Mitch pov's
L'abitacolo era buio e l'unico rumore era il fruscio degli alberi. Accostai accanto alla macchina di mio padre, iniziando a preparare mentalmente il discorso da fargli. I miei si erano separati parecchi anni fa e, anche ora, non andavano d'accordo. Mia madre ormai ci chiamava soltanto per i compleanni, il giorno del Ringraziamento o a Natale, facendo una vita che la stava rovinando. Mio padre, nonostante la sua autorità e alcune volte cattiveria, era sempre rimasto, cercando di darci un futuro e permettendoci di studiare. Io ero stato più accondiscendente nei suoi confronti, ma Justin no. Lui, nonostante tutto, continuava a preferire mia madre, a volerla aiutare con i suoi problemi economici. Per un periodo aveva lavorato come barista, per permettersi anche di pagare un viaggio con la sua ragazza, ma la sua pigrizia aveva vinto contro la forza di volontà. Per fortuna Chloe non ci era rimasta male, anzi si era messa a ridere appena aveva saputo che Justin si era licenziato. La mia ragazza, la bionda accanto a me, ne avrebbe fatto un dramma. Stavamo insieme più per sesso che per altro.
<<Allora, dobbiamo restare qui dentro per il resto della sera?>> domandò con tono stanco e annoiato.
<<Sto pensando>>
<<A cosa?>>
Scossi la testa. Perché diavolo me l'ero portata dietro?
<<A niente, lascia stare>> scesi dalla macchina, seguito a rotta da lei.
<<Devo entrare?>> mi chiese indicando la porta di casa.
<<Fai come ti pare>> scrollai le spalle per poi dirigermi a passo felpato verso la porta d'ingresso. Sentii Diana, era questo il suo nome, sospirare pesantemente e sussurrare un "non ci posso credere". Al che mi voltai nella sua direzione e la vidi scuotere energicamente la testa.
<<Che hai?>>
<<Che ho?>> chiese di rimando <<Cosa vuoi che abbia? Sono stanca Mitch, stanca di questo tuo atteggiamento!>>
<<Dio, ti sembra il momento di lamentarti?!>> roteai gli occhi al cielo. Mi squadrò dalla testa ai piedi con disgusto.
<<Vedi? Non ti rendi conto che sto cercando di esserti vicina? Che sono venuta con te perché mi dispiace per tuo fratello?>> la sua ipocrisia mi fece innervosire. A lei non fregava un cazzo di me, della mia vita e dei miei problemi. Ci sfruttavamo entrambi.
<<Non ti azzardare a dire cazzate!>> la accusai, puntandole un dito contro <<Tu ti senti in colpa e sei venuta qui per sentirti bene con te stessa. Mi sbaglio?>> in risposta aprì bocca svariate volte senza però dire nulla di concreto <<La prossima volta che fai la vittima con me ti spedisco a casa a calci in culo. Sono stato chiaro?>> chinò la testa. Davvero cercava di fregarmi, di farsi vedere per quello che in realtà non era? Con me non attaccava, anzi.
Aprii la porta di casa con lei alla calcagna. Sicuramente aveva paura a restare da sola, fuori al buio e nonostante il nervosismo non l'avrei lasciata sola nemmeno io. Il salotto era illuminato da una flebile luce. Mio padre era seduto sul divano, con la testa a penzoloni, che dormiva pesantemente. La tv era accesa a volume altissimo.
<<Papà?>> lo scossi leggermente e subito si svegliò.
<<Mitch, che ore sono?>>
<<Le due. Senti, mi dispiace disturbarti ma riguarda Justin>> dissi e appena lo nominai il suo sguardo di incupì.
<<Non mi interessa di lui, lo sai. Deve imparare a cavarsela da solo e ad essere meno impulsivo. Chiama vostra madre>> spense la televisione e si alzò in piedi. Indossava ancora la camicia del lavoro e i pantaloni eleganti.
![](https://img.wattpad.com/cover/190278598-288-k463557.jpg)
STAI LEGGENDO
Il Mio Amato Fratellastro 2: Quando Tutto Cambia
RomanceSequel "Il Mio Amato Fratellastro" Dopo un'inaspettata rivelazione, Jessica si sente persa. Tutte le sue sicurezze cadono nel vuoto e lei non sa come recuperarle. Il trasferimento a New York ha scombussolato la sua vita. Certo, ha conosciuto persone...