Capitolo 9

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Samuel

La vidi oltrepassarmi senza degnarmi di uno sguardo, lasciandomi attonito. Tutta la mia ira e la mia arroganza venne spazzata via dalle sue ultime parole intrise di dolore. Avrei voluto rincorrerla e urlarle quanto mi dispiacesse, quanto io sia uno stronzo fuori controllo e quanto il mio animo dannato non sia degno di avvicinarsi al suo candore. Ma non sono riuscito a fare nulla se non guardarla uscire da quella stanza. La mia catalessi venne interrotta da una voce forte e arrabbiata.

" Mi spieghi cosa cazzo cercavi di fare Sam?" vidi Sophia con gli occhi di fuoco e le permisi di trascinarmi fuori da quella sala per non rischiare che qualcuno sentisse la nostra discussione.

" Non so cosa mi sia preso Soph, davvero..." passai le mani tra i miei capelli e chiusi gli occhi pensando a come risolvere quell'infausta circostanza.

" Non sai cosa ti sia preso?! Razza di bastardo arrogante, stavi facendo saltare tutto ringrazia i tuoi angeli in cielo se non ti prendo a calci in culo De Luca!"

La elegante Sophia si era trasformata in una donna assetata di sangue, il mio e per quanto mi infastidisse il suo trattarmi come un bambino aveva ragione. Non dovevo fare nessun intervento e non avrei dovuto infervorami in quel modo ma quella donna mi esaspera così tanto da farmi perdere il nume della ragione. Per tre anni aveva represso ogni suo istinto combattivo, mentre adesso sembrava una donna nuova, energica e sicura di sé. Non avevo mai visto questo suo lato e non potevo prevedere che le mie scelte l'avrebbero messa a nudo in questo modo.

" Sistemerò tutto ok? È stato solo un intervento molto infervorato che ha creato abbastanza aspettative quindi non credo che lo spettacolino sia stato inutile" ripresi il controllo di me stesso e anche se Sophia era dannatamente incazzata non poteva non ammettere che in fondo la storiella avrebbe dato frutti di pubblicità non indifferenti.

" Te la sei portata a letto vero?" per poco non mi strozzo con la mia stessa saliva

" Sei diventata matta? Non lo farei mai!" lei mi guardò con sospetto e inclinò la testa studiando il mio viso come a voler individuare se le mie parole fossero vere.

" Perché mai? È bellissima, intelligente e ti ha appena preso a calci in una stanza piena di occhi curiosi. È una tosta"

" Oh no, no ho capito cosa stai cercando di fare e cara la mia Sophia ti assicuro che non è disponibile per te" lei esplose in una dolce risata che mi fece intendere che la sua voglia di ammazzarmi era diminuita.

" Lo dici solo perché interessa a te" alzai gli occhi al cielo e le urlai di andare a arsi fottere mentre uscivo da quella stanza con le sue risa di sottofondo.

***

Beatrice

Strinsi le braccia al petto riparandomi dal freddo di una Domenica d'autunno, vagavo per le vie della città caotica e brulicante di persone. Il vocio del chiacchiericcio mi aiutava a non pensare o quanto meno a zittire le voci vorticanti nella mia mente.

Non avevo più versato lacrime e il dolore del ricordo di mio padre era rilegato nel mio cuore ma la rabbia verso Samuel, quella, non era mai scemata.

Ero a conoscenza delle sue doti di umiliazione ma in quell'occasione aveva toccato il fondo. Aveva messo a repentaglio la sua intera messa in scena solo per colpirmi e anche se in quella battaglia ebbi la meglio non riuscivo a smettere di pensare alle sue parole ciniche. Che ci credesse davvero?

Mi guardai attorno e mi resi conto che non sapevo dove fossi e anche se a malincuore dovetti accedere il telefono per chiamare un taxi. Le notifiche delle chiamate intasò il mio telefono e mi venne voglia di gettarlo nel primo tombino disponibile. Lo schermo si illuminò e nonostante tutto risposi.

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