21 - MILO

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"Sei sicuro che non vuoi venire neppure oggi?" mi chiese Cora.

"Sì, preferisco ancora restare qui," risposi.

"Lo sai che per superare un trauma è importante riprendere l'attività che l'ha causato il prima possibile, altrimenti diventa sempre più difficile," commentò Theo.

"Non sono traumatizzato. Sono solo ancora un po' stanco," spiegai.

"Vuoi che resto qui con te?" chiese Cora.

"No, tranquilla, non ti preoccupare. Vai pure in pista. Ti ho già rovinato la giornata di ieri."

"Non hai rovinato la giornata a nessuno. Ma ti lascio riposare."

Accompagnai Cora, Theo e Kaira fino alla soglia e li salutai andar via. Tornai rapidamente attraverso l'atrio e su per le scale. Raggiunsi la porta e bussai.

"Avanti," urlò Diego da dentro.

Ero davvero ancora stanco, ma la verità è che mi sentivo in colpa a lasciare Diego da solo all'ostello, mentre io potevo già andare a sciare.

"Ehi, che ci fai ancora qui?" Non sei andato con gli altri?"

"No, non me la sono ancora sentita. Va bene, se ti tengo un po' di compagnia?" osai chiedere.

"Solo se sai giocare a Jass."

"A Jass?" ripetei. Non l'avevo mai sentito.

"Non importa. In fin dei conti, non ho nulla da fare e tu sei l'unico qua. Prendi una sedia che ti insegno a giocare."

Diego tirò fuori un mazzo di carte e iniziò a spiegarmi le regole. Era da un bel po' che non vedevo un vero mazzo di carte.

"Non pensavo fossi un tipo da carte," dissi, mentre provavamo la prima partita.

"È stata mia nonna a insegnarmi a giocare. È il suo gioco preferito. Non potevo andare a dormire, se non avevamo prima fatto almeno una partita."

Il gioco era semplice, ma mi appassionai velocemente. Diego giocava con entusiasmo. Si intuiva che quel gioco significa molto per lui.

"Vado a prenderti qualcosa da mangiare?" chiesi, quando mi accorsi che ormai era mezzogiorno passato.

"Scherzi? Almeno a pranzo voglio uscire da questa prigione."

"Ma il medico ha detto che devi riposare."

"Ho riposato abbastanza. Ha anche detto che devo iniziare a fare movimento il prima possibile. Passami le stampelle."

Diego si rifiutò di prendere l'ascensore e scendemmo le scale a piedi lentamente. La sala da pranzo era completamente vuota. Era tutte e tutti andati a sciare.

"Diego, dove stai andando?" chiesi, vedendo che stava oltrepassando tutti i tavoli da mensa dell'ostello.

"Oggi non mangiamo qua," disse, dirigendosi con convinzione verso la porta in fondo. Dall'altra parte c'era il ristorante, a cui potevano accedere anche visitatrici e visitatori dall'esterno.

"Ma sei sicuro?" chiesi, ma ormai aveva già aperto la porta.

"Dai, scegli quello che vuoi," mi invitò Diego, scorrendo con lo sguardo il menù.

"Ma per pagare?"

"Lo facciamo mettere sul conto del Consiglio studentesco. Larissa andrà fuori di matto."

Scelsi i piatti meno costosi e bevvi solo acqua del rubinetto. Non volevo creare problemi a Larissa né tanto meno a Chris.

"Andiamo a prendere le giacche," esclamò Diego, quando finimmo di pranzare

L'amore è abbastanza?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora