Il telefono squillò e balzai ad afferrarlo.
"Ti va bene se ti passo a prendere fra un'ora?" mi aveva scritto Diego.
"Dove andiamo alla fine?" scrissi a mia volta.
"È una sorpresa. Allora? Posso venire?"
"A dopo." Appena ebbi inviato il messaggio, mi gettai sul letto, sorridendo ebete.
Erano già passate diverse settimane e ancora non riuscivo a credere che fosse vero. Diego mi aveva baciato e poi mi aveva fatto suo.
Chiusi gli occhi e presi a rotolarmi sul piumone. Immaginavo di essere lì con lui. Ogni piega del piumone era il tocco della sua mano. La stoffa era una carezza delle sue dita.
Iniziai a preparami. Ancora dopo tutto quel tempo scegliere i vestiti per l'appuntamento sembrava così complicato, come se da quello che indossavo dipendesse il futuro di noi due insieme. Avevo quasi paura che un maglione sbagliato avrebbe potuto dissolvere quel sogno.
"Esco," avvertii, prendendo la giacca.
"Dove vai?" chiese mio padre, apparendo sulla soglia del salotto.
"Esco con... degli amici," mi limitai a rispondere. Non so esattamente, perché mi nascosi dietro quel plurale.
"Buona giornata," mi salutò mio padre, sorridendo.
Uscii di casa e raggiunsi l'incrocio. Diego non era ancora arrivato. Non che la cosa mi sorprendesse. Ormai avevo imparato a conoscerlo. Diego non arrivava mai in anticipo. Tuttavia la voglia di rivederlo era sempre troppa e io insistevo a uscire prima.
Il fastidioso rumore del 125 mi preannunciò il suo arrivo. Continuavo a non sopportare quella sua specie di moto.
"Ehi," mi salutò, fermandosi di fronte a me. Sotto il casco, indossava degli occhiali da sole.
"Ehi," ricambia, sorridendo. Mi lanciò il casco bianco e saltai sulla moto.
C'era un solo motivo per cui avevo iniziato ad apprezzare la moto. Adoravo stringermi a a lui. Avvolsi le braccia attorno al suo addome e mi appoggiai contro la sua schiena.
Tuttavia Diego sciolse la mia stretta.
"Lasciami partire prima. Tieniti alle maniglie," mi ordinò.
"Sì, scusami," dissi, cercando di nascondere la mia delusione.
Attraversammo tutta la città e ci infilammo fra le strade boscose che si snodavano verso l'alto.
"Ti piacciono proprio le salite," gli gridai.
"Una moto può veramente essere apprezzata solo in curva. Attaccati a me," mi invitò. Legai nuovamente le braccia attorno alla sua vita. Diego accelerò.
"Aaaah," urlai, mentre prese la curva a grande volata e quasi mi sembrò di sfiorare l'asfalto.
"Ma sei impazzito?" esclamai, picchiando il mio casco contro il suo.
"Ahaha, l'hai sentita?" mi chiese lui.
"Che cosa?"
"La vita. Non ti fa sentire più vivo?"
"Sei un idiota," urlai, ma stavo sorridendo.
Dopo un altro po' di strada, finalmente ci fermammo in un spazio sterrato al margine della carreggiata.
"Dove siamo?" chiesi, osservando gli alti alberi secolari che si ergevano di fronte a noi.
"Lo vedrai," rispose Diego e si infilò in un sentiero. Gli alberi erano ancora immersi nel sonno degli ultimi giorni d'inverno, ma dove i raggi del sole scaldavano la terra, alcuni fiori già coloravano il sottobosco.
Il fragore di un fiume attirò la mia attenzione. Superammo un grande sperone di roccia e rimasi a bocca aperta.
La cascata sembrava come cadere dal cielo da una roccia sporgente. L'acqua precipitava per decine di metri nel vuoto, prima di colpire la superficie del laghetto, quasi completamento avvolto da pareti di roccia.
"È bellissima," mormorai.
"È chiamata la Cascata dei Cieli," mi spiegò Diego. "Vieni. Avviciniamoci."
Un grosso sasso di addentrava quasi fino al centro del laghetto come una stretta penisola. La roccia era bagnata dagli spruzzi. Quasi scivolai, mentre seguivo Diego verso il margine estremo.
"Afferra la mia mano. Ti aiuto," mi disse, allungando il braccio nella mia direzione. Mi tirò a sé non appena gli strinsi la mano. Il tocco delle sue dita mi fece palpitare.
"Guarda," mormorò Diego, alzando lo sguardo in alto. Seguii il suo movimento. Ebbi come le vertigini. La cascata sembrava cadere davvero dal cielo sulle nostre teste. Sentivo gli spruzzi d'acqua fredda colpirmi il volto.
"È davvero un luogo magico. Grazie," dissi.
"Sono felice che ti piaccia."
"Ohu," esclamai, quasi scivolando ancora in acqua.
"Eheh, è meglio che torniamo indietro," propose Diego, tenendomi stretto per il braccio.
Percorremmo la roccia al contrario e cercammo un posto al sole lungo il fiume che nasceva dal quel laghetto.
"È pieno di pesci qui," esclamai, sporgendomi sul fiume.
Un masso precipitò di fronte ai miei occhi, facendomi trasalire, mentre uno spruzzo d'acqua mi centrava in pieno la faccia.
"È gelida! Che cosa ti è saltato in mente?" esclamai, voltandomi verso Diego che aveva lanciato il grosso sasso e adesso stava ridendo.
Presi anch'io una grossa pietra e la lanciai nell'acqua davanti a lui.
"Mancato," rise lui, balzando indietro.
Allora allungai la mano direttamente nell'acqua fredda e lo spruzzai.
"Sei troppo lento," esclamò Diego, saltando su una roccia più in alto.
Ormai al sicuro si sdraiò sulla pietra, appoggiandosi sui gomiti e lasciò che il sole gli accarezzasse il viso.
"Che hai da guardare? Vieni qua ad asciugarti," mi intimò lui, accorgendosi che lo stavo fissando.
"Come hai scoperto questo posto?" gli chiesi dopo essermi seduto di fianco a lui sulla roccia.
"La fattoria dei miei nonni non è tanto lontano da qui. Sono sempre stato un esploratore. Prima con la mia fedele bicicletta e adesso con la moto."
"I tuoi nonni abitano qui? Mi piacerebbe conoscerli e finalmente visitare la famosa fattoria delle tue avventure d'infanzia."
Il sole sembrò rabbuiarsi sul volto di Diego.
"I miei nonni sono anziani. Non credo sarebbero felici di una visita così all'improvviso," si affrettò a spiegare.
"Capisco," dissi non molto convinto. Era da un po' che avevo una strana sensazione. Da quella notte io e Diego avevamo trascorso insieme quasi ogni finesettimana.
Adesso che ci riflettevo mi rendevo conto che siamo sempre andati fuori città. Spesso nella natura, dove abbiamo sempre incontrato poche persone.
"Tu... tu non vuoi che i tuoi nonni ci vedano insieme, vero?" osai, infine, chiedere a bruciapelo.
Diego distolse lo sguardo.
"Non ho mai provato quello che provo per te. Non è facile per me accettare questa nuova... situazione. Sono ancora molto confuso. È qualcosa che sento non potrei gestire con i miei amici, la squadra, né tanto meno con la mia famiglia."
"Ma certo, capisco. È normale. Anch'io sono confuso," dissi.
Ero davvero confuso? Non avevo confessato a nessuno che ero gay. Forse neppure a me stesso. Tuttavia stare con Diego mi aveva dato fiducia.
Credevo che insieme avremmo potuto fronteggiare il mondo ed essere noi stessi. Con lui non mi sentivo più solo.
Ma forse mi ero illuso che stavamo vivendo la stessa cosa?
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L'amore è abbastanza?
RomanceLa vita non è mai facile, ma è ancora più complicata, quando si frequentano le superiori. Milo è appena tornato nella sua città natale dopo alcuni anni all'estero. Nella sua nuova scuola ritrova la sua esuberante amica Cora e Chris, il suo grande a...