Ci misi un po' a capire cosa mi stesse succedendo. All'inizio avevo reagito con sorpresa e timore a quel mondo nuovo per me, poi lentamente ero riuscita a capire dove mi trovavo ma mi ero alzata a sedere non appena avevo udito la porta aprirsi ed i medici entrare.
Nel giro di poche ore mi ero stabilizzata e ripresa. Stabilizzata. Che parolone... mi sembrava ancora assurdo il fatto che mi fossi svegliata proprio nel momento in cui James era stato ferito.
Certo la modalità della caduta era la stessa di quella da cavallo che mi aveva portato lì ma, per qualche strano motivo, non pensavo fossero semplici coincidenze.
Il medico aveva parlato coi miei genitori dopo aver sentito il mio racconto di cosa avevo visto, fatto e sentito nei minimi dettagli ed era giunto alla conclusione che ciò che (secondo lui) avevo sognato era dovuto a vari fattori tra i quali, rapporti familiari, passione per l'equitazione, per le favole per bambini che mi leggevano e così via.
Aveva usato il termine sognato perché, come mi dissero subito, ero caduta in una specie di sonno profondo, dal quale non mi sarei svegliata se non con la mia forza di volontà. Avevano anche affermato che ero stata brava perché se non mi fossi svegliata a breve mi avrebbero dovuto operare e non era certo che ora sarei stata ancora viva.
Questo spiegava anche perché tutta la mia famiglia era così felice di vedermi, anche se ancora non mi spiegavo cosa fosse successo realmente...
****************************************
《Va bene, Vero, io chiudo qui. Al resto pensaci tu, per favore. A domani》 salutai la mia collega, per poi chiudere il pc, prendere le mie cose ed uscire.
Non appena uscii senti la brezza fresca d'autunno sul mio volto e mi strinsi nel mio cappotto marrone prima di raggiungere la macchina e tornare a casa.
Era oramai quasi un anno che vivevo a Londra; finite le scuole dell'obbligo avevo studiato al Liceo Linguistico e poi avevo continuato la mia carriera scolastica studiando a Venezia Lingue, Civiltà e Scienze del Linguaggio per cinque anni ed ottenendo una laurea magistrale.
Appena finiti gli studi, a 24 anni, avevo realizzato il mio sogno di andare a vivere a Londra, grazie ai soldi accumulati negli anni e le conoscenze di mio fratello James ed ero riuscita a trovare lavoro in breve tempo in una biblioteca grazie alle mie esperienze passate come receptionist del front-office, alla mia conoscenza delle lingue straniere, ed alla mia passione per i libri e la cultura in generale.
Vivevo da sola ed avevo davvero poche amiche, molte grazie al lavoro e molto più grandi di me; la gente di Londra non è proprio amichevole, ma mi andava bene così.
Scesi dalla metro, presi le scale mobili, entrai nella mia via e mi diressi verso l'appartamento. Presi l'ascensore che, a quell'ora era vuoto, tirai fuori le chiavi dalla borsa ed aprii. Il mio civico era il 3 del terzo piano.
Appena entrata mi tolsi i tacchi, che mi stavano distruggendo i piedi di dolore, gettai la borsa su una sedia, mi sedetti sull'altra, tirai fuori dal frigo un bignè comprato al volo, presi una candelina, la accessi e, posando il mento sulle mani appoggiate al tavolo, chiusi gli occhi, dissi ad alta voce a me stessa
《Buon compleanno,Gloria》e soffiai.
Era il mio compleanno e lo stavo passando a Londra da sola. Ma non era ciò a rendermi triste... crescendo i miei genitori mi avevano ritenuta abbastanza matura da sapere la verità e mi avevano raccontato tutto, ovvero, che ero stata adottata.
I miei veri genitori non si erano nemmeno degnati di mandarmi in una casa famiglia, mi avevano lasciata direttamente dentro ad un albero cavo.
Ed era questo a fare più male. Perché mi avevano abbandonata ? Chissà a chi assomigliavo di più, se a mamma o papà...chissà come si chiamavano...se ogni tanto mi pensavano.
*DIN DON*
Il campanello suonò distogliendomi dai miei pensieri e facendomi balzare su di scatto. Molto confusa andai ad aprire la porta. Lasciai solo un piccolo spazio aperto, e feci capolino fuori con la testa. Era quasi mezzanotte, era buio ed ero stupita che ci fosse gente in giro a quell'ora. Ma, soprattutto non mi aspettavo visite.
Cercai con lo sguardo attorno a me ma non vidi nessuno; proprio quando stavo per chiudere, guardai in basso in cerca di una lettera, un pacco, o un biglietto e vidi un bambino, probabilmente di dieci anni.
《Ehm, ciao, posso aiutarti?》 chiesi al bambino, incerta.
Lui mi sorrise incerto e rispose
《Sei Gloria Gavagnin, no?》
Io lo guardai incerta e, non sapendo dove voleva andare a parare, annuii.
《Io sono Henry Mills》 ribatté lui e, notando che non otteneva risposta, continuò
《Sono tuo nipote》
STAI LEGGENDO
La ragazza che crede nelle favole volume 1
FantasyCosa succederebbe se tutto il mondo circostante non fosse quello che hai sempre creduto che fosse? Se scoprissi che le fiabe non sono solo racconti ma mondi reali a sé...scopriamolo con Gloria ed i suoi amici.