FEDERICO
Quando finii di descrivere la giornata precedente a mia sorella, lei mi stava guardando con gli occhi splendenti e lucidi dalla felicità.
«Quindi hai trascorso il pomeriggio insieme a lei e alle sue amiche a Gardaland?» chiese, con un sorriso a trentadue denti sul viso.
Alla mia risposta affermativa, mi fece un'altra domanda.
«Come sono le sue amiche? Simpatiche?»
«Si, sono molto diverse tra di loro caratterialmente, ma nonostante ciò sono davvero unite e la loro amicizia è veramente stupenda. Non penso di aver mai avuto un gruppo di amici così legato e onestamente le invidio. Si capisce che non c'è nessun velo tra loro, possono parlare di qualunque cosa e si supportano a vicenda.»
Riflettei, incrociando le braccia, sbuffando leggermente.
«Fede sono sicura che sei ancora in tempo, hai solo ventuno anni, hai ancora gli anni migliori davanti a te. Fidati di me, io li sto passando ora e ho trovato un gruppo di persone meravigliose, pure, genuine. Davvero delle belle anime. Hai ancora tanto tempo, tranquillo. Comunque anche se non trovassi queste persone che cerchi tanto, anche tu da solo ti basti. Stare da soli non è affatto brutto come tutti lo descrivono. Non sono cose di cui preoccuparsi alla tua età.» mi disse, comprensiva, facendomi una leggera carezza sulla guancia destra. A quel gesto, io chiusi gli occhi e feci un piccolo sorriso, sollevando leggermente gli angoli della bocca.Mi propose poi di guardare un film e, quando accettai, ci spostammo dal letto di camera mia al soggiorno, per metterci sul divano.
Prima di sedersi però, lei prese dal piccolo scaffale sopra la televisione un DVD e lo inserì nel lettore. Quando vidi la sigla, involontariamente, alcune lacrime cominciarono a scendere dai miei occhi, lucidissimi.
Guardai mia sorella, che mi prese per mano e me la strinse, capendo il mio stato d'animo.
«Era il suo film preferito. Lo guardavamo quasi ogni venerdì sera, seduti sul grande divano di casa, circondati da un sacco di cuscini, mentre tenevamo tra le mani una ciotola ricolma di popcorn. Te lo ricordi Giu?» chiesi, con la voce tremante per la nostalgia che stavo provando.
Lei annuì, stringendomi più forte la mano, per farmi capire che lei era lì, vicino a me e con me, a sostenermi, ad aiutarmi, come aveva fatto da quel fatidico 20 settembre di due anni fa in poi.
«C'è un motivo preciso per cui ho deciso di vedere questo film, Fede. Sono passati due anni, sono pochi, lo so, ma voglio che tu cominci a superare il fatto che Matteo sia morto. Soprattutto vorrei che smettessi di colpevolizzarti. Pensi che io non ti senta, la notte, quando alle 2:00 di notte ti svegli, in preda al panico, alla tristezza, alla sua mancanza e inizi a piangere silenziosamente, nella speranza che io non ti ascolti? Anche io ho molti momenti di debolezza, di nostalgia, ma nonostante ciò cerco di sorridere, per le cose e le persone che ho ora. Sorrido perché so che è quello che vorrebbe anche lui. Lui vorrebbe vederci felici, anche senza di lui. So che è difficile Fede, ti sembrerà impossibile. Alcuni giorni dovrai stringere i denti, ti ritroverai a urlare fino a quando non hai più voce, piangere fino a quando non avrai più lacrime. Devi combattere i tuoi demoni Federico, io sto lottando, anche tu devi farlo. Non ti permetterò però di affrontare tutto da solo, non saresti in grado di superare la sua morte da solo. Per questa ragione penso che Claudia sia e sarà una presenza positiva nella tua vita. Quando sei con lei, o parli di lei, mi accorgo di un luccichio nei tuoi occhi, che non non vedevo da tempo.» mi disse, mentre i suoi occhi cominciavano ad essere lucidi.
«Grazie Giulia, grazie davvero, ma non penso che riuscirò mai a superare questa cosa del tutto. Mi ha segnato nel profondo, mi ha lasciato una ferita che nemmeno il tempo potrà guarire del tutto. Mi ha lasciato delle cicatrici sul cuore, sulla pelle, che non andranno mai via, non spariranno mai.»Mi portai istintivamente le mani al cuore e chiusi gli occhi, mentre i ricordi dolorosi iniziavano a riaffiorare nella mia mente. Non potevo farci nulla, d'altronde come tutte le volte che mi veniva un attacco del genere. Ero in balìa dei ricordi, avevano preso possesso di me, non riuscivo a liberarmene. Ero chiuso in gabbia, incatenato, senza via di fuga, senza voce per urlare, senza fiato per parlare, per chiedere aiuto, senza forze per cercare di scappare. Da due anni mi ero ormai rassegnato al fatto che, quando ritornavo con la mente alla morte di Matteo, faceva capolino un attacco di panico. Alcuni erano caratterizzati da pochi sintomi, solitamente brividi, tachicardia, tremori, ma altri mi toglievano il respiro, mi facevano provare un senso di nausea insopportabile, mi sentivo soffocare. Agli inizi erano inaspettati, mi coglievano di sorpresa, ma col tempo erano diventati più prevedibili e riuscivo a gestirli da solo, nonostante alcune volte avessi bisogno della presenza di qualcuno, mia sorella. Lei era l'unica a conoscenza degli attacchi, non l'avevo mai detto a nessun altro e il solo pensiero di affrontare l'argomento con Claudia mi terrorizzava, ma sapevo bene che presto avrei dovuto dirglielo, cercando di affrontare insieme la situazione.
Tutto intorno a me scomparve, la voce di mia sorella, il ticchettio dell'orologio da parete che si trovava sopra la televisione, il rumore delle foglie mosse dal vento. Fu come se non ci fosse più niente, se non io. Mi sentii terribilmente perso, senza una guida, senza orientamento. Mi sentii vuoto. Ero diventato una marionetta, i miei fili erano mossi dalle mani dei ricordi, che mmi guardavano con un ghigno malvagio nel viso, mentre ridevano, prendendosi gioco di me.
Provai a urlare ma non riuscivo ad aprire bocca, il mio battito diventò sempre più veloce, cominciai a tremare. Eccolo lì, il mio attacco di panico, che veniva a farmi visita. Eccoli lì, i miei demoni, dei quali ero alla mercé, che mi devastavano, mi toglievano il respiro, mi rendevano la vita uno straziante susseguirsi di eventi.Poi improvvisamente, i fili che mi stavano muovendo, caddero a terra e io con loro. La gabbia si aprì, mi liberai dalle catene che mi tenevano bloccato e fuggii.
«Fede ti prego apri gli occhi, mi stai facendo preoccupare molto. Mi dispiace se ho parlato di nuovo di Matteo, scusami.»
E infine, eccola lì, la mia salvezza. Giulia, che da sempre mi supportava, mi stava accanto, mi salvava.
Quando si accorse che i miei occhi erano puntati su di lei, si rassicurò e mi abbracciò. Io ricambiai, accarezzandole dolcemente la schiena, appoggiando la mia testa sul suo incavo della spalla.
«Non puoi andare avanti così. Lo sai anche tu Fede, ti sta logorando dentro, ti sta lentamente cancellando. Da quando c'è Claudia sei più raggiante, felice, solare, ma non sempre potrà esserci. Non puoi farla diventare il tuo calmante, la distruggeresti e ti distruggeresti. Devi trovare una ragione di calma che nasca dentro di te.»
Io annuii, abbassando un po' la testa.
«E' per questo motivo che devi parlarne con qualcuno di esperto. So che ne abbiamo già parlato, so cosa pensi, ma ti prego Fede, te lo chiedo anche in ginocchio se c'è bisogno di farlo, vai da uno psicologo. Non te lo dico solo da sorella, ma da amica. Chiunque se ti vedesse meglio sarebbe preoccupato. Fai un tentativo Fede, non ti chiedo nient'altro.»Io annuii nuovamente, consapevole del fatto che mia sorella avesse ragione, consapevole che la situazione stesse peggiorando sempre di più e non potevo più cercare di gestirla da solo.
Parlammo ancora alcuni minuti, poi continuammo a vedere il film, sempre tenendoci per mano.Spazio autrice <3
Questo capitolo non mi fa impazzire, ma l'ho riscritto ben due volte perché mi ha messo molto in difficoltà. Spero però che il risultato finale sia di vostro gradimento. Fatemi sapere cosa ne pensate!
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Anche le stelle parlano di te
ChickLitL'amore può avvicinare due persone, ma allo stesso modo può allontanarle. Può guarire delle vecchie ferite e causarne di nuove, molto più profonde, molto più dolorose. Claudia ha ormai finito il quinto anno del liceo classico e non è ancora sicura d...