Capitolo tredici

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CLAUDIA

«Pensavamo di andare in Grecia, ma onestamente non mi convince come idea, è troppo classico come posto.» spiegai a Giulia e Fede, che erano seduti di fronte a me. Stavamo tutti e tre mangiando un gelato, mentre discutevamo sulla meta del mio viaggio di maturità.
«Non pensi nemmeno all'orale? Ce l'hai tra pochi giorni, giusto? Dov'è finita la mia Cla piena di ansia e preoccupazione?» chiese ridendo lui.
«Chiusa nell'armadio di camera mia, tranquillo, appena torno a casa la tiro fuori. Volevo godermi al meglio questi momenti di tranquillità e calma, ovviamente non perdendo di vista i miei obiettivi. Voglio davvero che l'esame vada bene, ci terrei molto a uscire da quel dannato Liceo con un buon punteggio.»
«Stai tranquilla Claudia, se ce l'ha fatta l'individuo qui di fianco a me tu ce la puoi fare senza nessuna difficoltà.» mi disse con tono rassicurante Giulia.
Scoppiammo a ridere tutti e tre, senza un vero e proprio motivo, ma riuscimmo a smettere solamente dopo alcuni minuti.
«Sei sempre così gentile Giu, grazie mille.» disse Federico fingendosi offeso.
Lo guardai mentre bisticciava con la sorella, mentre le faceva la linguaccia, come un bambino e, in quel momento capii, cos'era quel calore che si generava nello stomaco, risalendo la gola, quelle cosiddette farfalle che ti provocavano quella sensazione di ansia, felicità, imbarazzo. Forse non ero ancora pronta ad ammetterlo nella mia testa, non ero pronta a dargli un nome definitivo e soprattutto definito, non ero pronta a pronunciare determinate parole, ma il mio cuore sapeva, sapeva tutto.

Mi dovevo essere proprio incantata a guardarlo, perché i miei pensieri vennero bloccati da Giulia che si alzava e si dirigeva in camera sua, urlandoci un «Fate i bravi!» uscendo dalla cucina.
Io abbassai lo sguardo, mentre le mie guance si tingevano di rosso, sfuggendo al mio controllo. Federico rise, cominciando ad accarezzarmele, dandomi dolci baci sulla fronte.
«Quindi la Grecia eh?»
«Non è ancora niente di sicuro, Arianna ha detto che avrebbe guardato sul sito di Ryanair o Alitalia, per vedere se ci fossero offerte convenienti. Onestamente vorrei andare ad Amsterdam, o da qualche parte al Nord, per esempio la Norvegia. Insomma, si vedrà. Prima c'è il famoso e attesissimo orale.»

Passammo il resto del pomeriggio a parlare e guardammo un film insieme. Mi divertivo davvero molto con lui, stavo bene e speravo che le cose potessero funzionare davvero.
La sera mi portò a casa e gli proposi di rimanere a cena da me, in modo tale da conoscere il resto della famiglia. Capii subito che la mia richiesta lo aveva spiazzato, si sistemò nervoso il ciuffo nero e si grattò la nuca, esitando.
«Non sei obbligato Fede, tranquillo. La mia era solo un'idea.» dissi, cercando di essere il più rassicurante possibile. Il ragazzo di fianco a me scosse la testa, strinse il volante per poi spegnere l'auto, senza dire niente. Uscì dalla macchina e venne ad aprirmi la portiera, facendomi scendere, porgendomi la mano.

«Non mi sento forzato, anzi sono felice di conoscere la tua famiglia. Mi dispiace solo di non poter ricambiare l'offerta, purtroppo non ho un buon rapporto con i miei e la mia famiglia ormai è costituita solo da Giulia. Mi è sempre stata vicina e la considero la persona più importante della mia vita, senza di lei non avrei mai superato i brutti periodi che ho dovuto passare fino ad adesso.»
Notai che il tono della voce era particolarmente dispiaciuto, quasi spezzato. Avevo toccato un tasto dolente, senza accorgermene e ora ne stavo comprendendo le conseguenze.
«Non preoccuparti. Vieni dai, il tempo di una sigaretta e poi conosci la banda di matti lì dentro. Ho parlato un pochino di te specialmente a mio fratello Giacomo, quindi probabilmente gli stai già simpatico. Non essere teso o in ansia, sii semplicemente te stesso.» gli dissi, mentre lui tirava fuori dalla solita tasca dei jeans il solito pacchetto di sigarette e l'ormai conosciutissimo accendino rosso.
Ci appoggiamo alla macchina mentre lui fumava, godendoci quel venticello di quasi fine giugno. Guardai il cielo, le mille sfumature che il cielo aveva ormai assunto, al tramonto del sole. Amavo i tramonti. Mi sentivo come se un vestito pieno di calore e colore mi avvolgesse, facendomi sentire a casa, amata, facendomi commuovere.
Federico notò subito il mio sguardo.

«Bello eh? Tutti questi colori, sembra che sia il paradiso.»
«Hai ragione. Sembra di essere al confine della realtà, mi sembra di poter toccare questa infinita bellezza con un dito. Se questo è il paradiso, spero di finirci.» dissi sorridendo scherzosamente.
«Dai angioletto dell'aldilà, andiamo a conoscere i tuoi genitori. Sempre che tu non ci abbia ripensato.» mi richiamò lui, dopo aver buttato a terra la sigaretta e averla schiacciata con un piede.

Io risi, prendendolo per mano e tirando fuori le chiavi di casa dalla tasca.
«Benvenuto a casa Rossati, caro mio.» esclamai, entrando.
Subito venne ad accoglierci mia madre con un caloroso sorriso e non riuscii a fare meno di notare che il ragazzo di fianco a me stava cercando terribilmente di stare tranquillo, perciò lo presi per mano, per fargli capire che sarebbe andato tutto bene e che non aveva ragioni di essere teso.

«Tu sei sicuramente Federico, io sono Angela, la madre di Cla. Vieni dentro, accomodati. Stavo giusto iniziando a preparare la cena, ottimo tempismo!» disse sorridendo.
La ringraziai con lo sguardo e andammo in salotto, dove sul divano erano seduti rispettivamente mio fratello, a leggere un libro e mio papà, intento a guardare una partita di calcio.
«Buonasera.» esclamò Federico con imbarazzo.
Mio fratello mi corse subito incontro per abbracciarmi e quando vide Fede, si schiarì la voce e gli tese la mano.
«Mi chiamo Giacomo, ho 6 anni e mi piace la scienza. A te cosa piace?»
Era felice di conoscerlo, glielo leggevo dagli occhi che luccicavano e dalle sue labbra che si erano increspate in un grande sorriso. Fede si abbassò un po', gli strinse la mano deciso e ricambiò il sorriso.
«Io sono Federico, ma tu puoi chiamarmi Fede, ho venti anni e mi piace tantissimo la medicina. Che libro stavi leggendo?»
«Ah, uno sulla scienza. Me lo ha portato a casa Claudia dalla biblioteca. Leggo molto lo sai?» esclamò felice. Federico annuì, lasciando la presa e ritornando alla mia altezza.

«Bene, presumo ora tocchi a me giusto?» disse mio padre, che nel frattempo aveva spento la televisione e si era avvicinato a noi.
«Non nego che ho paura.» disse scherzosamente il ragazzo.
«Beh in effetti devi averne, posso diventare cattivo quando voglio.» esclamò con un sorriso sornione.
Subito Federico si girò verso di me con sguardo preoccupato, ma lo rassicurai con una risata.
«Ovviamente sto scherzando, sei il benvenuto, stai tranquillo. Se chiedi agli altri componenti della famiglia ti diranno senza pensarci due volte che sono un pezzo di pane.» disse ridendo anche mio papà.
«Sono Stefano comunque, piacere. Claudia ci ha parlato di te e non vedevo davvero l'ora di poterti conoscere. Ci ha detto che frequenti Medicina, sei al primo anno suppongo, come ti trovi?»

Nel frattempo mia mamma stava mettendo il cibo sui piatti, quindi andammo a sederci a tavola. Fu una serata davvero piacevole, Federico piacque fin dal primo momento ai miei genitori, si trovarono subito in sintonia e io ne fui davvero lieta.

Una volta finita la cena, salutò i miei genitori e lo riaccompagnai fuori, alla sua macchina.
«Grazie per esserti fermato Fede. Vuol dire tanto.»
«Grazie a te per avermi invitato Cla, sono davvero simpatici i tuoi e Giacomo è adorabile. Mi ricorda tanto Matteo.» esclamò, con lo sguardo perso nel vuoto. Prese una sigaretta e la accese, senza dire niente.

Capii che non dovevo assolutamente interrompere il momento parlando, perché eravamo entrati in una bolla tutta nostra, intima e non volevo assolutamente scoppiarla. Guardai il cielo, la luna che brillava, circondata da miliardi di stelle. Riflettei su quanto piccoli fossimo, su quanto insignificanti potessimo essere, ma allo stesso tempo importanti. Appoggiai la testa alla spalla di Fede, sorridendo. Lui si girò e mi diede un bacio sulla fronte.

«Le vedi tutte quelle stelle Cla? Anche tra mille anni quelle stelle continueranno a parlare di te, di me, di noi. Parleranno di quanto sei bella mentre leggi Shakespeare, parleranno dei tuoi occhi che luccicano quando mi parli, parleranno del tuo sorriso, parleranno fra di loro, sussurreranno, si innamoreranno anche loro di te, così come mi sono innamorato io. Perchè fidati Cla, è impossibile non innamorarsi di te.»

Lo baciai di scatto, senza dargli la possibilità di dirmi altro.
Trascorremmo alcuni minuti così, tra dolci baci e carezze, mentre le stelle, sopra di noi, iniziavano già a parlare.

Spazio autrice <3
Dopo una lunghissima pausa eccomi qui, stranamente con un capitolo pronto. Uno dei capitoli più importanti, direi. É il capitolo che da il titolo a questa storia, che spero vi stia piacendo.

Anche le stelle parlano di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora