11- Ethan e Jennifer

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Quella mattina mi svegliai a causa di un rumore proveniente dal salone. Ero andata a dormire molto tardi, non riuscivo a smettere di pensare alla lettera lasciata da mio padre. Mi aveva spiazzata, ma ormai avevo già preso la mia decisione: non sarei andata da lui.

Controllai l'orario sul telefono e mi accorsi che erano le otto e trenta del mattino. Sbruffai e successivamente sentii la voce assonnata di Tyler. Subito indossai le ciabatte e scesi al piano inferiore.

<<Si, a dopo>> attaccò il telefono, poi si prese il viso tra le mani.

<<Che succede?>> domandai, facendolo girare di colpo.

<<Jess, già sei sveglia?>>

<<Mi hai svegliata tu>> ammisi abbozzando un sorriso.

<<Mi dispiace>> disse per poi sedersi sul divano. Notai la sedia capovolta a terra.

<<Allora, che succede? Chi era al telefono?>>

Chinò la testa con titubanza <<Solo Justin>> poi deglutì.

<<E che voleva?>>

<<Niente di che, solo rompere i coglioni>> rispose, sorridendo. Ma quel sorriso era falso e io sapevo che qualcosa era successo.

<<Davvero? E allora perchè sei così agitato?>>

<<Jess, sul serio, non è successo niente. Smettila di fare domande>> mi disse, come per mettere fine al discorso. Sentivo che mi stava nascondendo qualcosa, eppure decisi di non insistere.

<<Va bene. Ti va di uscire oggi?>> proposi, sedendomi accanto a lui.

<<In realtà non molto>>

<<Perché?>>

<<Non mi va di uscire. Sono stanco, voglio riposarmi>> rispose, poi si alzò e senza aggiungere altro salì di nuovo in camera sua.
Rimasi interdetta dal suo comportamento così brusco e strano. Era sicuramente successo qualcosa di grave o che l'aveva turbato, ma non riuscivo a capire perché non volesse parlarmene. Insomma sapeva che poteva confidarsi con me sempre, eppure questa volta aveva deciso di non farlo. Pensai subito al fatto che probabilmente non voleva parlarne, ma una parte di me, quella pessimista, pensò che lui non si fidasse più come in passato.
Cominciai a sentire una sensazione al petto, quella particolare ansia che avevo spesso in determinate situazioni. Un'ansia che ti chiude lo stomaco e che ti fa venire da piangere.

Nonostante la tentazione di andare in camera sua e chiedergli spiegazioni, decisi di lasciarlo stare. Mi diressi in cucina giusto per bere un bicchiere d'acqua. Poi salii di nuovo in camera e presi il cellulare.
Mi accorsi, con grande stupore, di avere una chiamata persa da parte di Ethan. Sgranai gli occhi, ci mancava solo lui.
Pensai che si fosse sbagliato, ma non rinunciai a chiamarlo.
Rispose al secondo squillo.

<<Jess>> mi chiamò, poi rise.

<<Che vuoi? Perché ridi?>> invece di rispondere continuò a ridere come un matto e subito capii che era ubriaco <<Ma che stai combinando?>>

<<Jess devi venire subito a casa mia>> mi disse, ma non con serietá. Così alzai gli occhi al cielo.
Parlare con lui mi fece provare un'emozione particolare, quasi fossi sollevata dal sentirlo, ma non volevo assolutamente far parte delle sue stronzate.

<<Non ci penso nemmeno>>

<<Mi serve il tuo aiuto>>

<<Io non credo. Gli amici li hai, chiama loro>>

Il Mio Amato Fratellastro 2: Quando Tutto CambiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora