"Milo? Milo?"
L'unica risposta che ottenni fu un respiro profondo e ritmato.
Ma si è sul serio addormentato? Come cavolo ci si può assopire in una situazione del genere?
Scossi la testa, ma cercai di non muovere il petto. Alla fine meritava un po' di riposo. Dovevo ammettere che quella giornata era stata particolarmente impegnativa. Anch'io ero piuttosto stanco, ma non potevo lasciarmi andare proprio in quel momento.
"Mmmmmgh," Milo mugugnò qualcosa nel sonno e si rannicchiò ancora più stretto contro il mio petto.
Teneva le sue esili braccia attaccate al corpo. Le sue dita si aggrapparono alla mia maglietta termica Silverkin, come se volesse impedirmi di scappare. Come se avesse paura che lo abbandonassi nel sonno.
Non riuscii a trattenere un sorriso. Era davvero tenero, mentre dormiva. Aveva la bocca leggermente socchiusa. Persino la sua pelle aveva un buon odore. Sembrava così fragile.
Lentamente fra le mie gambe qualcosa iniziò a risvegliarsi. Che mi prende? È un ragazzo. Il gonfiare, però, continuava a crescere incontrollato.
Fermo. Fermo.
Era in quei momenti che non potevo fare a meno di invidiare le ragazze. Almeno loro potevano tranquillamente nascondere queste... emozioni. Per noi maschi è come avere un corpo estraneo che reagisce indipendentemente dalla nostra volontà.
Pensa a qualcosa di triste. Sì, ecco qualcosa di triste. Ma che cosa? Al cane Max. Sì, a Max.
Max era stato il mio primo cane. Il mio primo e più grande amico. Cercai di riportare alla mente l'immagine di Max che veniva investito in strada davanti ai mie occhi.
Ma la mia mente voleva pensare solo a una cosa: alle labbra socchiuse di Milo, al suo corpo gracile contro il mio, al suo odore che impegnava l'aria.
Non funziona.
Ormai l'avevo così duro che mi stava facendo male. Se si fosse svegliato in quel momento, se ne sarebbe accorto di sicuro. Dovevo tentare qualcosa altro.
Allungai la mano verso il basso. Ruotai leggermente il torso, facendo scivolare Milo verso sinistra.
Trasalii, mentre il cuore mi iniziò a battere all'impazzata. Mi si era infilato proprio in mezzo alle chiappe di Milo.
"Merda. Merda. Merda," mormorai.
Spinsi la mia mano in mezzo alle gambe. Feci girare nuovamente il torso. Finalmente riuscii a raggiungere il traditore. Lo spinsi di lato, tirando un sospiro di sollievo.
"Mhm, ancora un attimo, mamma," mugugnò Milo.
Milo tastò i miei pettorali, come se stesse cercando il cuscino. Allungò la mano e l'appoggiò contro la mia faccia. Le sue dita iniziarono a toccarmi il naso.
Infine, Milo aprì di colpo gli occhi.
"No, non sei nel tuo letto e quella che hai nella mano non è la tua sveglia," borbottai, mentre le dita di Milo stringevano ancora il naso. "E io non sono tuo madre."
"Scusami. Mi devo essere addormentato." Milo ritirò di scatto la mano e tentò di allontanarsi senza successo, poiché le giacche lo bloccarono contro di me.
"Sì, ho notato."
"Non so come sia successo. Normalmente faccio sempre fatica ad addormentarmi. "
Per fortuna lui stava iniziando a sgonfiarsi. Ero salvo.
"Tutto bene?" si informò Milo, osservandomi di sbieco.
"Benissimo. Sì, sì, tutto bene. Perché?"
"No, niente. Ho parlato nel sonno?" chiese, toccandosi la fronte come se fosse già imbarazzato in anticipo dalla risposta.
"Hai chiamato la mammina. L'ho sempre saputo che ancora un moccioso," dissi più brusco di quanto avrei voluto, ma ero felice di aver trovato qualcosa per distogliere l'attenzione da me.
Milo divenne tutt'a un tratto silenzioso.
"Che c'è?" chiesi, temendo che si fosse accorto di qualcosa.
"Mia mamma è morta." Non c'era biasimo nella sua voce, ma solo tristezza.
Mi sentii una merda. Una merda come mai mi ero sentito prima di allora.
"M-mi dispiace. Scusami, io non sapevo..."
"Lo so. Non fa niente. Non lo sa quasi nessuno. Da quando sono tornato non ne ho mai voluto parlare."
Sapevo che dovevo dire qualcosa. Ma non sapevo che cosa. Non potei fare altro che restare in silenzio.
"Sono passati ormai più di tre anni. Quando è morta, mio padre ha chiesto di essere trasferito all'estero. Non sopportava di vivere nella stessa casa, nella stessa città, nello stesso Paese, dove aveva vissuto con mia madre."
Non lo vedevo, non lo sentivo, ma sapevo che stava piangendo.
"Mi dispiace," mormorai, infine.
Istintivamente lo abbracciai. Non ricordavo neppure l'ultima volta che avevo abbracciato qualcuno. Tuttavia in quel momento sembra la cosa più naturale e giusta da fare.
STAI LEGGENDO
L'amore è abbastanza?
RomanceLa vita non è mai facile, ma è ancora più complicata, quando si frequentano le superiori. Milo è appena tornato nella sua città natale dopo alcuni anni all'estero. Nella sua nuova scuola ritrova la sua esuberante amica Cora e Chris, il suo grande a...