Capitolo trentuno

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CLAUDIA

Quei giorni in montagna con Fede erano stati meravigliosi, mi avevano permesso di rilassarmi e di chiudermi in una specie di bolla con lui.
Purtroppo però, la vita reale stava sempre lì fuori, e con essa anche nuovi inizi.
Era infatti iniziato ottobre, e con esso era giunta l’ora di salutare le mie amiche, le quali erano state accettate in Università in altre regioni, e non le avrei riviste per alcune settimane.
Ci eravamo dunque riunite a casa mia, come spesso avevamo fatto durante gli anni delle superiori.
«Allora, non ci racconti niente di questo weekend in montagna con Federico? Avete fatto i piccioncini tutto il tempo immagino. Sporcaccioni!» esclamò ridendo Vittoria, mentre Laura e e Arianna ammiccavano alzando le sopracciglia.
Scoppiai a ridere imbarazzata, nascondendo il viso tra le mani.
«Vi posso solo dire che l’idromassaggio è davvero una figata.»
«Lo sapevo! Vi siete divertiti alla grande allora. Tu come ti senti?» mi chiese Laura, alla quale avevo già raccontato del diverbio che c’era stato alcuni giorni prima con Federico, e sui miei dubbi.
«Bene, sono stata bene. Con Fede sto bene, c’è molta sintonia, parliamo di tutto quello che ci passa per la testa.»
Mi stavo torturando le mani mentre pronunciavo quelle parole, sapevo perfettamente dove Laura voleva arrivare, ma io non volevo affatto arrivarci.
«Questo l’abbiamo capito tesoro. Quello che intendevo è: come ti senti tu riguardo a lui? Sei ancora tanto innamorata o magari è cam-»
«Ora basta. Vi ho chiesto di vedervi perché domani voi partite e ci rivediamo solo alla fine del mese, non vi ho chiesto di venire qui per farmi la morale su cose che devo ancora affrontare e capire chiaramente io, ok?» esclamai seria, bloccando Laura con un gesto della mano.
Ero arrabbiata. Volevo godermi al massimo quella serata con le mie amiche, e non avevo intenzione che i pensieri sulla mia relazione prendessero controllo della mia mente, come avevano fatto nell’ultimo periodo.
«Scusaci Cla.» esclamò Arianna, venendomi vicina e abbracciandomi.
«Scusatemi voi ragazze, davvero. Sono solo nervosa per questa situazione, per l’inizio dell’Università e altre cose. Vi voglio un mondo di bene, mi mancherete con tutto il cuore.»
Mi vennero tutte vicine, e ci abbracciamo fortissimo.
Erano la parte migliore di me, e mi sarebbero mancate terribilmente, specialmente Laura, che era entrata nella facoltà di Psicologia a Bologna, realizzando così il suo sogno.
Passammo quindi la serata a parlare del più e del meno, di ricordi delle superiori, mangiando caramelle, gelato e guardando un film che era un must per quel tipo di incontri: “Tre uomini e una gamba”.
Purtroppo però, arrivò il momento di salutarci. Le accompagnai alla porta, consapevole che le avrei riviste solo a fine mese, per una festa di Halloween organizzata da Lollo, il quale ci aveva pregato di andare.
Con gli occhi lucidi e un nodo enorme in gola ci salutammo, abbracciandoci per un’ultima volta.
«Voglio sapere tutto quello che succede, mi raccomando. Venite a trovarmi a Roma, non dimenticatevi di me. Ci vediamo tra un mese.» sussurrai, una volta sciolto l’abbraccio.
Rientrai in casa, e sospirai, mentre le lacrime minacciavano potenti di uscire.
«Tesoro va tutto bene? Mi sembri molto triste.» mi chiese mia madre, toccandomi dolcemente un braccio.
«No non va un cazzo bene mamma! Io qui mi sento soffocare, non ci riesco a stare chiusa a Roma, l’idea dell’Università mi terrorizza e ora le mie più care amiche se ne vanno.» urlai io, agitando le braccia in aria, scoppiando a piangere, dando voce a quasi tutti i miei pensieri che negli ultimi giorni avevo tenuto rinchiusi a chiave nella stanza più profonda della mia mente.
«Tesoro noi siamo sempre qui per te, lo sai vero? Qualsiasi problema tu abbia, noi ci siamo.»
Mia madre mi abbracciò stretta, e ancora singhiozzando, sentii una manina che mi picchietta sul fianco. Era Giacomo.
«Sorellona perché piangi? Sei triste che le tue amiche se ne vanno?» disse lui, con aria interrogativa.
Io mi staccai dall’abbraccio con mia madre e lo guardai, sorridendo, asciugandomi le lacrime.
«Eh si Giacomino, è proprio così.»
«Però non piangere! Se sorridi sei più bella. Vieni a leggere un libro insieme a me?» mi chiese con occhi imploranti.
Io annuii e lo seguii su per le scale, fino in camera sua.
Era incredibile come quel piccoletto potesse migliorarmi l’umore anche solo con un sorriso. 
«Ora però vado a dormire Giacomo, domani mi iniziano le lezioni all’Università e non voglio arrivare troppo stanca. Ci vediamo domani pomeriggio, va bene?» gli dissi, alzandomi dal suo letto, poco dopo.

Sospirai, entrando nella sede della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza.
Ero emozionata per quel nuovo inizio, ma allo stesso tempo spaventata, e confusa a causa di diversi pensieri che da giorni si susseguivano nella mia testa.
Temevo di non essere all’altezza, non sapevo se quella fosse davvero la mia strada, se la sensazione di essere intrappolata in quella città che ormai mi stava diventando scomoda era solo passeggera.
Ero talmente persa nella mia testa che non notai che una persona mi stava picchiettando sulla spalla.
«Scusami, mi sembri un po’ disorientata. Anche tu primo anno? Io sono Martina, piacere.» esclamò una ragazza poco più bassa di me, capelli ramati e due occhiali dorati a incorniciarle il viso.
«Si, anche io sto al primo. Mi chiamo Claudia, puoi chiamarmi Cla. Sai per caso dov’è l’aula 8?» le chiesi, ridendo, mentre mi giravo su me stessa alla ricerca della stanza.
«Tranquilla, penso di averla vista poco fa. Ti va se ci sediamo vicine? Non conosco ancora nessuno, e tu mi sembri una buona persona.» mi chiese lei, titubante, guardando il pavimento. Probabilmente pensava che io avessi già un gruppetto di amiche, e si aspettava una risposta negativa, che però non arrivò.
Martina rialzò lo sguardo sorpresa e mi regalò un sorriso a trentadue denti.
Mi prese per mano e la seguii volentieri verso l’aula in cui si sarebbe tenuta la nostra prima lezione, mentre il via vai di studenti si faceva sempre più intenso.
Forse non era proprio così terrificante l’Università, no?
Dopo una mattinata intensa passata a prendere appunti sui vari corsi, varie modalità di esami e materiale di studio, ero davvero stanchissima, e non vedevo l’ora di mettere qualcosa sotto i denti.
«Cla, io pensavo di andare a mangiare qualcosa al volo in un bar qui vicino. Ti andrebbe di venire? C’è anche mio fratello, è di due anni più grande di noi, studia Medicina. Penso ti piacerà.»
La guardai sorridendo, felice di aver già trovato un’amica.
«Certo, mi andrebbe volentieri. Ora che parli di Medicina mi hai fatto venire in mente che non ho più detto nulla a Federico, il mio ragazzo. Sai, anche lui studia Medicina, magari si conoscono!» esclamai, mentre prendevo il telefono dalla tasca dello zaino e scrivevo un messaggio veloce a Federico. Lo rimisi subito nello zaino, senza aspettare una risposta.
Volevo conoscere meglio quella Martina, e esplorare un po’ i dintorni dell’Università.
«Beh, tra pochi minuti sicuramente lo scopriremo. Vieni, il bar è a pochi minuti a piedi.» mi disse la ragazza, prendendomi gentilmente per mano.
In effetti il bar era davvero vicino, cosa di cui fui davvero contenta: il mio stomaco stava brontolando sonoramente ed era davvero imbarazzante.
Quando entrammo Martina si guardò intorno alcuni secondi, fino a che non individuò suo fratello: un ragazzo con i capelli castani, abbastanza lunghi e ricci, che stava seduto a un tavolo.
«Ciao pulce. Hai già fatto conoscenze a quanto vedo, ne sono entusiasta.» esclamò mentre ci stavamo sedendo.
«Claudia, lui è Leonardo, mio fratello.»
«Molto piacere.» affermai mentre gli porgevo la mano, sorridente.
Lui me la strinse, spostando lo sguardo da sua sorella a me: aveva due occhi di un verde molto acceso, proprio come quelli di Martina.
«Fai Medicina, giusto?» chiesi, e quando lui annuì, continuai: «conosci per caso Federico Brogni?»
«Brogni? Mmhh...sì mi è familiare come nome, penso sia nel mio corso. Un bravo ragazzo, ma non lo conosco tanto.» disse lui, continuando a guardarmi con aria enigmatica e incuriosita.
Per sottrarmi da quella situazione mi schiarii la voce e presi un menù, cercando qualcosa da mangiare.
Mezz’ora dopo, con la pancia piena e la tensione iniziale più affievolita, mi stavo davvero divertendo.
Martina si stava rivelando una ragazza estremamente interessante, dall’esterno appariva molto timida e riservata, quando in realtà era piena di energia e aveva sempre la battuta pronta.
Io e lei ne avremmo passate delle belle, ne ero più che certa.
«Ragazze è stato davvero un piacere ma ora scappo perché mi aspetta un pomeriggio pieno di lezioni. Claudia sono felice di averti conosciuto, mi sembri una ragazza con la testa a posto, quindi per favore controlla quest’altra qui, prima che faccia pazzie.» esclamò Leonardo, alzandosi dal tavolo, sorridendo ad entrambe, per poi avviarsi verso l’uscita.
«Vi assomigliate molto, sai? Soprattutto nei modi di fare. Si vede che siete molto legati.» le dissi.
«Tu sei figlia unica?» mi chiese lei, mentre con lo sguardo chiamava il cameriere, per chiedere due caffè.
Così, tra diverse domande e un caffè macchiato davanti, passammo quasi due ore all’interno di quel bar, conoscendoci meglio.
Stavo parlando, quando lo squillo del telefono mi bloccò; mi scusai con Martina e risposi, felice di sentire Federico.
«Ho saputo che hai già fatto amicizia! Stasera passo da te e mi racconti tutto, va bene?» disse lui, dall’altro capo del telefono, con un tono estremamente felice di voce.
«È proprio così. Vieni per cena, ai miei farebbe piacere, e Giacomo è da giorni che chiede di te. Ormai vuole più bene a te che a me.»
«Va bene, affare fatto. Ora ti saluto perché sta per iniziare una lezione, volevo solo sentire la tua voce. Baci.» esclamò, chiudendo subito dopo la chiamata.
«Era il famoso Federico?» mi chiese Martina, mentre sorseggiava il suo caffè, ormai freddo.
Io annuii, però ero perplessa: non gli avevo accennato della nuova ragazza nel messaggio, quindi come faceva a sapere che avevo già fatto conoscenze?
«Terra chiama Cla, va tutto bene?» esclamò ridendo la mia amica, sventolandomi una mano davanti la faccia.
«Sì perdonami, ultimamente ho solo un po’ di pensieri per la testa.» esclamai imbarazzata, arrossendo immediatamente.
«Non preoccuparti. Se e quando vorrai parlarmene, sai dove trovarmi.» disse lei, facendomi l’occhiolino.
Poco dopo ci alzammo, andammo al bancone per pagare ma il cameriere ci disse che il conto era già stato saldato: Leonardo aveva offerto il pranzo a entrambe, un gesto non da poco.
Mi ripromisi mentalmente di ringraziarlo appena avrei avuto l’occasione di rivederlo.
«Amica mia, mi sa che ci salutiamo qui. Ma non temere, domani è un altro giorno e non ti libererai facilmente di me.» disse Martina.
Io risi, ci scambiammo velocemente i numeri di telefono e un grande abbraccio, poi uscimmo dal bar, ognuna per la propria strada.

«Hai avuto il piacere di conoscere Leonardo Sossori, allora?» esclamò con un tono stranamente diffidente il mio ragazzo, quando ci sedemmo sul mio letto dopo aver cenato insieme alla mia famiglia.
«Sì, è il fratello di Martina. L’ho conosciuta oggi in Università e abbiamo subito fatto amicizia, sono felicissima di averla conosciuta, ti giuro. Sembra una ragazza per bene, ma secondo me sotto sotto è un po’ pazza come me, quindi andiamo già super d’accordo.» esclamai felice, con gli occhi che brillavano.
«Stai alla larga da Leonardo, Claudia.» disse Federico, ancora più serio di prima.
Io sbuffai, scuotendo la testa.
«Possibile che, di tutto quello che ti ho detto, tu ti concentri solo sul fatto che ho conosciuto il fratello di Martina? E poi scusa, ma cos’hai contro di lui? Lui mi ha parlato bene di te.» risposi io, subito andando sulla difensiva.
Non capivo l’atteggiamento del mio ragazzo, di solito non si dimostrava così geloso.
«Non mi conosce Claudia, siamo solo compagni di università. C’avrò scambiato due parole nel corso dell’anno scorso, e mi sono bastate per capire che è solo un coglione, egoista ed egocentrico.»
Io ero scioccata, non avevo mai sentito Fede parlare di qualcuno in quel modo. Stava esagerando.
«Ma cosa stai dicendo? Prima ho parlato un po’ anche con lui, è un ragazzo molto disponibile e gentile, ci ha perfino offerto il pranzo.» esclamai, arrabbiata.
«Oh sono certo che ti abbia offerto il pranzo, e penso di sapere anche il suo obiettivo.» mi rispose lui, alzando il tono della voce.
Io lo guardai strabuzzando gli occhi.
«Ma cosa cazzo stai dicendo Federico? Ma ti stai sentendo?»
Non potevo credere a quello che stavo sentendo, al fatto che il ragazzo che avevo davanti stesse alludendo a certe cose.
«Hai forse accennato al fatto che sei fidanzata, quando gli hai chiesto di me? O quando è venuto a dirmi che avevo proprio una bella amica, me l’ha detto in tono amichevole e senza nessuno scopo in particolare?»
Io non dissi nulla, non sapevo nemmeno cosa dire, quella discussione era talmente stupida che a malapena credevo che stessimo davvero litigando.
«Oh quindi ora quando mi presento a qualsiasi persona di sesso maschile devo avere scritto in fronte che sono fidanzata con Francesco Brogni? Cazzo ma ti ripigli?» urlai io, stanca, alzandomi dal letto.
«Non hai capito niente Claudia, il problema qui non è il fatto di dire che sei fidanzata, ma è quel coglione di Sossori che vuole provarci con te.» urlò lui, di rimando, avvicinandosi a me, col viso rosso.
«Ti stai costruendo un fottuto castello in aria Federico, renditene conto.»
«Lasciamo stare Claudia, non voglio litigare.»
«Ah no? E questo cosa cazzo ti sembra?» urlai io, mentre sentivo gli occhi farsi lucidi.
Non eravamo mai arrivati al punto di urlarci contro, e improvvisamente tutta quella situazione mi faceva molta paura.
«Buonanotte Claudia.» esclamò lui, con tono piatto, uscendo dalla mia stanza e andando al piano di sotto, dove salutò velocemente i miei genitori, e poi uscì di casa.
Seguii la sua sagoma dalla finestra, fino a che salì in macchina, verso casa sua.
Fu in quel momento che mi resi conto che stavo piangendo.

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