40 - MILO

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Anche per l'organizzazione del buffet si erano ispirati all'Africa tropicale. I vassoi erano ricchi di spuntini dalle forme e dagli odori più curiosi.

C'erano focaccine di manioca, banane platano fritte, patatine di mais con una salsa di avocado e ancora mais.

Anche se erano le bevande, con i loro colori sgargianti come le stesse tovaglie, ad attirare la mia attenzione.

Presi un bicchiere e allungai la mano verso il mestolo della grande boule piena di un punch di un colore blu scuro surreale.

Le mie dita sfiorarono la mano di un altro che proprio in quel momento aveva adocchiato anche lui la boule.

"Scusami. Vai pure," esclamai, ritirando di scatto la mano.

"No, c'eri prima tu. Serviti." Alzai gli occhi verso quella voce familiare.

"Oh, ciao, Chris. Non ti avevo visto."

Chris mi sorrise e prese il mestolo, colmandolo di quel liquido blu. Quindi, allungò l'altra mano verso il mio bicchiere. Istintivamente glielo porsi e lui lo riempì.

"Ha uno strano odore," commentai, avvicinando il bicchiere al volto. Assaporai un sorso. Aveva un gusto esotico, ma era buono.

"È stato ottenuto spremendo un particolare coleottero blu del Congo," spiegò Chris.

Mi si strinse la gola. Il secondo sorso si bloccò in bocca. Mi guardai in giro come a volermi accertare che nessuno si sarebbe accorto, se lo avessi sputato fuori.

"Ahah, non fare quella faccia. Stavo scherzando. È fatto di guaiava e ribes nero."

Finalmente ingoiai e scoppiai a tossire.

"Scusami, ma la tua espressione è stata davvero impagabile."

"Coleottero o guaiava, è, comunque, buono. Avete fatto davvero un bellissimo lavoro qui," dissi, guardandomi intorno nel tentativo di ritrovare un po' di dignità.

"Sono contento del risultato, ma à stato molto impegnativo. Non so quante settimane abbiamo trascorso nel laboratorio."

"Il laboratorio?" ripetei.

"Sì, il laboratorio. Non l'hai mai visto?" chiese sorpreso Chris.

Non potei fare altro che scuotere il capo in segno di diniego.

"Devi assolutamente vederlo. Se vuoi te lo posso mostrare io adesso."

"Ma non dovresti tornare da Larissa?" chiesi con una certa esitazione.

Chris si voltò. "È ancora lì che parla con le sue amiche. Temo che ne avrà per molto. Non noterà neppure che mi sono assentato un attimo. E tua dama, invece?"

"Tuo fratello le ha appena chiesto un ballo," dissi, osservando Cora nelle braccia di Lapo che si muovevano in mezzo alla sala.

Avevo accolto la richiesta di Lapo un po' con sollievo. Cora si stava comportando in modo strano.

"Dai, allora vieni. Ti faccio vedere." Con un cenno della testa Chris mi fece segno di seguirlo.

Uscimmo dalla porta dei bagni e ci insinuammo in un corridoio immerso nell'oscurità.

"Non si possono accendere le luci?" chiesi, mentre brancolavo nel buio, cercando di tenere il passo con Chris.

"Hai paura? Non mi dirai che anche tu credi alla storiella del fantasma del ragazzo morto in palestra." Chris ridacchiò.

"Cosa? No, no, è solo che... che non si vede niente."

Non potei fare a meno di ritornare con la memoria all'ultima volta che ero stato lì di notte con Diego. Forse perché in quel momento ero con Chris, ma mi resi conto che il ricordo mi faceva meno male.

L'amore è abbastanza?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora