38 - MILO

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Nella sala d'attesa del pronto soccorso mi era sembrato che fra me e Chris fosse tornato tutto come prima.

Ma da quando avevamo iniziato a camminare non ero riuscito a trovare nulla da dire. Come se fra noi fosse sceso un velo di imbarazzo.

Tuttavia, ero sollevato che mi accompagnasse a casa.

"Comunque, grazie," osai dire, infine.

"Mi hai già ringraziato," rispose Chris, accennando un sorriso.

"Intendevo per fare la strada insieme, adesso," replicai imbarazzato per essere suonato così banale, ma almeno il ghiaccio sembrava essersi rotto.

Chris alzò le spalle. "Non è niente."

Una figura sbucò all'improvviso da dietro l'angolo dell'incrocio di fronte a noi.

Trasalii e mi immobilizzai in mezzo al marciapiede.

Il ragazzo corse verso di noi senza esitare.

"Scusami, sono sceso alla fermata del bus sbagliata," disse al telefono, mentre mi passò a fianco. "Sto arrivando. Tra un paio di minuti sono da voi."

"Ehi, tutto bene?" mi chiese Chris. "Ci sono qua io."

"È tutto in ordine. Non ti preoccupare," dissi, cercando di sembrare sereno, mentre riprendevo a camminare.

"Lapo aveva ragione a insistere, perché di accompagnassi."

"Tu e lui non vi lasciate spaventare da niente. Vorrei essere come voi."

"Tutti proviamo paura. Anch'io. Non c'è nulla di male in questo. E tu vai bene così come sei."

Chris mi lanciò uno sguardo che mi obbligò a voltarmi dall'altra parte per evitare di arrossire davanti ai suoi occhi.

"Nella mia vecchia scuola avevo imparato a passare inosservato. Se la gente non mi avesse visto, non avrei avuto problemi con nessuno," confessai, fissando l'asfalto sotto ai miei piedi. "Adesso che sono tornato, mi sembra che qui non ho un posto dove nascondermi."

Alzai gli occhi e incrociai lo sguardo di Chris. Non ero sicuro che avesse capito quello che volevo dire.

"Essere invisibili è forse una vita senza problemi, ma penso che sia anche una vita molto sola."

Non sapevo bene come replicare. O molto più probabilmente sapevo che aveva ragione e ammetterlo mi faceva male.

"Sì, ero molto solo," ebbi, infine, il coraggio di confessare. "Però, il dolore della solitudine in quel periodo mi sembrava poca cosa rispetto a quello che aveva provato prima."

Inspirai profondamente e Chris mi lasciò il tempo per raccogliere le forze e continuare.

"Mia madre era appena morta," dissi in un sussurro.

"M-mi dispiace. Io non... non..." esclamò Chris visibilmente turbato. "Non volevo risvegliare brutti ricordi."

Scossi il capo, cercando di sorridere. "Ultimamente penso che mi faccia bene parlarne. Ogni volta che ricordo la sua scomparsa ad alta voce, sento un peso che si stacca dalla mia anima."

Tra noi scese nuovamente il silenzio, ma stavolta percepivo una sensazione di intimità. Era come il silenzio che c'è fra due persone che si conoscono da tanto e si capiscono senza parlare.

"So che cosa si prova a perdere una persona a cui si vuole un bene senza limiti," riprese a un certo punto Chris. "Qualche anno dopo il divorzio, mio padre ha tagliato completamente i ponti con me. All'improvviso semplicemente non è più venuto a trovarmi, non ha più risposto ai miei messaggi, alle mie chiamate. E alla fine ha cambiato casa ed è svanito."

"Non lo sapevo. Mi dispiace."

"Adesso ho un nuovo papà e ha avuto anche la fortuna di ricevere con lui anche un fratello più piccolo."

Chris sorrise, ma ebbi come l'impressione che ci fosse ancora un'ombra nei suoi occhi.


"Non sono esattamente gli argomenti migliori per concludere una serata già molto impegnativa," disse Chris, cercando di smorzare l'atmosfera. "Settimana prossima aprono le iscrizioni per il Ballo di primavera. Pensavi di partecipare? Spero che quello che è successo oggi non ti impedirà di venire."

"Al ballo? Non so... se devo essere onesto, non ci avevo proprio pensato. Tu ci andrai?"

La sua domanda mi aveva preso un po' alla sprovvista. Forse me l'aveva chiesto per invitarmi?

"Sono il presidente del Consiglio studentesco. Siamo noi che organizziamo l'evento. Non potrei mancare," Chris sorrise indulgente.

"Sì, scusami. Ovviamente. E sai già con chi ci andrai?"

Mi trovai a sperare che mi rispondesse che voleva andarci con me.

"Penso che mi accompagnerà Larissa."

Avrei dovuto immaginarlo. Ora che lei e Diego non stanno più insieme, era naturale che si mettesse con Chris. Perché mai ho anche solo pensato che avrebbe voluto invitare me?

"Ah, certo, sì, naturalmente. Siete fatti l'uno per l'altra," dissi prima di affrettarmi ad aggiungere: "credo che io ci andrò con Cora."

"Anche voi state molto bene insieme."

Già, peccato che Cora ancora non lo sappia. Forse avrei fatto meglio prima a parlarne con lei, ma avevo come il timore che se non avessi detto che ci sarei andato con una ragazza, Chris si sarebbe accorto che avevo nutrito speranze nei suoi confronti.

"Oh, ecco, siamo arrivati. Io abito qui," esclamai, rendendomi conto solo in quel momento che parlando eravamo arrivati proprio di fronte al mio giardino.

Tirai un sospiro di sollievo. All'improvviso sentivo il bisogno di nascondermi in camera mia.

"È una davvero bella casa," mormorò Chris.

Mi voltai di scatto per salutare e mi trovai il suo petto a pochi centimetri dal mio volto, mentre Chris stava con il naso all'in su a fissare la facciata di casa mia.

Quando abbassò gli occhi, i nostri sguardi si incrociarono. Restammo così, immobili, a fissarci per un lunghissimo istante.

Ebbi come l'impressione che il suo volto si stesse avvicinando al mio. Istintivamente mi sollevai verso di lui, finché sentii qualcosa di duro contro la pancia.

"Scusami," esclamai, balzando qualche passo indietro, rendendomi conto che aveva allungato la mano per salutarmi.

Chris mi guardava interdetto con il braccio alzato.

"Io... io... devo... devo andare. C'è mio padre che mi sta chiamando. Hai sentito?" chiesi, indicando alle mie spalle.

"Eh, no, ma va bene. Ci vediamo a scuola." Chris fece un passo verso di me, ma io mi voltai di scatto e mi infilai nel mio giardino.

"Ciao! Buona serata," urlai, agitando il braccio dall'ingresso.

"Buona serat..."

Non diedi a Chris neppure il tempo di finire la frase che chiusi la porta alle mie spalle, appoggiandomici contro.

Non mi ero neppure reso conto di avere le palpitazioni. Inspirai ed espirai, cercando di riportare il mio respiro alla regolarità.

Cosa cavolo mi era preso? C'era mancato pochissimo che baciassi Chris.

L'amore è abbastanza?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora