.
Sbuffando mi alzai anch'io e andai in camera mia per prepararmi per la scuola.
Dopo essermi rasato quei due peletti che mi ritrovavo in faccia ogni tre giorni infilai la camicia rossa e presi lo zaino per poi andare nell'altra stanza da letto dove non c'erano né Veronica né Deborah. Scesi così le scale ed appoggiai la borsa alla fine della scalinata per poi andare in cucina dove Vero stava allattando la piccola. Vedendomi la riporse nel seggiolino accanto al tavolo, dopodiché appoggiò il biberon sul tavolo e si avvicinò a me.
«Scusa per stamattina» disse con timido sorriso.
Ricambiai quel suo stupendo sorriso «Tranquilla, anch'io avrei i nervi a fior di pelle dopo quello che ti è successo» rassicurai per poi abbracciarla.
«Dio, Luke, non la sopporto più. Mi ha umiliata di fronte a tutti, mi sento così stupida.» poggiò la fronte sul mio petto.
«Non sei stupida» iniziai alzandole il viso in modo da poterla guardare in quei suoi lucidi occhi marroni «Guarda, oggi non ti lascerò nemmeno per un secondo, sarò la tua ombra e ti verrò a prendere ad ogni cambio d'ora in modo che la gatta morta non ti importuni più. Non accetto rifiuti» chiarii.
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Due settimane con Hemmings
Fiksi PenggemarPREMESSA: HO SCRITTO QUESTA STORIA PIÙ DI SETTE ANNI FA, TENETE PRESENTE CHE AVEVO 14 ANNI NEL CRITICARLA, ERO PICCOLA E NON SAPEVO AFFRONTARE CERTI TEMI PREQUEL DI "Un'altra settimana con Hemmings" Dove la diciassettenne Veronica Hamilton accetta u...