Capitolo sette

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CLAUDIA

Alcuni giorni dopo, Federico mi chiese di vederci a casa sua. Accettai senza pensarci due volte, ritenendo che sarebbe stata una buona opportunità per liberarmi la mente da tutto lo studio dell'ultimo periodo. In più, mi mancava vedere il suo sorriso e sentirlo parlare. Quando arrivai nell'appartamento, mi accolse con un caloroso abbraccio, nel quale restai alcuni secondi di più del solito. Lui, di risposta, mi strinse a sé.

«So che è l'ultimo argomento di cui vorresti parlare, ma come va con lo studio? Con la tesina come sei messa?» mi domandò, appena ci staccammo dall'abbraccio e ci sedemmo al tavolo in cucina.
Scossi la testa sorridendo e dopo gli risposi.
«Sono abbastanza tranquilla per quanto riguarda lo studio, la tesina, l'orale, però sono preoccupata per gli scritti, specialmente quello di italiano. Voglio dire, abbiamo fatto diverse esercitazioni, diversi testi, ma ho comunque paura di fraintendere la consegna, non essere abbastanza brava o altro.» affermai, abbastanza impensierita.
Il mio stato di ansia generale si dissolse nel momento in cui il ragazzo che avevo di fianco mi prese per mano, notando che continuavo a torturarmele volontariamente.
«Secondo me andrai benissimo, farò il tifo per te, promesso.» mi disse sorridendo.
Lo ringraziai con lo sguardo, mentre calava un silenzio di imbarazzo, che nessuno dei due sapeva come rompere.

Fortunatamente lo interruppe Giulia, che uscì da camera sua parlando con qualcuno al telefono. Appena mi vide, i suoi occhi si riempirono di gioia e mi salutò con la mano, mentre mi sorrideva contenta alla scena di me e suo fratello che ci tenevamo per mano. Feci per staccarmi, mettendo fine a quel contatto tra me e lui, ma Federico non mi lasciò, anzi strinse ancora più forte, mentre sorrideva, cercando però di non darlo a vedere. Lo stavo guardando con la coda dell'occhio, perciò me ne accorsi e mi misi a ridere di nascosto.
«Ciao Claudia, non pensavo di vederti qui oggi. Credevo che Federico uscisse con degli amici, ma permettimi di dire che preferisco la compagnia femminile a quella maschile.» disse ridendo Giulia, quando finì la chiamata.
La salutai felice, ridendo.

«Cla ti va di andare a mangiare qualcosa al bar che abbiamo qui vicino? Fa dei tramezzini assurdi, devi provarli assolutamente. Li fa scaldare in un piccolo fornetto, sono buonissimi.» mi propose Federico, dopo alcuni minuti. Io accettai sorridendo, riflettendo sul fatto di avere un po' di fame, visto che non avevo nemmeno fatto colazione.
«Perfetto. Chiederei anche a Giulia, ma a dire il vero volevo passare un po' di tempo da soli. Apprezzo molto la tua compagnia, sei davvero simpatica e intrigante.» esclamò il ragazzo, leggermente imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli. Io di risposta gli strinsi la mano e arrossii.

Dopo circa venti minuti, eravamo seduti uno di fronte all'altra a un tavolino del bar preferito di Federico. Stavamo ordinando da mangiare, quando con la coda dell'occhio mi sembrò di scorgere una faccia familiare e subito cominciai ad agitarmi visibilmente, cosa che ovviamente non passò inosservata al ragazzo di fronte a me.
«Claudia cosa succede? Chi hai visto?» mi chiese, mentre si guardava intorno, non capendo però il cambio repentino di umore della ragazza.
Fabio era a pochi passi dal nostro tavolo e mi guardava con un sorriso strano, o almeno questo è quello che credevo. Subito mi passai una mano sul viso, e la voce di Federico mi portò alla realtà, facendomi rendere conto che non c'era nessuno.
«Nessuno, scusa, mi era solo sembrato di vedere una persona. Non preoccuparti sto bene.» dissi, col respiro ancora affannato.
«Credevi di aver visto Fabio non è così?» chiese Federico, retoricamente. Mi prese per mano e mi guardò dritto negli occhi, come se volesse cercare di leggermi dentro, di capire quali fossero i miei pensieri. Il cameriere che portò i nostri ordini però, interruppe il momento e io lo ringraziai mentalmente, non volevo che Federico capisse cosa stavo provando o pensando.
Appena assaggiai il tramezzino che avevo sul piatto, mi sentii in paradiso.
«Avevi ragione. Sono incredibili questi tramezzini.» dissi felicissima, coprendomi la bocca con la mano, per evitare di sputacchiare pezzetti di cibo in giro.
Parlammo un po' del più e del meno e iniziai a rendermi conto che mi sentivo davvero a mio agio con lui, a parlargli, ad averlo intorno. Realizzai poi un'altra cosa, mi stavo abituando ormai sempre di più alla sua presenza, non sapevo se fosse un bene o un male. Sinceramente non volevo nemmeno scoprirlo.

Dopo aver trascorso un po' di tempo al bar, decidemmo di fare una passeggiata per le stradine di Roma, perché nessuno dei due voleva salutarsi così presto. Arrivammo a un piccolo parco con alcune panchine, Federico propose di sederci per parlare più tranquillamente e per fermarci un attimo all'ombra, poiché era una giornata abbastanza calda. Quando ci sedemmo, le nostre mani si sfiorarono casualmente e subito lui sorrise, prendendomi per mano e portandomi più vicina a lui.
«Allora Claudia Rossati, dimmi una cosa che ti piace da morire.» disse pochi secondi dopo.
Quella domanda mi mise in difficoltà, perché era stata improvvisa, inaspettata, perciò dovetti riflettere un po' prima di rispondere.
«Può sembrare stupido, però a volte esco a suonare un po' la chitarra nella terrazza di camera mia e può capitare che i vicini abbiano tagliato l'erba. L'odore dell'erba appena tagliata mi fa impazzire, è buonissimo. Non so esattamente perché mi piaccia così tanto, però è così e basta credo.» esclamai sorridendo, cercando di non sembrare una totale idiota.
«Penso che sia una cosa carinissima invece. Siccome so già che mi farai la stessa domanda, ti anticipo e rispondo così: andare in università e ascoltare le lezioni. Amo la facoltà che ho scelto. Sognavo di studiare Medicina già da quando ero piccolo e da quando è successo un fatto inaspettato e doloroso nella mia famiglia, sono ancora più determinato a finire gli studi e diventare medico. Voglio aiutare le persone, voglio vedere un sorriso sui loro volti, voglio sapere che stanno bene.» disse, mentre i suoi occhi diventavano leggermente lucidi. Capii che non voleva affrontare l'argomento, quindi continuai a parlare come se nulla fosse.
«Sei davvero una bella persona Fede. Sei puro, speciale. Sono felice di averti conosciuto.»
Il ragazzo mi sorrise, poi mi abbracciò, tenendomi stretta.
«Grazie.» esclamò con la voce tremolante, ma carica di riconoscenza.

Mi staccai dall'abbraccio lentamente, per poi accarezzargli le guance, di una morbidezza adorabile, interrotta in alcuni punti dalla ricrescita della barba. Lo guardai negli occhi, che ora non erano più inquieti come il mare in tempesta, ma erano calmi, tranquilli.
«Grazie Claudia, davvero. Ora vorrei fare una cosa, ma non so se tu mi permetterai di farla. Nel caso non volessi ti prego fermami, non voglio causarti dolore o metterti a disagio, va bene?» disse.
Io annuii con la testa, chiedendogli però cosa volesse fare.
«Io vorrei baciarti Cla. Però non sono sicuro di quale sarà la tua reazione, quindi ti ho avvertita apposta. Scusami se sono andato oltre le barriere che avevi imposto, spero che il nostro rapporto non si rovini.»
Federico cominciò a straparlare, visibilmente agitato, perciò io gli presi il viso tra le mani, guardandolo negli occhi, dicendogli indirettamente attraverso il mio sguardo di calmarsi, di respirare, e così fece. Dopodichè mi chiese ancora scusa, ma io scossi la testa sorridendo, avvicinandomi sempre di più a lui, fino a quando le nostre labbra non si incontrarono e finalmente ci baciammo.
Potei sentire la sua gioia mentre ci stavamo baciando, allora cercai di trasmettergli tutta la felicità che avevo in corpo per fargli capire quanto fossi a mio agio. Nel momento in cui ci staccammo scoppiamo tutti e due a ridere imbarazzati, io mi nascosi il viso tra le mani, ancora ridendo.
«Significa moltissimo per me Cla, davvero. Questo bacio per me vuol dire che ti stai aprendo con me, piano piano, e non potrei che esserne entusiasta. Grazie per esserti fidata di me, prometto che non ti deluderò e non ti farò mai del male.» disse.

Nel frattempo io mi ero tolta le mani dal viso e potevo vedere i suoi occhi lucidi dall'emozione. Dentro di me mi sentivo come una bambina che mangiava le sue caramelle preferite, mi sentivo al settimo cielo. Stavo talmente bene con Federico, che non avevo nemmeno provato a bloccarlo quando voleva baciarmi, ma anzi, l'ho baciato io per prima. Dentro di me sapevo già che quel ragazzo stava diventando ogni giorno sempre più importante per me, e che ogni giorno avrei imparato a fidarmi sempre maggiormente. Sapevo dentro di me che mi sarei sentita a casa con lui. Sapevo che sarebbe diventato il mio posto sicuro, il mio rifugio, la spalla su cui piangere quando sarei stata male. Sapevo tutto ciò, solo che non ci potevo semplicemente credere.
«Devo essere io a ringraziare te. Mi fai sentire talmente tranquilla e sto talmente bene, che non ho esitato neanche un minuto ad aprirmi con te. Sei davvero una bellissima persona Fede.»
Passammo altre due ore su quella panchina, tra baci e chiacchiere, e dopo tornammo a casa di Federico, dove lo salutai e tornai a casa mia.

Appena aprii la porta, c'era mia madre seduta sul divano in soggiorno che mi aspettava col giornale in mano. Quando mi vide così felice, lo poggiò sul tavolino di fronte e fece un sorriso enorme.
«Mi sa che qualcuno ci deve raccontare qualcosa eh?» esclamò con tono ironico, mentre io iniziavo a ridere, gioiosa come non mai.

Spazio autrice <3
Finalmente i nostri due protagonisti si sono baciati! Cosa pensate di questo capitolo?

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