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Appena apro gli occhi sposto lo sguardo sui comodini, in cerca di un orologio. Il sole è così in alto che non c'è la solita luce che di solito mi accompagna nei risvegli.
L'una e un quarto.

Mi alzo mettendomi seduta. Gli altri avranno già pranzato. Cameron non è più a fianco a me.
Comincio a pensare che sia sceso, ma poi do un'occhiata alla mia sinistra. È in balcone. A quanto pare è in fissa con quella vista. Attualmente sta parlando al telefono, sarà sicuramente Eleanor.

Mi alzo per andare in bagno e farmi una doccia. Non ci metto tantissimo, ma quando esco Cameron sta ancora parlando al telefono. Mi dirigo verso di lui, ancora in accappatoio.

"Si si, certo." Continua a chiacchierare al cellulare, intanto circonda i miei fianchi con un braccio. Mi stampa un bacio all'angolo sinistro delle mie labbra.
Mentre parla, riesco a udire la voce di sua madre. Lo sapevo.

Dopo circa una trentina di secondi, si salutano.

"Hai fame?" Chiede appena riattacca.

"Un po'." Gli rispondo mentre rientriamo dentro.

"Ma può aspettare." Continuo sedendomi sul letto. Lui sorridendo mi raggiunge.

Almeno tre ore dopo, ci ritroviamo al mare insieme agli altri. Nel frattempo abbiamo anche pranzato.
La spiaggia non è molto affollata. In fondo questo è il periodo dell'anno in cui non ci sono molti turisti.

Passiamo tutto il pomeriggio là, fino all'ora di cena. Dopo aver mangiato insieme, decidiamo di fare un giro della zona. Le luci dei lampadari si riflettono sull'acqua del mare. La spiaggia è quasi vuota.  Le luci delle macchine che continuano a fare avanti e indietro illuminano ancora di più le strade, mentre il rumore dei loro motori accompagna quello delle onde, e le voci delle persone che continuano a fare avanti e indietro sul marciapiede.

Dopo circa mezz'ora ci fermiamo a un chiosco di gelati. Io prendo una granita al limone. Decidiamo di gustarcele andando verso la spiaggia. Sicuramente passeremo gran parte del tempo là. Nonostante quasi tutti loro siano cresciuti in una città che sta sul mare, non ne possono fare a meno.

L'acqua è molto più mossa rispetto a prima.
Ci sediamo sulla sabbia, continuando a chiacchierare. L'anno scorso eravamo un po' di più. Carter e Jack G non sono venuti. Blake neanche. Lui e Madison si sono lasciati qualche mese fa.
Ormai il gruppo non è più unito come l'anno scorso. La distanza e il tempo hanno fatto il loro effetto.
Ma alla fine è normale. È un po' così la vita, no? Le persone vanno e vengono.
Chiedete ai vostri genitori, quanti di loro sono ancora strettamente in contatto coi loro amici adolescenziali?
Non molti, sicuramente.

Restiamo a chiacchierare lì per un bel po' di tempo, quasi fino a l'una. Verso quell'ora, Nash decide di alzarsi.

"Sto morendo di sonno." In effetti sia lui che altri sembrerebbero piuttosto stanchi. Non come me che mi sono svegliata poco più di una decina d'ore fa.

"Anche io." Aggiunge Taylor seguendolo a ruota. Tutti cominciano ad alzarsi. Nel momento in cui sto per farlo anche io, la voce di Cam mi fa fermare.

"Noi restiamo qui." Afferma mentre cercano di liberarsi della sabbia nei vestiti. Pochi secondi dopo, si allontanano da noi. Restiamo noi due da soli. Non c'è praticamente nessuno nei dintorni.
Appoggio la testa sulla sua coscia, stendendo il mio corpo sulla sabbia. Lui comincia a giocherellare coi miei capelli.

"Ho comprato un biglietto per Toronto." Appena quelle parole escono dalla sua bocca sposto lo sguardo verso di lui.

"Davvero? Per quando?"

"Il 23 agosto." Risponde. Il giorno prima del compleanno di Nat. Subito dopo mi ricordo della promessa che gli aveva fatto.

"Per la partita, vero?" Gli chiedo. Ci sarà una partita di calcio del Toronto, proprio il giorno dopo del compleanno di Nathan. Cameron gli aveva detto che l'avrebbe portato.

"Beh, anche." Risponde scrollando le spalle.

"Poi da Toronto tornerai direttamente a New York?" Domando ancora e lui annuisce.

"Parto il 26, di sera." Un giorno prima di me, io però parto il pomeriggio.
Ho sentito Autumn. Lei abita a Miami e ha deciso di tornare al campus il 28. Il suo compleanno è il 24, proprio come Nat, quindi non lo festeggerà al campus come l'anno scorso.

"Cos'hai intenzione di fare per il tuo di compleanno?" Gli chiedo dopo un po' curiosa. Lui ci pensa su un attimo.

"Volevo qualcosa di piccolo, ma Noah stava già pensando di fare una festa invitando mezzo stato." Mi metto a ridere. Noah è uno dei suoi amici a New York.

"Te verrai?" Domanda. Quest'anno il suo compleanno sarà di martedì, non come lo scorso che era una domenica. Vorrebbe dire che dovrei saltare le lezioni.

"Penso di si." Molto probabilmente andrò, ma non voglio dare conferme non avendo ancora la certezza.

"Pensavo di fare come l'anno scorso, solo noi due. Sempre che non vengano i miei genitori."

"E se facessi due feste?" Propongo io.

"Una con me, e nel caso i tuoi genitori, e una con gli altri." Continuo e lui arriccia le labbra.

"Forse, perchè no." Risponde semplicemente.

"Facciamo un bagno?" Propone lui e io scuoto immediatamente la testa.

"Non ci pensare neanche." Rispondo mentre sul suo volto si forma un sorriso. Si alza per poi togliersi la maglietta che stava indossando. La butta sulla sabbia e si avvicina le onde. Io resto lì a guardarlo.

"Dai, è anche tiepida." Scommetto cento dollari che è fredda.
Decido di avvicinarmi. Cameron è quasi completamente immerso. I miei piedi invece toccano le onde. In effetti, l'acqua non è freddissima. Mi tolgo il vestito rimanendo in intimo, lanciandolo dove eravamo seduti un attimo fa.
L'acqua cupa avvolge sempre di più al mio corpo. Appena sono a pochi centimetri da Cameron, allaccia le sue braccia intorno ai miei fianchi.

"Non voglio credere al fatto che fra qualche settimana torneremo alla vita di prima." Sbuffa lui mentre l'acqua illuminata dal cielo stellato ci culla.

"Non pensiamo al futuro." Gli rispondo io. Dopo pochi attimi in silenzio, riprende a parlare.

"In realtà ci penso spesso, al futuro." Afferma appoggiando il suo mento sulla mia testa.

"Ah si?"

"Si."

"È come lo immagini?" Domando con un sorriso che minaccia di uscire.

"Immagino noi due che non abitiamo a 2000 chilometri di distanza." Ridacchio e subito dopo lui continua.

"Con una casa tutta nostra."

"E poi?" Chiedo continuando a sorridere.

"E dei bambini." A quell'affermazione il mio sorriso si allarga ancora di più, mentre il mio cuore si scalda.

"Mentre giochiamo ad Uno."

"E vinco, ovviamente." Conclude pavoneggiandosi e mi metto di nuovo a ridere.

"Su quest'ultima parte hai bisogno di ripensarci su."

"No, non credo proprio." Fa invece lui convinto.

Chissà se fra qualche mese le cose saranno cambiate. Se potrò tranquillamente portare a casa mia il ragazzo che amo, fargli fare una cena con la mia famiglia, o andare in vacanza insieme. Insomma, quel che solitamente le coppie fanno, senza dover subire lo sguardo disapprovato di mio padre.

A volte non riesco a fare a meno di pensare a quanto sarebbero più facili le cose se ci fosse qua mamma. Lei avrebbe appoggiato qualsiasi che potesse rendermi felice, senza se ne ma.
So che se riuscisse a guardarmi sorridere insieme a Cameron, sorriderebbe anche lei.

"A cosa stai pensando?" Domanda Cam ad un certo punto, risvegliandomi dai miei pensieri.

"A noi." Rispondo semplicemente, senza neanche pensarci troppo. Lui non dice niente. Sento solo le sue braccia stringersi di più al mio corpo.

Il mio fottutissimo 394 2 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora