19 - MILO

261 25 6
                                    


Il medico tastò il ginocchio con cautela. Diego era sdraiato sul letto. Oltre alla maglietta indossava solo un paio di boxer a righe.

Io cercavo di concentrarmi sui movimenti del medico che continuò a tastare, finché il volto di Diego si contorse in una smorfia di dolore, ma si rifiutò di proferire anche il minimo lamento.

"Fa male?" si informò il medico.

"Mmmmmh, no."

Il medico rise. "Se le fa male, me lo deve dire. Altrimenti non la possa aiutare."

"Va bene. Fa male. Contento?"

Il medico sorrise, ma non replicò e si infilò lo stetoscopio nelle orecchie.

"Sollevi la maglietta," gli ordinò.

Distolsi subito lo sguardo, quando la sua tartaruga guizzò libera.

Il medico rimase per un lunghissimo istante in silenzio ad ascoltare il petto di Diego. Poi annuì con convinzione.

"Adesso si metta in piedi."

Diego si mise seduto sul bordo del letto. Appoggiò piano i piedi sul pavimento. Non poté nascondere un'altra smorfia, quando si staccò dal materasso.

"Sollevi il ginocchio. Di più. Fino dove riesce. Va bene. Può bastare. Si sdrai pure."

"Com'è la situazione?" chiese Chris.

"Il ginocchio ha subito un grave storta, quando è scivolato. E i colpi che a ricevuto, cadendo, non hanno sicuramente aiutato."

"Potrà ancora giocare a calcio?" osai chiedere, anche se ero spaventato dalla risposta che avrei potuto ottenere.

"Naturalmente, giovanotto," il medico sembrava divertito. "Diego, per i prossimi due giorni dovrà stare in assoluto riposo."

"Ma siamo in Settimana bianca," protestò.

"Si scordi per le prossime settimane di anche solo infilare uno scarpone. Tra uno o due giorni potrà riprendere a fare movimento. Ma piano e senza sforzi."

"Non posso passare tutta la settimana a letto."

"Le lascio qua un paio di stampelle. Per i primi giorni la prego di girare solo nell'ostello. Non si azzardi a uscire."

Diego brontolò qualcosa.

"Mi affido a voi due. Tenetelo sott'occhio," disse il medico rivolto a me e Chris. "Buon riposo, Diego."

"Posso farle ancora un paio di domande, dottore?" chiese Chris, accompagnando il medico fuori dalla camera.

Nella stanza restammo solo io e Diego. Lui si era rimesso sotto le coperte e aveva iniziando a controllare il telefono.

"Mi dispiace," mormorai. "Mi dispiace per quello che è successo."

"Non è stata colpa tua," replicò Diego senza neppure staccare gli occhi dallo schermo.

"Hai rischiato di non poter più giocare a calcio per salvarmi."

Diego ripose, infine, il telefono sul comodino.

"Stai ancora ripensando a quello che ha detto Larissa?"

"Sono stato un egoista. Avrei dovuto fare più attenzione. Quando sei scivolato, io non... mi sono preoccupato solo di me."

"Eri spaventato. E anche se avessi saputo subito che mi ero fatto male che cosa avresti potuto fare?"

"Non... non lo so, non avrei mai potuto sopportare di sapere che per colpa mia avresti dovuto abbandonare la tua passione." Sentivo le lacrime crescere ai margini degli occhi.

Diego sorrise. "Sì, il calcio è la mia passione. Amo correre in mezzo al campo. Tuttavia, non è la mia sola passione. E non ho mai sognato di fare carriera calcistica."

"Davvero?"

"Seriamente, non riesco a pensare a un lavoro più noioso di fare il calciatore. Quando la tua passione diventa un lavoro, scompare tutta la magia. Diventa solo un lavoro."

Mi chiesi se lo pensava veramente o lo stava solo dicendo per tirarmi su il morale.

"In ogni caso, ricorda che non è stata colpa tua. Chris ha ragione. Non è stata colpa di nessuno. Queste cose succedono, non ha importanza quanta attenzione facciamo. Quello che conta è non permettere che ti rovinino la vita."

Avevo come la sensazione che stesse parlando di altro.

"E ora fammi un favore. Vammi a prendere dell'altro ghiaccio. Questo è ormai diventato acqua," disse, agitando la borsa del ghiaccio e facendo risuonare l'acqua all'interno.

Non potei fare meno di domandarmi, se davvero ne aveva bisogno o fosse solo una scusa per liberarsi di me.

Uscii dalla camera e mi imbattei in Chris che stava salutando il medico.

"Sta riposando?" si informò.

"Mi ha chiesto di andargli a prendere un po' di ghiaccio."

"Ti accompagno. Così mi prendo anche qualcosa da mangiare. Tra poco saranno tutte e tutti pronti e dovrò tornare sulle piste."

"Non sarebbe meglio che ti prendessi una pausa?"

"Con Diego fuori uso siamo già con un istruttore in meno. Non posso ritirarmi anch'io."

Chris pensava sempre prima agli altri. Era così responsabile. Non mi sorprendeva che tutti si affidassero a lui.

Fra noi scese il silenzio. Sentivo che c'era ancora come un velo di imbarazzo fra me e lui.

"A proposito di quello che hai visto nella grotta. Diego l'aveva fatto solo per riscaldarmi," spiegai.

"Lo so. Gli sono grato che ti abbia tenuto al caldo. È stata una notte molto fredda." Chris sorrise.

Quella risposta così composta mi rese stranamente triste. Forse, in realtà, non l'avevo detto semplicemente per difendere la reputazione di Diego.

Quando Chris ci aveva trovati, mi era parso che fosse geloso. In un certo senso, avevo sperato di ottenere quella stessa reazione adesso per confermare quella sensazione.

Ma mi stavo solo illudendo.

L'amore è abbastanza?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora