Capitolo trenta

36 13 1
                                    

FEDERICO

«Quando hai parlato di fare qualche escursione, pensavo intendessi una passeggiatina tra i boschi, non una camminata di millemila chilometri dispersi nella foresta.» esclamò Claudia, esausta, bevendo dell'acqua da una borraccia.
«Millemila chilometri? Dai Cla, saranno stati 10 chilometri al massimo. Sono sicuro che più tardi ti sentirai rinata e fresca come un fiorellino.»
Risi, prendendola in giro, mentre lei mi bagnava con l'acqua rimanente all'interno della borraccia.
Eravamo seduti su una panchina lungo il sentiero, mancava poco per tornare a casa, ma Claudia mi aveva implorato di fare una pausa lunga.
«Dai stupida, così mi hai bagnato tutto. E poi che acqua berrai se ti verrà sete? Mh?» esclamai, cercando di rimanere serio di fronte alla scena.
La ragazza di fronte a me mi stava guardando intensamente, specialmente dal momento in cui la maglia mi si era appiccicata alla pelle, piena d'acqua.
Conoscevo quello sguardo, avrei potuto leggere il desiderio nascosto nei suoi occhi anche ad occhi chiusi. Lentamente si avvicinò a me, mentre il mio cuore iniziava a battere sempre più forte, e il respiro incontrollato.
La osservai: aveva il viso leggermente arrossato per la fatica, era sudata e le labbra erano ancora accarezzate da qualche gocciolina d'acqua. I capelli, raccolti in una coda, si erano ribellati, alcune ciocche erano sfuggite al controllo di Cla e le incorniciavano il viso.
I nostri occhi si incontrarono, prendendosi per mano, parlando una lingua tutta loro.
Le spostai dolcemente una ciocca scura dietro l'orecchio, dandole un delicato bacio sulla fronte, mantenendo il contatto tramite la mano appoggiata alla sua guancia.
«Immagino sia molto romantico baciarmi la fronte, piena di sudore.» esclamò lei, sorridendo.
Stava cercando di spostare l'attenzione su altro, ma potevo immaginare molto vividamente quello a cui stava pensando.

D'improvviso, mi alzai, guardando il fitto bosco alle nostre spalle.
Appoggiai l'indice sulle mie labbra, indicando a Cla di fare silenzio e poi le porsi la mano sinistra, che lei prontamente afferrò.
«Non ti facevo così spericolato. Sai che fare sesso nei luoghi pubblici è illega-» iniziò a dire lei, sussurrando, ma io le diedi una amichevole pacca sulla spalla, scuotendo la testa divertito.
Poi con l'indice le indicai cosa aveva di colpo attirato la mia attenzione, e lei si portò entrambe le mani all'altezza della bocca, incredula.
Due cervi erano proprio a pochi metri da noi, indisturbati, che si guardavano intorno.
Era uno spettacolo ammaliante, ed era da anni che non vedevo quegli animali stupendi da così vicino.
Cla era stata il mio portafortuna, il mio quadrifoglio personale.
Passammo circa dieci minuti ad osservarli, in completo silenzio, fermi, uno vicino all'altra, con le mani intrecciate.
Cercammo di avvicinarci leggermente, ma si accorsero della nostra presenza e scapparono, lasciandoci soli in quel bosco.
«Cazzo, volevo fare una foto. Erano davvero bellissimi, non ne avevo mai visti due da così vicino.» esclamò lei, abbracciandomi forte e baciandomi una guancia.
«Ah e per la cronaca, non farei mai sesso in un bosco.» esclamai guardandola, una volta sciolto l'abbraccio. Lei scoppiò a ridere, imbarazzata: subito il viso si colorò di rosso, e il suo sguardo si abbassò, cercando in tutti i modi di evitare il mio.

Percorremmo gli ultimi venti minuti del tragitto verso casa in silenzio, ammirando il paesaggio intorno a noi, e col ricordo dei maestosi animali ancora impresso vivido nella nostra mente.
Prima di entrare in casa però, dovevo vendicarmi.
Feci per prendere la bottiglietta di acqua dallo zaino, per bere, e una volta tolto il tappo, la versai tutta addosso a Claudia.
Ok, forse avevo un pochino esagerato: era zuppa dalla testa ai piedi.
«Questa me la paghi, Brogni. Esigo l'idromassaggio.» mi disse cercando di fingere un tono arrabbiato, ma sapevo perfettamente che sotto sotto la cosa la stava divertendo molto.
Annuii, aprendo la porta di casa e lasciandola entrare.
Giusto il tempo di asciugarci velocemente, poggiare le cose in stanza e poi scendemmo in piscina.
«Sono davvero felice di essere qui con te. Penso che questi giorni ci stiano legando ancora di più, non trovi?» esclamò Cla, avvicinandosi pericolosamente a me, mentre mi stavo togliendo le mie amate Vans, compagne di mille avventure.
«Lo penso anche io, e ne sono estremamente grato. Se vuoi tu vai pure in acqua, mi tolgo la maglia e i pantaloncini e arrivo.» le dissi dolcemente, accarezzandole una guancia.

Anche le stelle parlano di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora