Gelida. Fredda è la giornata di oggi, ancora prima di partire per affrontare quella porta, come se fossimo due nemici pronti a difendere la propria patria, come due fiori in lotta per chi debba crescere e maturare per primo o come la pioggia ostile al sole che pretende di rimanere in alto nel cielo. Siamo io e quel muro stanco di proteggere uno spazio abbandonato, perché capisco come possa sentirsi senza le cure di una famiglia unita.
Cerco di andare avanti, ma la pila di giornali sembra essersi accalcata per troppo tempo e ormai non c'è neanche spazio per aprire la porta d'ingresso, poi scruto il giardino totalmente appassito e le finestre che sembrano non essere mai state toccate dalla mia partenza mesi fa. Non riconosco più la mia casa, posso guardare solo quello che resta delle mie paure lasciate sepolte qui, ma poi esse svaniscono assieme alle pareti dipinte e al mio timore sostituito da un gran sorriso forzato. Intravedo con la coda dell'occhio una figura accanto a me, ma nonostante ciò, continuo a fissare la mia casa.
<Allora? Non entri?> mi domanda Payton con tono interessato, incrociando le braccia al petto <Magari c'è qualcuno che ti aspetta dentro, non basarti solo sulle apparenze.> solleva le braccia così da cingermi la vita. Mi lascio cullare dal suo respiro e quel sorriso forzato inizia a prendere le sembianze di una vera risata.
<Scusami, stavo pensando, forse anche troppo.> poggio le mani sulle sue e lascio che il suo viso si incastri tra la mia guancia e la clavicola.
<A cosa pensi, Allison?> mi chiede prima di baciarmi delicatamente sulla guancia sinistra. Rifletto ancora prima di rispondergli, poiché non so davvero a cosa stessi pensando, probabilmente al mio passato, ma erano così tante cose aggrovigliate tra loro, da non capirci più nulla.
<Nulla di importante. Piuttosto, raccontami come passate le vacanze natalizie tu e la tua famiglia. Sono curiosa.>
<Non deviare l'argomento, Allison. So che hai un problema, ma non vuoi parlarmene.>insiste.
Si siede sulle scale d'ingresso che ormai sono le uniche rimaste pulite, dopo la pioggia dei giorni precedenti, ma sembra disgustato dall'odore che emanano i rifiuti lasciati davanti alla porta, lo intuisco dal movimento delle sue narici, che annusano l'aria raccapricciante del ritorno. Il fatidico ritorno a casa.
<Entriamo?> gli domando e lui sembra sorpreso, ma si alza subito spazzando via dai suoi jeans neri i residui di terra trasportati dal vento.
Sto per entrare a casa mia dopo essere stata via per tantissimo tempo e dopo che Chase ha smesso di chiamarmi. L'aria torbida inizia a svanire non appena varchiamo la porta ed il silenzio tombale ci ospita in casa.
Non c'è l'appendiabiti.
Non c'è il tavolo in sala da pranzo.
Non c'è un divano.
Mi dirigo a passo svelto in cucina per aprire il frigorifero, mentre sento i timbri sul pavimento delle scarpe di Payton, che in una casa così vuota vengono accompagnati dalla loro eco assordante. Niente di che, solo acqua e qualche bibita insignificante e super calorica.
Non appena mi volto battendo la schiena per chiudere tutto, il ragazzo davanti a me mi indica ciò che è rimasto di questi giorni, più avanti, dietro il bancone.Bottiglie. Bottiglie su bottiglie di birra.
Non posso davvero sopportarlo. Doveva solo viverci qua dentro, doveva essere coerente per una volta, ma sembra che dopo la morte dei nostri genitori, lui non abbia più la sua sensibilità incorporata. Non so come prenderla, non ho davvero idea di cosa fare con lui. Probabilmente continuare a vivere qui senza che lui lo sappia e lasciarlo nella sua solitudine come ha sempre fatto con me.
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Amore sul set🎬🌷||Payton Moormeier
Fanfiction•𝑷𝒂𝒚𝒕𝒐𝒏 𝑴𝒐𝒐𝒓𝒎𝒆𝒊𝒆𝒓 𝑭𝒂𝒏𝒇𝒊𝒄𝒕𝒊𝒐𝒏• Allison Hudson ha 17 anni e vive a Charlotte con suo fratello maggiore, lo scontroso Chase dagli occhi di ghiaccio, da quando i suoi sono morti. Allison è una ragazza molto riservata, attenta e...