DICIANNOVE

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- Capitolo Diciannove -

"I Malandrini."

Era buio

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Era buio. Tutto era nero. Non sapeva dove si trovasse, ma non era al sicuro. Sentiva dei passi, sempre più vicini, i tacchi delle scarpe che risuonavano contro il pavimento, un'eco familiare, fu allora che si rese conto di essere a Hogwarts. 

Il ripostiglio delle scope in cui si era nascosta diventava ora più visibile, era familiare. Si era nascosta lì una volta con Sirius e un'altra volta con il resto dei ragazzi.

I passi si avvicinavano. Il tempo stava per scadere.

Tempo. Einstein diceva che il tempo è relativo, può variare per diversi osservatori a seconda della loro velocità attraverso lo spazio. La linea di demarcazione tra passato, presente e futuro è un'illusione. Quindi, la realtà è in ultima analisi senza tempo. Elladora non credeva che fosse vero, il tempo stava per scadere, lo sentiva.

Non sapeva cosa l'aspettava quando il tempo sarebbe scaduto, o forse lo sapeva, ma non riusciva a ricordarlo. Tutto quello che sapeva in quel momento era che i passi si erano fermati proprio fuori dal ripostiglio delle scope, un'ombra dalla luce della torcia all'esterno si intravedeva nel ripostiglio.

Elladora indietreggiò il più silenziosamente possibile, ma non sembrava bastare, la sua schiena urtò il muro proprio mentre la porta veniva sfondata.

L'ombra che ora le stava davanti era inconfondibile, sua madre. Cassiopea Hargreaves era ad Hogwarts e la stava fissando dall'alto. Così scappò, Elladora si girò e corse attraverso il ripostiglio delle scope, che era ora diventato più grande, verso una luce alla fine del tunnel.

Sembrava così vicina eppure così lontana, ma continuò a correre, il mantello che svolazzava indietro per l'attrito con l'aria mentre correva verso la luce. I tacchi dietro di lei correvano anche loro, scintille le volarono accanto. Scintille da una bacchetta.

Quattro ombre apparvero alla fine del tunnel, che continuava a allungarsi mentre correva. Le urlavano di correre, di sbrigarsi. Ma mentre il tunnel continuava a allungarsi, loro si allontanavano sempre di più. "Remus!" Gridò mentre il volto di uno di loro diventava chiaro.

I suoi occhi si voltarono verso la donna, che teneva la bacchetta alta, sputando fulmini mentre Elladora li schivava e correva con tutto ciò che aveva. Il tunnel smise di muoversi e tutto era immobile, i ragazzi erano ora congelati sul posto, sua madre era immobile con la bacchetta ancora alta in aria. I suoi stessi passi rallentarono mentre guardava lentamente intorno. Lo odiava.

Il tempo si era fermato.

"Stiamo aspettando." Sussurrò una voce e come se la piastrella di pietra sotto di lei fosse appena scomparsa, cadde.

Un urlo uscì dalle sue labbra mentre rimaneva il più immobile possibile, stringendo gli occhi. Ma non smise mai di cadere, non aveva altra scelta che urlare mentre continuava a cadere.

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