Capitolo 3

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Beatrice

Quella mattina mi sentivo particolarmente carica e di buon umore, la sera precedente avevo fatto qualcosa che non avrei mai avuto il coraggio di fare da sobria, avevo scritto una mail ad Emilia Fossari. Non potevo starmene seduta a divorare il suo libro senza darle un mio parere sincero sulla sua scrittura e soprattutto volevo sapere da dove avesse preso ispirazione per il personaggio di Sherazad. Mi riconobbi in molti aspetti in quella ribelle dalla chioma rossa e non avevo altro modo di scoprirne qualcosa di più se non mettendo a nudo me stessa. Ragionando razionalmente mi sentii stupida ad aver mandato quell'email ad una perfetta sconosciuta ma il dado era tratto e non potevo far altro se non aspettare una risposta.

" Bea! Che fine hai fatto ieri?"

" Ehi Lili! Ti prego non mi parlare di ieri è stata una giornata pessima" mi sedetti nel piccolo tavolino e scartai il mio muffin al cioccolato.

" De Luca ha fatto lo stronzo?"

" quell'uomo mi fa ammattire" lei ridacchiò

" Ah cosa darei perché lui facesse ammattire me!" la guardai storto

" te lo cederei molto volentieri" mi uscì un gemito per la goduria del cioccolato sul mio palato

" Sei l'unica qui a non avere una cotta per lui"

" questo perché sono io a portare in tintoria le sue mutande" scoppiammo a ridere entrambe

" E sentiamo che tipo di mutande usa il capo?" ci riflettei un po' su, volevo rifilare alla mia collega dei dettagli piccanti ma per quanto mi sforzassi ricordavo solo della biancheria semplice e monocroma, poi però mi si accese un ricordo. Un ghigno malefico comparve sul mio volto e forse avrei potuto vendicarmi per tutte le malefatte subite.

" Ne ha un paio rosse con le stampe di topolino" Liliana sgranò gli occhi ed esplose in una risata fragorosa fino a giungere alle lacrime

" Un pezzo da novanta come lui con le mutandine di Topolino?! Adesso muoio davvero!"

Un colpo di tosse interruppe le nostre risa facendoci girare di scatto.

" Beatrice, sono felice che la mia biancheria intima sia motivo di diletto ma avrei bisogno di te alla scrivania se non ti dispiace" ingoiai il magone e mi girai per guardare la mia collega che se l'era già data a gambe. Codarda!

" Si, arrivo subito" chinai il capo e lo seguii fuori dalla stanza come una bambina che fosse stata appena colta in flagrante con una caramella prima di cena. Non proferimmo più parola e raggiunsi in mochi minuti la mia scrivania.

Controllavo le email in modo forsennato, volevo che la mia nuova scrittrice preferita mi scrivesse. Decisi che per il resto della mattinata non avrei più controllato e mi sarei concentrata sui manoscritti che De Luca mi aveva consegnato.

Non so quanto tempo fosse trascorso ed ero talmente concentrata che non mi accorsi di due smeraldi che mi fissavano dal basso.

" Elisa! Cosa ci fai qui?" mi alzai voltandomi a destra e a sinistra per capire come quella bambina fosse giunta qui, ma non vidi nessuno all'orizzonte né la tata né la madre.

" Biiiii" la piccola mi si aggrappò alla coscia stringendomi forte. Elisa era uguale a suo padre l'unica differenza erano i suoi occhi verdi pieni di amore e gioia al posto di due pozze cielo freddi e austeri.

Ricambiai l'abbraccio della bimba e la presi in braccio.

" Eli che ci fai qui? Dov'è la tata?"

Una Divina TragediaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora