CLAUDIA
Dopo quella discussione io e Federico non ci eravamo più visti, era passata circa una settimana, e a malapena parlavamo per messaggio.
Non avevo detto nulla del litigio ai miei genitori, né alle mie amiche, nonostante la mia testa tra le nubi avesse incuriosito più di una volta Martina, la quale però non insisteva, rispettando i miei spazi.
Ero sempre più distratta, avevo smesso di prendere appunti alle lezioni e spesso non ascoltavo nemmeno.
Nella mia testa sentivo ancora le parole di Fede, la rabbia che ci eravamo scagliati contro quella sera, senza alcuna esitazione.
Non avevamo mai avuto un litigio così pesante, sapevo che col giusto tempo e soprattutto parlandone, si sarebbe risolto, ma il suo viso paonazzo, il suo tono serio e pieno di ira, mi ricordavano Fabio. Cercai di scacciare quella similitudine, sbuffando, tentando di prestare attenzione alla lezione che stavo seguendo quella mattina.
Picchiettai la penna sul banco, e quando arrivò finalmente l'orario di fine, sospirai sollevata.
«So io cosa ti vuole amica mia, shopping. Sano e sfrenato shopping, solo io e te. Ci stai?» mi chiese prendendomi per un braccio Martina.
Io sorrisi, ringraziandola con lo sguardo.
Misi il quaderno e il computer nello zaino, fedele compagno di tutte le mie avventure alle superiori, e aspettai che Martina facesse lo stesso, per uscire insieme dall'università.
«Per me si può fare anche questo pomeriggio, tanto non ho nulla da fare.» esclamai mentre distrattamente guardavo lo schermo del mio cellulare, aprendo la porta per uscire.
«Ne sei sicura?» mi chiese Martina, con tono divertito.
Alzai lo sguardo, con un'espressione confusa e la guardai, non capendo cosa stesse dicendo.
Con la testa mi fece un cenno verso l'esterno dell'edificio, dove, appoggiato al muro c'era Federico, con un mazzo di rose in mano.
Quando lo vidi, il cuore mi saltò in gola.
Martina mi toccò velocemente la spalla, salutandomi, in modo tale che potessi parlare con il ragazzo in privato. La ringraziai con lo sguardo, e mi diressi verso Federico.Più mi avvicinavo, più mi rendevo conto che la situazione stava facendo stare male anche lui: aveva gli occhi segnati da due profonde occhiaie, come se avesse problemi a dormire.
«Ciao.» riuscii solo a dire, una volta davanti a lui.
«Ciao. Volevo scusarmi per il comportamento dell'altra sera, sono stato un coglione, specialmente ad alzare la voce in quel modo e a trattarti come ho fatto. Non ne avevo affatto il diritto, ho esagerato. Sappi però che la mia opinione su Leonardo non cambia, non mi ha mai dato una buona impressione.» esclamò lui, tenendo lo sguardo basso e porgendomi le rose.
Io le presi, le annusai e sorrisi.
Mi avvicinai ancora di più a Fede, e gli accarezzai una guancia; gesto che gli fece alzare lo sguardo, incontrando i miei occhi.
Notai con dispiacere che gli occhi si facevano sempre più lucidi, e cercava in tutti i modi di abbassare nuovamente lo sguardo.
Non sapendo cosa dire, feci l'unica cosa che volevo fare: lo abbracciai, cercando di non danneggiare troppo il mazzo di rose.
Lui scoppiò, cominciò a piangere, continuando a dirgli quanto gli dispiacesse, accarezzandomi i capelli, per poi stringermi sempre più forte, come se avesse paura che da un momento all'altro potessi scivolare via, scomparire.
«Ho una tale paura di perderti Cla, non riesco a sopportarmi per questo. Da quando è morto Matteo ho fatto sempre fatica a legarmi a una nuova persona, il terrore che mi abbandonasse o che peggio, potessi ferirla io, mi bloccava sempre. Con te è stato diverso, ho cercato di ingoiare questo timore, senza dargli il permesso di controllarmi i pensieri. Ma dopo la discussione dell'altra sera, ho realizzato ancora una volta che sei la persona più importante della mia vita e che non posso permettermi di far prevalere la mia stupida paura. Io voglio averti nella mia vita Cla.»
Lo abbracciai ancora più forte, e lui mi prese il viso tra le mani, baciandomi, come mai prima d'ora. Quel bacio sapeva di tutte le parole non dette in quei giorni in cui non ci eravamo visti né sentiti, sapeva di promesse e di scuse, di perdono e di amore.
«Hai piani per questo pomeriggio?» mi chiese dopo alcuni minuti passati in silenzio, mentre camminavamo nei dintorni della mia Facoltà.
Io scossi la testa, in segno negativo e lui fece un grande sorriso.
«Allora ti rapisco per alcune ore, ti va? C'è un piccolo borgo a circa un'oretta di macchina da qui e voglio portartici. Posso?» chiese lui, mentre mi prendeva per mano.
«Certo, mi farebbe molto piacere. Mi dispiace del litigio, non volevo che prendesse quella brutta piega.» affermai io, sorridendo, continuando però a essere pensierosa.
Continuavo infatti ad avere la sensazione che le cose non fossero sistemate completamente, come se continuassi ad avere un blocco nei confronti di Fede, che non mi permetteva di trascorrere in pace e in tranquillità quel tempo con lui.
«Perfetto, allora prendiamo qualcosa di veloce da mangiare e poi partiamo.» esclamò lui, entusiasta, stringendomi ancora di più la mano.
Mi sembrava un bambino felice nel suo parco giochi preferito, e ciò mi fece ridere, beccandomi un'occhiata da Fede, alla quale io alzai le spalle, cercando di rimanere seria.
Purtroppo fallii miseramente, e alla mia risata si unì anche la sua, dando origine a quella melodia che tanto amavo.
Alla fine andava tutto bene, avevamo risolto, no?
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Anche le stelle parlano di te
Literatura FemininaL'amore può avvicinare due persone, ma allo stesso modo può allontanarle. Può guarire delle vecchie ferite e causarne di nuove, molto più profonde, molto più dolorose. Claudia ha ormai finito il quinto anno del liceo classico e non è ancora sicura d...