Mi diressi verso il pallone che, sconsolato in mezzo al campo, sembrava supplicarmi di essere raccolto.
O forse quello sconsolato ero io. Non riuscii a trattenermi dal voltarmi a fissare la porta vuota alle mie spalle con un certo sconforto.
Gli spalti si stavano svuotato rapidamente. Credo che non ci sia nulla di più triste di perdere in casa e vedere il pubblico, i tuoi amici, i tuoi familiari, andarsene abbattuti.
Riuscii ad adocchiare Cora che se ne stava andando e corsi nella sua direzione.
"Ehi, Cora, ciao. Tutto bene? Mi dispiace davvero per quello che è successo."
Cora mi fulminò con lo sguardo per un lunghissimo istante.
"Leo stavolta ha superato ogni limite. E anche Diego."
"Come sta Milo?"
Non potei fare a meno di ricordare le parole che mi aveva rivolto Chris dopo il suo scontro con Diego. Anche se mi rendevo conto che era ben diverso dall'essere insultati di fronte a centinaia di persone.
"Se n'è appena andato. Voleva stare solo."
"Lo capisco," mormorai.
"Scusami, mi dispiace per com'è finita la partita. Almeno per te," disse Cora.
"È sempre brutto essere il portiere, quando si perde. Senti tutta la responsabilità per non essere riuscito a parare quel pallone," commentai con amarezza. "E quando si vince nessuno viene a congratularsi con te. Ogni tanto mi sembra che un portiere non contribuisca mai alla vittoria, ma è il solo colpevole, quando si perde."
"Sembra proprio che ti sei scelto il ruolo peggiore in campo." Cora mi concesse un sorriso.
All'improvviso mi sembrò che tutto lo sconforto di quella giornata mi scivolasse via. Era solo un sorriso, non cancellava la sconfitta, ma mi sembrò come se tutto fosse meno importante.
"Va bene così. Sono fatto di pasta dura."
Fra noi scese il silenzio e iniziammo a guardarci in giro a disagio.
"È meglio che vada anch'io," disse, infine, Cora. "Mio padre mi passa a prendere."
"Sì, penso che anch'io posso finalmente andare in spogliatoio. Ormai dovrei essermi risparmiato il discorso melodrammatico del Coach."
Cora mi salutò con un ultimo sorriso e svanì fra gli spalti.
Raccolsi il pallone e mi diressi verso gli spogliatoi. Forse mi ero evitato la predica del Coach, ma sapevo che non avrei potuto sfuggire ai piagnistei dei miei compagni.
Tuttavia, l'inquietante silenzio nel corridoio mi mise in allerta. Quando superai finalmente la soglia, trovai lo spogliatoio vuoto.
No, c'era Diego seduto sulla panca.
Aveva la testa quasi a penzoloni e fissava il pavimento. Non si era neppure sfilato gli scarponcini.
"Dove sono finiti tutti?"
Diego girò lentamente la testa e si limitò a darmi una veloce occhiata.
"Diego, rispondimi. Dove sono Leo e gli altri?"
Diego continuava a fissare le piastrelle come se attendesse che il suolo si aprisse in due e lo inglobasse.
"Sono andati a cercare Milo, vero?" chiesi sempre più irritato. "Come hai potuto lasciarli andare?"
"Tu non puoi capire," disse infine Diego. La sua voce sembrava provenire dall'oltretomba. Forse era già precipitato nell'abisso.
"Oh, invece, capisco benissimo," risposi secco. "Sei un codardo. Sei solo uno schifoso codardo."
Buttai il pallone a terra con violenza, ma Diego non reagì.
"Dimmi almeno dove sono andati," esclamai.
Diego finalmente si mosse, ma alzò semplicemente le spalle.
"Oh, maledizione. Sei un idiota. Li troverò da solo."
Diego mi lanciò un'ultima occhiata prima che mi girassi e svanissi in corridoio.
Speravo solo di fare ancora in tempo. Presi a correre. Correvo più veloce che potevo.Nota di Eli
Mi rendo conto che gli ultimi capitoli sono diventati un po' brevi e questo è forse il capitolo più breve di sempre, ma ci tenevo ad avere almeno un pdv di Lapo.
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L'amore è abbastanza?
RomanceLa vita non è mai facile, ma è ancora più complicata, quando si frequentano le superiori. Milo è appena tornato nella sua città natale dopo alcuni anni all'estero. Nella sua nuova scuola ritrova la sua esuberante amica Cora e Chris, il suo grande a...