Capitolo ventidue

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FEDERICO

Erano passati solo pochi giorni da quella brutta discussione avvenuta con Claudia, durante la quale ero rimasto tremendamente ferito. Mi ero ripromesso di non starci troppo male, ma la cosa non mi era affatto facile. Non ci eravamo più sentiti né scritti, se uscivo evitavo di frequentare i posti dove andava anche lei o le sue amiche; ero quasi sicuro di aver incrociato la sua migliore amica Laura il giorno prima, perciò avevo accelerato il passo sperando che lei non mi riconoscesse: fortunatamente non lo fece. Claudia mi aveva straziato il cuore, lasciandomi da solo a dover curarmi le ferite che mi aveva provocato, non mi sarei mai dimenticato di tutto ciò.

Quella mattina mi ero svegliato abbastanza di buon umore, ero riuscito a trascorrere una notte in pace, senza la solita visita dei miei demoni. Non avevo sognato di Matteo, né dell'incidente o di altro che potesse recarmi dolore. Il vuoto e il completo silenzio erano stati i protagonisti di quella notte, poiché mi ero svegliato improvvisamente parecchie volte.

«La ami?» mi aveva appena chiesto mia sorella.

Mi voltai a guardarla con gli occhi sbarrati, come se avessi appena visto un fantasma, cercando di capire se fosse seria o meno. Lo era.

«Devo risponderti?»

Lei mi guardò interrogativa, in attesa di una mia risposta, che non tardò ad arrivare.

«Certo che la amo Giu, la amo tantissimo. So che è da poco che stiamo insieme, magari le cose stanno andando troppo di fretta – sentimentalmente parlando, ovviamente – però io ti giuro Giu, non mi sono mai sentito così bene con una persona. Lei mi capisce e mi aiuta, specialmente se si tratta di Matteo. E' una delle presenze migliori che io abbia ora come ora, mi rende molto felice e anche la psicologa mi vede migliorato.» dissi tutto d'un fiato, per poi continuare: «Claudia è una persona così genuina che sarebbe impossibile non innamorarsi di lei. E' terribilmente carina, in ogni cosa che fa, poi quando sorride mi sembra di vedere il sole. E' bellissima e io ne sono follemente innamorato. Quindi sì, la amo, nonostante tutto.»

Mia sorella mi sorrise, visibilmente felice e mi abbracciò.

«Non ti devi preoccupare per il vostro futuro Federico, siete giovani, siete persi l'uno per l'altra, magari non durerete per tutta la vita, ma devi viverlo questo amore. Vivilo completamente, vivi i momenti felici, vivi i pianti, i sorrisi, i litigi, vivilo. L'amore è la cosa più bella che ti possa capitare, non rifiutarlo o avere paura di esso.» esclamò tenendomi stretto.

«E poi voglio esserci al vostro matrimonio, come testimone!» annunciò, con maggiore enfasi.

Io risi, ripetendo a me stesso quanto fortunato fossi ad averla.

«Ti voglio bene Giulia. Ci sono stati momenti in cui sarei voluto sparire da questo mondo, eppure una vita senza di te al mio fianco sarebbe stata di gran lunga peggiore.»

Passai le ore successive disteso a letto, cercando con tutte le mie forze di respingere le lacrime che continuavano a fare capolino e, poco dopo, cedetti definitivamente e lasciai che il dolore mi cullasse. A volte è necessario e inevitabile. Dobbiamo lasciare che la sofferenza ci strazi, ci laceri il cuore in due, ci colpisca con tutta la tua forza. Con tali pensieri nella testa, decisi di uscire e fare una passeggiata in un parco poco lontano da lì, avevo bisogno di passare un po' di tempo con me stesso e, specialmente, di fumare.

Mi svestii velocemente dagli indumenti da casa che avevo indosso e mi misi dei jeans e una semplice maglia, presi le sigarette, l'accendino e li riposi in una tasca dei pantaloni, dopodiché afferrai il telefono e le chiavi di casa e uscii. Raggiunsi in pochi minuti l'area verde e mi sedetti su una panchina in legno, segnata da varie scritte con pennarelli o addirittura incisa.

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