Jennifer pov's
La mia vita era una monotonia continua. Sveglia alle otto e trenta del mattino a causa delle urla dei miei genitori, poi uscivano per andare a lavorare, così, dopo essermi asciugata le lacrime, mi alzavo dal letto per prepararmi la colazione. Successivamente si svegliava anche il mio fratellino, che faceva il suo ingresso in cucina stropicciandosi gli occhi, donandomi anche un sorriso amorevole. L'unica cosa che mi permetteva di non scappare di casa.E fu così anche quella mattina, con l'unica differenza che mi svegliai più tardi del solito.
<<Devi smetterla di trattarmi come una schiava! Se non ci fossi io dentro questa casa sareste morti di fame!>> urlò mia madre, sbattendo qualcosa sul tavolo. Ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera, discutevano per le stesse identiche cose, senza però avere il coraggio di separarsi. Questo perchè volevano mantenere l'immagine di famiglia perfetta, dove scorreva buon sangue e ci si amava.
I miei erano avvocati importanti, eppure quei soldi non li avevano di certo spesi per comprare una casa più decente di questa: mio padre per pagare le donne di notte, tradendo mia madre probabilmente da sempre, oppure bevendo dopo il lavoro con gli amici, facendo scommesse e stupidaggini del genere; mia madre li buttava dal parruchiere, che in realtà, da ciò che raccontava, non rispettava mai le sue richieste, o al ristorante con le sue amiche, o per qualsiasi altra cosa che non riguardasse me e mio fratello. Per noi acquistavano solo cibo (almeno questo) e degli abiti decenti. Insomma, eravamo oggetti.
Mi ripetevo ciò ogni santo giorno, ogni qual volta li sentissi litigare, urlare, svegliando me e mio fratello anche alle sette di mattina, durante l'estate.
<<Ma cosa dici, si starebbe mille volte meglio senza di te vipera!>> e mio padre fece aumentare la sua ira, che sfogò con un gridolio di irritazione, per poi mandarlo a fanculo e uscire di casa sbattendo la porta.
Poi fu sbattuta di nuovo, sicuramente dall'uomo che l'avrebbe rincorsa urlandole contro i peggiori insulti.Stephen entrò nella stanza di colpo, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando. Si sedette accanto a me in silenzio.
<<Ei piccolino, ti senti bene?>> gli accarezzai la schiena. Annuì, regalandomi il suo solito sorrisetto. Aveva dodici anni, stava crescendo così in fretta, ma aveva pur sempre il volto da bambino, con questi occhioni scuri da cerbiatto, il sorriso innocente, il corpo minuto e una bassa statura.<<Possiamo andare dai nonni?>> mi chiese, come faceva sempre ormai. Faceva di tutto per non restare in casa, e lo capivo bene, perchè era lo stesso metodo adottato da me. Anche perchè ai nostri genitori non cambiava molto se c'eravamo o meno.
<<Si, certo. Facciamo colazione e ti ci porto>>
<<Secondo me dovresti venirci anche tu. E soprattutto, dovremmo restarci per sempre>> adesso mi guardava con serietà, esprimendo qualcosa che con alta probabilità teneva dentro di sè da tanto tempo.
<<Vorresti dire andare a vivere da loro? Non so se si possa fare>>
<<Certo che si può. Chi ce lo vieta?>>
<<Semplice: mamma e papà>>
<<Ma no, secondo me sono contenti se ce andiamo via>> disse come se non fosse triste la frase appena pronunciata, addirittura scrollando le spalle. In fondo, era la verità.
<<Va bene, ne riparliamo. Intanto facciamo colazione, ci prepariamo e andiamo>>
<<Okay. Però pensaci sul serio Jenny. Io li odio>> mi lasciò così, correndo in cucina.
Un'ora dopo stavamo camminando verso casa dei miei nonni.
Stephen era stranamente silenzioso, di solito non la smetteva mai di parlare, della scuola, del suo migliore amico, di calcio o di qualsiasi altra cosa.
Avevo paura ci fosse rimasto male, questa volta, della discussione tra i miei. Quindi decisi di aprire io un argomento.
<<Come mai non ti sei visto con il tuo amico ieri?>> non mi ricordavo come si chiamasse il ragazzino con cui usciva sempre, perciò parlai in modo generico.
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Il Mio Amato Fratellastro 2: Quando Tutto Cambia
RomanceSequel "Il Mio Amato Fratellastro" Dopo un'inaspettata rivelazione, Jessica si sente persa. Tutte le sue sicurezze cadono nel vuoto e lei non sa come recuperarle. Il trasferimento a New York ha scombussolato la sua vita. Certo, ha conosciuto persone...