33- Benvenuti a San Francisco

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Il viaggio in aereo fu, inizialmente, parecchio stressante.
Avevo una paura matta di sentirmi male, quindi stringevo forte la mano di Tyler, che cercava in tutti i modi di tranquillizarmi. Sembrava anche un pò divertito dal mio comportamento, ma non avevo avuto tempo per pensare a fargli una ramanzina su questo. E poi era bello vederlo sorridere.
Una volta decollati avevo rilasciato un grande respiro di sollievo.
Non era stato poi così tanto traumatico come pensavo.
Alla fine mi rilassai, io e Tyler guardammo ben due film insieme, poi crollai, essendo ancora stanca.

Quando l'aereo atterrò l'adrenalina cominciò a farsi sentire. Ero emozionata all'idea di rivedere Hollywood e passare una bella vacanza in California. E poi non vedevo l'ora di andare al mare e prendere un pò di sole. 
L'aereoporto di San Francisco distava solo 18 minuti dal nostro alloggio.

<<Potremmo arrivarci a piedi>> proposi, vedendo Michael e mia madre indecisi sul da farsi. Erano le tre e mezza del pomeriggio, il cielo ancora limpido e davvero tanto movimento. Mi sentii subito avvolta da un'aria familiare.

<<No, fermeremo un taxi. Laggiù ce ne sono>> Michael era determinato a passare la vacanza con tutte le comodità possibilli, e ovviamente non voleva farci mancare nulla. Era carino da parte sua, però mia madre era contraria a tutto questo, essendo una persona più pratica.

<<Michael ti ricordo che dobbiamo passare un'intera settimana qui. Il taxi costa, è meglio risparmiare>> incrociò le braccia al petto, ma Michael sbuffò. Gia, mia madre sapeva essere molto insistente. Ma lui era altrettanto testardo. Quella situazione fece sorridere me e Tyler.

<<I soldi ci sono, abbiamo pianificato tutto insieme, ricordi? E poi davvero vuoi camminare per venti minuti con queste valigie?>>
In effetti aveva ragione. Sarebbe stato scomodo e caotico. La vacanza era bella proprio perchè potevi viziarti quanto volevi.
Alla fine ci ritrovammo a seguirlo.

<<Possiamo sempre contare su Jessica, comunque. Adocchiamo qualche autista giovane ed è fatta. Vedrà quanto è bella e ci farà uno sconto>>

Non so se per quello che aveva detto o se per il complimento mi ritrovai ad arrossire, invece mia madre scoppiò a ridere, anche se non ce n'era motivo. In fondo non era stata una battuta così bizzarra. O pensava fossi brutta e che quindi non sarei stata capace di conquistare un bel giovane tassista?
Non seppi identificare il perchè di quella risata, e tantomeno mi interessava scoprirlo.
Tyler, dal canto suo, si irrigidì, poi mi guardò in cagnesco. Cosa diavolo voleva da me? Non era stata di certo io a proporlo. In fondo  era solo uno scherzo. Ma la sua gelosia mi fece arrossire ulteriormente, oltre a far tornare le mie amiche farfalle alla riscossa.

Alla fine l'autista non era affatto giovane. Probabilmente era in procinto della pensione. Ed era pure scorbutico, dato che non rivolse parola a nessuno per tutto il viaggio e, quando Michael gli domandava qualcosa sulla città, rispondeva a monosillabi.
Almeno si degnò di aiutarci a scaricare le valigie, lamentandosi ogni tanto per la loro pesantezza.

Già dall'esterno si poteva notare la bellezza dell'hotel.
La scritta proper risaltava da lontano, era un luogo moderno, lussuoso e estremamente grande. Si affacciava direttamente sulle vie trafficate di Market street, una delle strade principali di San Francisco. Infatti il via vai era irrefrenabile.

La vista della hall era mozzafiato. Pareti bianche ma decorate con quadri di ogni tipo. Due divanetti color crema posizionati uno di fronte all'altro, divisi solo da un piccolo tavolino nero. Accanto un mobile di legno, che donava un tocco di antichità a quel posto cosi moderno e luminoso.
Al lato opposto c'era un tavolo con attorno diverse sedie, altre poltrone e un divano con una fantasia a scacchi bianco e nera e, accanto, delle poltrone arancioni che ispiravano morbidezza e comodità.
Un luogo sicuramente turistico, elegante e al tempo stesso romantico.
Ci avvicinammo alla hall, pronti a fare il check-in. Seguii gli altri a passo lento, rapita dalla maestosità di quel posto.
Ad attenderci c'era una ragazza giovane, sulla ventina, di origine asiatiche. Portava i capelli corti, ma quel caschetto le stava a pennello.
Ci sorrise immediatamente, riservandoci la sua completa attenzione. Soprattutto quando vide Tyler restò sorpresa e non potei evitare il suo sguardo accattivante. Mi avvinghiai a lui, che mi guardò felice. Come se non si fosse accorto di niente.

Il Mio Amato Fratellastro 2: Quando Tutto CambiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora