45 - LARISSA

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Vidi Cora in fondo al corridoio. Stava chiacchierando con quella sua tediosa amica e quello strano ragazzo.

Strinsi i pugni e mi diressi verso di lei a grandi passi. Riuscivo a malapena a trattenere la rabbia.

"Come hai potuto?" esclamai. "Sapevo che eri una stupida, ma non pensavo potessi esserlo fino a questo punto."

Cora e il resto del gruppo si voltarono verso di me con sorpresa. In realtà, si voltarono tutte le persone presenti in corridoio. Il tono della mia voce doveva essere più alto di quanto pensassi.

"Che cosa ti prende?" chiese Cora, dopo aver ritrovato la sua solita combattività.

"Non fare la finta tonta con me," sibilai.

L'afferrai per un braccio e iniziai a trascinarla via dalla folla di curiosi che ci fissavano con le orecchie in allerta.

"Ehi, lasciala andare," esclamò la sua amica, avvicinandosi a me. Ma non appena la fulminai con lo sguardo, si ritirò buona buona.

"Vieni con me. Dobbiamo parlare," dissi, strattonando Cora.

"Va bene, ma non tirare."

Cora cercò ancora per un attimo di sciogliersi dalla mia presa. Quando, infine, si arrese, aprii la mano e mi seguì senza fare altre storie.

Ci appostammo in un angolo, lontano dagli sguardi.

"Cosa diavolo ti è preso?" chiese, infine, Cora.

"E hai anche il coraggio di chiedermelo? Come hai potuto fargli questo?"

"Non centro assolutamente nulla con quello che è successo a Chris," protestò lei.

"Non avrei mai immaginato potessi essere così squallida da arrivare a prendertela con lui. Posso comprendere che tu ti sia sentita ferita da Milo, ma non puoi distruggere la vita del ragazzo di cui è innamorato per ferirlo."

"Ti ho appena detto che non ho fatto nulla."

"C'eravamo solo io e te quella sera con loro al laboratorio."

"Ero dietro di te. Se avessi scattato una foto, te ne saresti accorta."

"Beh, io non sono stata di sicuro. Quindi, devi per forza essere stata tu. Non c'era nessun altro. Aspetta... qualcun altro c'era oltre a noi."

All'improvviso mi ricordai. Fui percorsa da un'ondata di rabbia.

"Ehi, aspetta. Dove stai andando?" chiese Cora, quando presi quasi a correre.

"So chi è stato," sibilai. "Com'è possibile che non l'ho capito subito? Era ovvio che non potevi essere stata tu. A malapena eri in grado di mettere in ordine una parola dopo l'altra. Figuriamoci a scattare una foto."

Cora mi venne dietro e mi raggiunse di fronte alla porta del Consiglio studentesco. La spalancai con violenza, facendola sbattere contro il muro.

"Sei una lurida vacca," esclamai, entrando. "Sei stata tu."

"Un buongiorno anche a te." Jordan mi accolse con un sorriso, alzando gli occhi dal computer portatile che aveva davanti. "Ciao, Cora."

"Che cosa ci fai seduta lì? Quello è il posto di Chris," ringhiai, piazzandomi di fronte a lei.

"Questo è il posto del presidente," rispose lei con le sue solite maniere flemmatiche.

"Appunto, Chris è il presidente del Consiglio studentesco."

"Chris si è dimesso. In quanto vicepresidente è mio dovere farne le veci in qualità di presidente ad interim."

"Chris si è dimesso?" chiesi presa alla sprovvista.

L'amore è abbastanza?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora