Capitolo 45

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Probabilmente Mika era un mago.

Come era possibile che lui riuscisse a cambiare il mio umore solo dopo 10 minuti passati insieme?
Nella mia mente non c'erano problemi, non c'era Kageyama, non c'era Kimizuki e il problema di Yoichi si era rimpicciolito.

Passai tutto il tragitto a piedi cercando di farmi dire dove eravamo diretti, senza ottenere risultati.

"Avanti Mikaaa, cosa ti costa dirmelo?"
"Te l'ho detto; o indovini o lo scoprirai una volta giunti lì davanti"
"Va bene allora lo indovinerò" cercai indizi attraverso il vestiario di Mika.

Indossava una semplice maglietta a maniche lunghe di cotone, di un bel color mattone con sopra un giubbotto di pelle nera che in contrasto con il suo aspetto angelico gli conferiva un'aria più trasgressiva.

Approvato, molto approvato.

Comunque, vedendo il suo abbigliamento non doveva essere un posto molto elegante, meno male.
Ma non azzeccai minimamente il posto, così ci rinunciai e mi feci guidare dalla mano forte di Mika.

Camminavamo in silenzio per la città illuminata, immersi in questa atmosfera piacevole.
Stare con lui mi faceva sentire protetto e al sicuro, proprio come quando eravamo piccoli.

Lo guardai con la coda dell' occhio, era bellissimo.
Con i capelli che si muovevano per il vento, e con il viso illuminato dai lampioni che facevano risaltare i suoi occhi.
Mi colse in flagrante mentre lo fissavo, facendomi l'occhiolino, cosa che mi fece arrossire fino alle orecchie.

"Siamo arrivati" disse mentre io per l'imbarazzo guardavo verso il basso, così alzai lo sguardo e vidi che eravamo...
"... Al bowling?" chiesi sorpreso.
"Esatto. Ho pensato che fare qualcosa di attivo potrebbe farti distrarre un po' dai tuoi pensieri" disse grattandosi la nuca, forse un po' in imbarazzo.

Sorrisi felicissimo e gli saltai addosso abbracciandolo "Sono contentissimo Mika, io amo il bowling!" gli diedi un bacio e poi prendendolo per mano entrai correndo dentro l'edificio con un sorriso a trentadue denti sul volto.
Mi sentivo un bambino che entra in una sala giochi per la prima volta, e a fianco a me, anche se non c'erano i miei genitori, c'era comunque un componente della mia famiglia.

Prendemmo una pista, le scarpe e iniziammo a giocare.
Mentre lui era seduto a mettersi le scarpe io mi alzai e mi piazzai davanti a lui con le mani sui fianchi "Devi sapere Mika, che hai davanti a te il campione in carica della mia squadra" gli sorrisi e mi chinai verso di lui "Quindi preparati a perdere "                                                                                       Lui sostenne il mio sguardo di sfida "Questo lo vedremo "disse con uno sguardo profondo.

Mi alzai e presi una palla azzurra, mi misi davanti alla pista, mi concentrai chinai il busto e feci scivolare la palla sulla pista facendola arrivare ai birilli.
Ne fece cadere nove su dieci.
Mi girai per il mio secondo tiro, presi l'unico birillo in piedi. Spare!
Mi girai trionfante, incrociando i suoi occhi.
Mi vennero i brividi e mi morirono le parole sulle labbra.

Quello era lo sguardo di un predatore che aveva trovato la sua preda.

E come un agile predatore, si alzò dalla sedia venendo verso di me.
Non riuscivo a muovere un muscolo, persino il suo odore sembrava essere diventato più forte.
Così assistetti impotente a lui che si avvicinava a me a un palmo dal mio viso "Bravo era proprio un bel tiro" poi sentii la sua mano sul mio sedere, cosa che mi provocò una scossa da capo a piedi. Rimasi imbambolato, con il cuore che batteva all'impazzata, anche dopo che mi ero seduto per guardare il suo tiro.

Lo vidi mettere la boccia all'altezza del viso, per poi chinarsi e...oh cazzo.
Perché doveva chinarsi in modo così sensuale?
Non riuscii a staccare lo sguardo dal suo fondoschiena per tutti e due i tiri.

Mio amato serafinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora