Capitolo sei

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FEDERICO

«Quindi non hai provato a baciarla? Fede cazzo io davvero non riesco a comprendere quello che ti frulla in quella testa che ti ritrovi. Ti stai facendo sfuggire dalle mani una ragazza meravigliosa, a detta tua. Stai ignorando una nuova occasione per essere felice. Io davvero non ti capisco.» disse con tono frustrato mia sorella.
Io sbuffai e aprii il frigo alla ricerca di qualcosa da mangiare, non avevo ancora pranzato ed ero tornato da poco dalla biblioteca, dove avevo passato un po' di tempo con Claudia.
Presi distrattamente dello stracchino e lo poggiai sul tavolo, non facendo caso a quello che Giulia mi stava dicendo, poi presi un piatto, le posate e delle fette biscottate e iniziai a spalmare velocemente dello stracchino su di esse. Una volta addentata una fetta, mi girai a guardare Giulia, che nel frattempo aveva smesso di parlare.
«Capisco che sei più grande di me e quindi più matura, ma non sai cosa si prova. Tu non hai idea di cosa mi passa per la testa, non puoi immaginare quanto rischioso sia per me legarmi a una persona, dopo quello che è successo. Non eri lì con me Giu, non sai come ci si sente a vedere una scena del genere. E penso che tu abbia capito a cosa mi sto riferendo.»

Diedi un altro morso e osservai meglio il viso della ragazza che in quel momento mi stava di fronte. Aveva l'aria stanca, le labbra erano molto screpolate e le occhiaie si notavano subito. Mi chiesi quanto dormisse di notte. Mi chiesi se anche lei, ogni notte veniva tormentata da alcuni demoni del passato, come succedeva a me.
«Certo che so a cosa ti stai riferendo e so anche che può essere difficile aprirsi con qualcuno e affezionarsi a quella persona, ma sono sicura che potrebbe essere un bene. Ti potrebbe aiutare. Claudia ti potrebbe aiutare. La sua presenza potrebbe essere capace di alleviare il tuo dolore, di farti sorridere di nuovo. Perchè ti conosco bene e so che quando sorridi con le persone indossi una maschera, non sei davvero tu.»
Sospirai, sapendo che mia sorella aveva ragione.
«Negli ultimi giorni però, quando parli o pensi a quella ragazza, ti vedo più sereno. Come se fossi più rincuorato, tranquillo, con un peso in meno sul petto. Non puoi immaginare quanto piacere mi faccia vederti così. Però sai anche tu che devi trovare la fonte della tua felicità in te stesso. Ci vorrà tempo, ci vorrà impegno, sono certa che questa Claudia ti starà vicina in questo percorso, però tu devi capire che la tua felicità devi essere tu. La tua felicità primaria e fondamentale devi essere tu.»
Io annuii, rendendomi conto che il suo discorso era totalmente corretto. Eppure ero a conoscenza, dentro di me, del fatto che sarebbe stato molto difficile e faticoso riuscire a trovare in me stesso il nucleo della mia felicità. Da quando Matteo era morto, tutto era cambiato. Certe mie abitudini se ne erano andate con lui, come quella di mangiare latte e cereali per colazione, cosa che lui amava fare con me e Giulia.
«Mi manca tanto Giu. Ogni giorno spero che la sua mancanza si affievolisca, ma non succede. Non so se succederà mai e questa cosa mi distrugge. Se chiudo gli occhi, la sua immagine è ancora lì. Ce la sto mettendo tutta, te lo giuro, ma è più forte di me. Mi chiedo se questo mio malessere mentale finirà mai.»

Dopo aver detto ciò, cominciai a piangere, in un primo momento silenziosamente, dopo iniziai a singhiozzare, senza riuscire a fermarmi e mi rifugiai nelle braccia di mia sorella, che da anni erano diventate il mio posto sicuro. Lei mi accarezzò dolcemente la schiena, cerando di tranquillizzarmi.
«Certo che terminerà Fede, ne sono sicura. Starò sempre al tuo fianco, per incoraggiarti e supportarti, affinché tu riesca a uscirne.»
Giulia era molto più matura di me, sicuramente non l'aveva superata del tutto, ma stava meglio di me, era più forte e per me era davvero un grande e importante punto di riferimento. Per me non era solo una semplice sorella, era anche la mia migliore amica, le potevo raccontare di tutto, mi aiutava sempre in tutto e c'era sempre per me. Non potevo esserle che grato. Le volevo davvero un bene sconfinato.

Dopo avermi asciugato le lacrime, mi prese dolcemente per il polso e mi fece sedere sul divano, che era alla sinistra della porta di ingresso. Io stavo cercando di calmarmi, di fare respiri controllati, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni. Mia sorella mi accarezzò delicatamente una guancia e mi diede un bacio sulla fronte, il quale per me significava tutto.
Si alzò, andò velocemente in camera sua e quando tornò, mi accorsi che si era cambiata, probabilmente perchè doveva uscire, ipotizzai. Ciò che disse dopo confermò i miei pensieri.
«Fede io ora devo uscire con delle amiche. Torno verso sera, probabilmente prima di cena. Se sei tanto stanco, non aspettarmi alzato, so benissimo che non dormi tanto la notte. Nel caso ci vediamo domani mattina. Ah e fammi un favore chiama quella ragazza e parlaci un po'. Potresti invitarla qua, non è una cattiva idea, no?» esclamò mia sorella, prima di aprire la porta e uscire di casa.
Mi passai le mani sul viso, incerto sul da farsi. Andai in bagno e mi bagnai la faccia, i polsi e il collo, sperando di tranquillizzarmi, cosa che dopo alcuni minuti riuscii a fare. Mi guardai allo specchio. Avevo il viso tutto rosso e gli occhi ancora un po' lucidi. Sospirai. Tornai nella zona cucina, finii velocemente di mangiare quello che mi ero preparato prima e nel frattempo presi dalla tasca dei jeans il mio telefono, scrissi un veloce messaggio a Claudia, nel quale le chiedevo se poteva passare da me. Mi chiamò appena visualizzò il messaggio.

«Federico, tutto bene? E' successo qualcosa?» chiese con voce preoccupata.
«Tu vieni qui e basta, ho bisogno di parlare con qualcuno e tu sei la prima persona che mi è venuta in mente. Ora ti mando l'indirizzo. A dopo.» dissi, cercando nel migliore dei modi di non far trasparire la mia irrequietezza e la mia tensione dal tono della mia voce.
Dopo circa una decina di minuti sentii il campanello suonare, aprii la porta e scesi le scale del palazzo, per andare ad aprire la porta di ingresso e far entrare Claudia.

Appena mi vide mi salutò con la mano e con un enorme sorriso sul volto, che tramutò velocemente in preoccupazione appena si avvicinò a me.
«Dai vieni saliamo.» dissi, tendendole una mano, che lei afferrò e strinse forte.
La feci entrare nell'appartamento e chiusi la porta alle mie spalle.
«Bene, quindi, benvenuta nella lussuosa villa dei Brogni. Come puoi vedere abbiamo numerose stanze, mobili costosi e uno spazio esterno da invidiare. Se vuole darmi la sua giacca, signorina.»
Parlai ridendo e guardando la ragazza di fronte a me, che nel frattempo stava guardando l'interno dell'appartamento, ridacchiando alle mie parole.
«Con molto piacere, signor Federico.» mi disse, porgendomi la sua giacca.
Andai velocemente ad appenderla sull'appendiabiti e tornai di fianco alla ragazza, che mi stava guardando, improvvisamente seria.
«Federico, cosa è successo prima? Appena ti ho visto quando sono arrivata mi sono immediatamente allarmata. Sembri distrutto. Problemi con i tuoi amici? Con l'università?»
Negai scuotendo la testa, andandomi a sedere sul divano, facendo segno di seguirmi. La ragazza si sedette di fianco a me, guardandomi, pronta ad ascoltare ciò che stavo per dire.

«E' una lunga storia, complicata e personale. Non mi sentirei pronto per dirtela, scusami. Non sto dicendo che non te la dirò, ma ora come ora non me la sento. Però grazie per essere venuta, davvero. Apprezzo molto questo gesto. Grazie Cla.»
Sospirai, passandomi una mano sul collo, sperando di non aver offeso la ragazza al mio fianco.
«Non devi preoccuparti Federico, non voglio metterti alcun pressione o fretta. Quando vorrai io sarò disponibile a sentire questa storia. Non ringraziarmi.» mi disse Claudia, sorridendo e prendendomi per mano.
Mano che io strinsi senza indugio, cercando di trasmettere la mia gratitudine alla ragazza.

Dopo alcuni minuti in cui nessuno dei due pronunciò una parola, Claudia decise di rompere il silenzio che si era venuto a creare.
«Vivi qui da solo?» chiese, guardandosi intorno, analizzando l'appartamento.
«No in realtà vivo con Giulia, mia sorella. E' leggermente più grande di me, ma andiamo davvero d'accordo. Mi è stata vicino in uno dei periodi peggiori della mia vita e non potrei che esserle profondamente riconoscente. E' davvero una persona fantastica e speciale, sono sicuro che ti prenderebbe subito in simpatia. Penso che tra poco tornerà a casa, magari potresti conoscerla, sempre se ti va».
«Certo. Alla fine ti è tornato utile il libro che hai preso prima?»
Annuii sorridendo, rendendomi conto che né io né lei avevamo deciso di eliminare il contatto tra le nostre mani.
Sapevo già dentro di me, che sarebbe diventata essenziale e molto speciale e non avevo alcuna intenzione di ferirla, di farla stare male. Involontariamente sorridevo se sapevo che Claudia stava bene e diventavo sconsolato se sapevo che stava male. Lei non ne era ancora a conoscenza, ma stava già influenzando il mio umore e non poco.

Passammo così le due ore successive, parlando del più e del meno, scherzando, ma non ci staccammo mai, ci tenemmo sempre per mano, legati. Appena sentimmo aprirsi la porta d'entrata, ci alzammo, Claudia fece per allontanarsi imbarazzata, ma io la tenni per mano, sorridendole incoraggiante.
Quando Giulia entrò, diventò subito raggiante alla vista della ragazza al mio fianco. Posò la borsa sul tavolo della cucina e venne subito a presentarsi.
«Vi va di cenare? Io avrei un po' di fame.» chiese, tornando nella zona cucina. Io e Claudia accettammo, facendo un cenno positivo con la testa.
Come immaginavo, Claudia e mia sorella andarono subito d'accordo, Giulia la prese molto in simpatia e io non potevo che esserne contento. Passai tutta la serata a sorridere come un idiota alla vista delle due ragazze che conversavano tranquillamente.
Dopo cena, riaccompagnai Claudia alla sua macchina.
«E' stato bello, mi sono divertita molto. Giulia è davvero simpatica.» disse felice.
«Mi fa piacere Cla, davvero. Magari potremmo farlo più spesso.»
«Certo. Ora scusami, ma devo proprio andare. Ci sentiamo Fede.»
La presi delicatamente per un polso e la avvicinai a me, la abbracciai forte e la strinsi a me, dandole un piccolo bacio sull'angolo della bocca. Poi la lasciai, guardandola andare verso la macchina, con il cuore che stava saltando di gioia.

Spazio autrice <3
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