44 - CHRIS

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"È molto..." iniziai la frase senza sapere come terminarla.

"Sì, è davvero molto... molto..." Larissa di fianco a me sembrava anche lei faticare a trovare le parole adatte. "Penso sia semplicemente molto."

Restammo ancora per un lungo istante a fissare il manifesto attaccato alla bacheca all'ingresso della scuola.

Jordan aveva le braccia conserte e un sorriso eccessivamente bianco che gli risplendeva sul volto.

"Tu lo sapevi che voleva candidarsi come presidente quest'anno?" mi chiese Larissa, infine, distogliendo lo sguardo quasi sopraffatta da quell'immagine.

"No, ha consegnato la sua candidatura proprio all'ultimo. Diceva di aver preso la decisione solo dopo il ballo di primavera," dissi, voltandomi verso di lei.

"Seeeeh, certo. Ma l'hai visto questo manifesto? Per non parlare dei volantini. Ha inondato tutte le aule con il suo faccione. Questa non è una campagna preparata in una notte. Sembra che si sta candidando a guidare l'Europa, piuttosto che un consiglio studentesco."

"Jordan è sempre stata una persona particolarmente precisa e organizzata."

"Non sembri molto preoccupato della sua concorrenza." Larissa mi lanciò un'occhiata di sbieco.

"Sono sereno. Sono sicuro che chiunque sarà scelto dalle nostre compagne e compagni, sarà anche la persona giusta per guidare il consiglio studentesco."

"Se Jordan viene nominata presidente, mi dimetterò seduta stante dal consiglio."

"Non stari un po' esagerando?"

"Io starei esagerando? Ma l'hai visto bene il suo manifesto? Sembra la pubblicità di un'agente immobiliare. Mi hanno insegnato a non fidarmi delle persone che sorridono tutto il tempo. Nascondono sempre qualcosa."

"Jordan è una persona responsabile e intelligente. Sarebbe un'ottima presidente."

"Sei sempre stato troppo diplomatico, ma ultimamente ho l'impressione che tu sia fin troppo positivo. Devi forse dirmi qualcosa? Sono settimane che sei sempre occupato dopo scuola."

Gli occhi indagatori di Larissa mi fissarono come a cercare qualche indizio nel mio volto.

Non potei fare a meno di pensare a Milo e sorridere. Forse sorrisi troppo, perché Larissa spalancò gli occhi come se si aspettasse qualche rivelazione sconvolgente da parte mia.

Avrei tanto voluto confidarmi con lei. Sentivo il bisogno di condividere la mia felicità con qualcuno.

"Tra lo studio e le elezioni sono stato molto occupato," dissi, invece.

Larissa alzò gli occhi al cielo e agitò la mano di fronte alla mia faccia come a voler scacciare le mie parole. "Certe volte sei così noioso. Forza, entriamo in classe che la lezione sta per iniziare," disse, superando la soglia della nostra aula proprio, mentre suonava la campanella.

Mi dispiaceva non aprirmi con lei, però, non mi sentivo ancora pronto.

In fin dei conti mi rendevo conto che la mia vita era sempre ruotata attorno all'impulso di rispondere alle aspettative che le altre persone avevano di me. In quel momento sembrava così difficile non temere il loro giudizio.

"Prendete posto, classe. La campanella è suonata," disse pacata la professoressa Boero. "Riprendiamo da dove avevamo lasciato la settimana scorsa."

Mentre mi sedevo vicino a Larissa, non potei fare a meno di lanciare un'occhiata alle mie spalle.

Diego era seduto qualche fila più indietro. Fissava fuori dalla finestra con il braccio che sosteneva il mento. Da quando aveva perso il campionato di calcio scolastico non era più lo stesso.

L'amore è abbastanza?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora