Capitolo dodici

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CLAUDIA

Dopo interminabili ore di estenuante attesa, passate a rivedere le simulazioni fatte in classe, a riguardare le tracce e le tipologie degli anni precedenti, era arrivato al postutto il tanto aspettato giorno della prima prova. Mi recai a scuola in macchina, con le dita che battevano contro la superficie del volante a tempo di musica, che utilizzai come metodo per tranquillizzarmi. In classe mi aspettava già Laura che, conoscendo l'ansia e l'agitazione che quella parte di esame mi procurava, mi venne subito ad abbracciare, augurandomi buona fortuna. Mezz'ora dopo avevo davanti ai miei occhi i fogli, con le varie tipologie e tracce del tema. Dopo alcuni minuti, scelsi la tipologia A, ovvero una analisi del testo. L'autore scelto era Gabriele D'Annunzio, che avevamo solamente accennato durante alcune ore. Il testo scelto era "Il Piacere", erano presenti una consegna di comprensione del testo, alcune domande di analisi e un commento finale, con ulteriori approfondimenti. Utilizzai tutte le sei ore a disposizione e sfogliai svariate volte il dizionario di italiano che mi ero portata da casa, sperando di fare un buon lavoro.
Pochi minuti dopo la fine di quella estenuante prova, potei finalmente tirare un sospiro di sollievo, felice di non aver incontrato troppi ostacoli durante la stesura dello scritto. Uscendo da scuola, guardai i miei compagni di classe e capii, dai loro occhi, dalle loro espressioni spensierate e soddisfatte, che anche loro si erano trovati nella mia stessa situazione e appena fuori, in prossimità del cancello, mi fermai a parlare meglio con Laura.
Discutemmo per un po' delle nostre impressioni sulla prova, ma il nostro pensiero principale era poter andare al bar più vicino per mangiare e bere qualcosa, staccare dall'ambito scolastico per alcune ore. Stavamo per incamminarci quando qualcuno alle nostre spalle si schiarì la voce, facendo voltare prima Laura, poi me.

«Ce ne hai messo di tempo eh!» esclamò ridendo lei.
«Scusate, ho trovato traffico, ho cercato di raggiungervi il più prima possibile.»

Era ancora più bello di quando l'avevo lasciato, mi bloccai a guardarlo, mentre sul mio viso spuntava timidamente un sorriso involontario. Inutile dirlo, mi era mancato nei giorni precedenti. Non avevamo potuto vederci poiché eravamo entrambi parecchio impegnati con lo studio, io mi ero concentrata soprattutto sulla prima prova, lui avrebbe iniziato la sessione estiva in pochi giorni, perciò era davvero concentrato sul primo esame, voleva dare il meglio di lui e per questo lo ammiravo davvero molto.

«La prima prova è stata così ardua che ora non riesci più a parlare?» disse Federico, raggiungendomi e dandomi un leggero bacio sulla fronte.
«No scusate, mi ero persa nella mente. Cosa ci fai tu qui?» chiesi, dopo aver scacciato con la mano i pensieri che avevo per la testa.
«Vuoi forse picchiarmi cara Claudia?»
«C'era una zanzara, scusami.»
Entrambi scoppiammo a ridere, gli diedi un bacio veloce e insieme a Laura ci avviammo verso il bar, che era a pochi minuti da lì.

«Allora ragazze, come avete trovato questa prima prova?» domandò visibilmente curioso Fede, guardandomi con aria preoccupata, sapendo quanta angoscia mi aveva causato l'idea della prova nei giorni precedenti.
«Diciamo che non sono del tutto felice, ho preferito fare la tipologia B, perciò una analisi e produzione di un testo argomentativo. Purtroppo non ho interpretato bene la traccia proposta e ho scritto un tema che non mi ha soddisfatto del tutto, però recupererò con la seconda prova e l'orale, ho intenzione di impegnarmi al massimo.» disse Laura, scoraggiata, mentre guardava per terra, calciando un piccolo sassolino.

La sentii borbottare qualcosa per poi sbuffare. Mi dispiaceva davvero molto per lei, voleva che andasse bene quella prova e invece ne era rimasta delusa, sapevo bene che dentro di sé ci era rimasta davvero male, ma non voleva darlo a vedere, preferiva logorarsi all'interno e sorridere all'esterno. Mi avvicinai a lei e le misi un braccio intorno alle spalle, stringendola, per farle capire che ero lì a sostenerla e supportarla sempre.
Io spiegai brevemente come era andata, ma non ebbi tanto tempo perché eravamo ormai arrivati al bar.
Ci sedemmo al primo tavolo libero e guardammo il menù, decidendo cosa prendere per pranzo. Dopo aver ordinato, parlammo del più e del meno, Fede ci disse com'era messo con lo studio per l'esame, parlammo della seconda prova, delle nostre aspettative e delle paure per l'orale. Quando arrivarono i nostri ordini, diedi un morso al mio toast, felice di poter mangiare qualcosa di sostanzioso dopo quelle infinite sei ore. Ovviamente mi ero portata una piccola merendina da casa, giusto per spiluccare qualcosa durante la pausa, ma avevo talmente tanta ansia addosso che mi si era chiuso lo stomaco, e come conseguenza non ero riuscita a mangiare nulla. Chiusi gli occhi e mugolai, in segno di piacere per quel buonissimo pranzo che stavo mangiando.

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