Logan pov's
Entrai in ospedale, il giorno dopo, questa volta da solo.
Essendo le nove di sera c'era davvero poca gente e l'orario per le visite stava terminando. Avevo poco tempo per raggiungere il reparto in cui si trovava Isabel, parlare con lei.
Poche ore prima mi aveva rivolto solo un misero ciao, ma adesso, da soli, doveva e poteva dirmi qualcosa, qualsiasi cosa.
Era strano pensare all'inizio della nostra conoscenza, pensare che lei in realtà non aveva mai provato amore per me, e io che la rincorrevo, che tenevo a lei. In fondo ero solo un coglione che si lasciava prendere in giro, ma ora come non mai sapevo che non potevo abbandonarla.
Probabilmente non l'avrei mai fatto.
Camminai a testa alta, passo felpato, mani nelle tasche e telefono spento. Non volevo sentire nessuno, anche se sapevo che mia madre, tornando dal lavoro e non trovandomi a casa, si sarebbe preoccupata, così mi avrebbe chiamato, e si sarebbe agitata ancora di più capendo che non avrei risposto.
Perso nei miei pensieri non mi accorsi di essere giunto a destinazione.
Mi felmai di colpo, respirando profondamente, poi aprii la porta della stanza in cui si trovava.
Era girata di spalla, rannicchiata, riposava con le luci spente e la finestra era aperta per lasciare entrare un pò di aria fresca.
Necessitava il riposo, l'avevo percepito quello stesso pomeriggio, notando il volto stanco e affranto.
Chiusi la porta alle mie spalle, deglutii per l'agitazione. Anche se dormiva mi agitava il pensiero di stare nella stessa stanza da soli, soprattutto perchè avrebbe potuto svegliarsi da un momento all'altro, e in quel caso come mi sarei giustificato? Sapevo che lei non desiderava una mia visita privata, sapevo che non voleva parlarmi, eppure ero lì. Una parte di me sperava che si svegliasse, ma quella più razionale preferiva di no.
Mi sedetti al bordo del lettino scomodo e le spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.<<Mi dispiace per tutto>> sussurrai, continuando ad accarezzarla. Prima la guancia, poi il braccio, e sentii la sua pella d'oca sotto il mio tocco <<sei una stronza Isa. Ne hai fatte tante da quando ci conosciamo e non solo nei miei confronti. Eppure io ti voglio bene e so che ora come non mai hai bisogno di aiuto, anche se non capisco perchè non lo chiedi. Di cosa ti vergogni?>> chiesi, come se potesse rispondermi. Mi ricordai troppo tardi che dormiva <<Lo so che tu non vuoi avere niente a che fare con me, con Jennifer, con Ethan, con Jessica, con tutti. Probabilmente ti fa male vederci, ti fa ricordare la tua vita passata, la stessa di cui ti penti, ma ti prego non ti isolare da tutti. Noi vogliamo e possiamo starti accanto, devi solo permettercelo>>
Le strinsi la mano, per sentirla più vicina.
Era una ragazza giovane costretta a diventare donna, madre, troppo presto.
<<Di cosa hai paura Isa? Di cosa ti vergogni?>> domandai ancora.
Proprio in quel momento la porta venne aperta da un'infermiera sulla quarantina, con degli spessi occhiali dalla montatura nera.<<Cosa ci fai qui? L'orario di visite è finito ragazzo. Esci subito>> obbedii senza protestare. L'importante era essere riuscito a vederla.
Prima di uscire dalla stanza la guardai un'ultima volta.
La luce delle stelle e della luna la illuminava.
Così vidi una lacrima solcarle il volto.Jessica pov's
Ero seduta a terra, in un grande prato verde, ricco di rose, margherite, girasoli, alberi alti che mi coprivano dal sole accecante.
Accanto a me c'era un ragazzo che riuscii ad identificare qualche istante dopo. Era Ethan, che mi sorrideva sincero, mi stringeva la mano, mi accarezzava i capelli, la schiena, e mi lasciava baci umidi sulle labbra.
Come se fossimo una coppia, ridevamo animatamente.
Poi lo sguardo di Ethan si spense, ridusse gli occhi a due fessure e strinse le mani a pugno.
Mi voltai e riconobbi Tyler, in lontananza, camminare a passo felpato nella nostra direzione.
<<Jess... Jess... credo sia meglio se per un pò non ci frequentiamo>> mi disse Ethan all'orecchio, costringendomi a rivivere lo stesso giorno in cui me lo aveva dichiarato, il giorno in cui mi aveva spezzato il cuore, mi aveva abbandonata.
<<Eth... no!>>
<<Jessica devi metterti in testa che tra noi è finita! Dimentica il passato e non ti illudere, perchè io e te non torneremo mai più insieme>> urlò Tyler, che adesso era ad un palmo di distanza da me, gli occhi sgranati e il volto paonazzo dalla rabbia.
<<Jess, facciamo pace. Ti voglio bene>> fu Ethan a parlare, cambiando espressione rispetto a poco prima.
<<Dimenticami>> Tyler svanì nel nulla...
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Il Mio Amato Fratellastro 2: Quando Tutto Cambia
RomanceSequel "Il Mio Amato Fratellastro" Dopo un'inaspettata rivelazione, Jessica si sente persa. Tutte le sue sicurezze cadono nel vuoto e lei non sa come recuperarle. Il trasferimento a New York ha scombussolato la sua vita. Certo, ha conosciuto persone...