Capitolo 17

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Samuel

Il mio orologio da polso segnala le sei del pomeriggio segno del mio ritardo. Avrei dovuto lasciare perdere tutto e andare a casa a prepararmi per la festa di quella sera. Nonostante le paure di Beatrice ero riuscito a convincerla che la mia presenza era necessaria per il suo sostegno. Conoscevo il suo rapporto altalenante con la madre e in quei tre anni mi era anche capitato di ascoltare qualche conversazione spiacevole e come se non bastasse le mie parole crude sul fatto che dovesse lavorare e non trastullarsi in chiamate le davano il colpo di grazia. Chiusi gli occhi e la mente mi portò al giorno in cui quella donna fece il suo ingresso nella mia vita.

Era un giorno come un altro e il mio livello di rabbia era elevato come sempre. La mia dannata assistente aveva fatto le valigie dopo un mese e io ero di nuovo al punto di partenza, solo e incapace di organizzare tutto. I manoscritti erano sparsi per tutto l'ufficio e non riuscivo a trovare quel maledetto documento che il mio fottuto fratello mi aveva richiesto.

" Dannazione!" imprecai lanciando in aria tutto quello che si trovava davanti a me. Un tonfo alla porta mi fece tornare in me, " Avanti" dissi in modo perentorio. Una donna anziana che conoscevo bene fece il suo ingresso guardandomi da dietro la sua montatura rossa.

" Signor De Luca ci sono le candidate per il posto di assistente" io sbuffai ignaro di quei colloqui e soprattutto ignaro del fatto che dovessi farli io!

" Mi dispiace, sono oberato di lavoro e di sicuro non dovrei occuparmene io. Se non le dispiace..." le feci un gesto indicandole l'uscita ma lei non desistette.

" Ha solo una candidata signore credo che più che un colloquio dovrebbe solo farle firmare il contratto." I suoi occhi rotearono per la stanza e io sbuffai comprendendo che avevo bisogno di un assistente e se davvero aveva risposto all'annuncio solo una candidata avrei dovuto trattenerla.

" va bene la faccia entrare" La donna si dileguò e attesi in silenzio l'ingresso di quella che sarebbe stata la mia assistente. Sentii un parlottio provenire da dietro la porta semichiusa e scommisi fosse quella ragazza timorosa di fare il suo ingresso. Dopo minuti infiniti decisi di aprire io stesso quella dannata porta trovandomi faccia a faccia con un... Angelo. I suoi occhi verdi mi guardavano dal basso e le sue labbra umide erano schiuse per lo sgomento. Ripresi il controllo e la invitai ad entrare, abbandonando ogni proposito di insultare la sua insicurezza. La ragazza si accomodò sulla sedia e accavallò le gambe scoprendo le cosce troppo coperte da quella gonna. La sua pelle bianca brillava e l'unica cosa che avrei voluto fare era toccarla.

" Sono qui per il posto di assistente" le sue parole mi destarono dai miei sogni e tornai a guardarla in volto.

" Ne sono cosciente, signorina..?"

" Beatrice Mancini" il suo nome si ripetè mille volte nella mia mente e ogni volta appariva più soave della precedente.

" posso vedere il suo curriculum?" le sue mani tremanti mi passarono la cartella bianca contenente le informazioni che io lessi con attenzione. Laureata in lettere classiche con il massimo dei voti la sua esperienza lavorativa si limitava a qualche mese di giornalismo studentesco e per lo più esperienza di ristorazione. Mi chiesi cosa dovessi farci con una ragazzina inesperiente ma non volevo lasciarla andare oltre al fatto che avevo un disperato bisogno di lei.

" Signorina mi duole dirlo ma lei non ha la ben che minima esperienza nel mondo dell'editoria" lei mi guardò scettica

" Ne sono cosciente, ma sono qui per imparare e so per certo che questo è il mio mondo. Non la deluderò" la sua determinazione mi piaceva e il fatto che assumendola potessi averla sempre con me era un bonus.

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