Capitolo 18

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Beatrice

Mi svegliai il mattino seguente avvolta tra le mie lenzuola calde ma Samuel non era più al mio fianco. Dopo la conversazione con mia madre gli avevo chiesto di tornare a casa nonostante mancassero poche ore all'alba. Non sapevo che ore fossero ma dal mio stato fisico le mie ore di sonno erano scarse. Trascinai il mio corpo in cucina dove il mio coinquilino e il mio angelo sedevano tranquilli. Interruppero la conversazione quando videro il fantasma di me stessa sbucare dalla porta.

" Buongiorno" non dissi altro.

" Ehi tesoro" Samuel mi raggiunse baciandomi sulla fronte. Mi prese per mano e mi condusse al tavolo dove la colazione mi attendeva.

" Bibi.." il tono apprensivo di Stef non provocò nessuna emozione. Non sapevo esattamente cosa avessero compreso di tutta quella storia ma di certo conoscevano il risultato, una me distrutta.

" Non ora Stef " il caffè mi nauseava e a stomaco vuoto mi alzai rifugiandomi nell'oscurità della mia dimora.

Piansi lacrime amare consumando ogni goccia di liquido i miei occhi potessero produrre. Avrei voluto colmare quel vuoto come sapevo fare meglio ma di certo l'avrei data vinta a mia madre. Non ero più una debole ragazzina problematica, ero una donna che avrebbe dovuto affrontare la realtà. La dottoressa Rosa non mi aveva mai detto nulla su come avrei potuto reagire conoscendo il mio passato. Sapevo di soffrire di un disturbo post traumatico da stress ma ho sempre creduto che fosse dovuto all'influenza di mia madre. Posai le mani sui miei occhi bagnati e pregai di poter ritornare a vivere.

***

" Beatrice, ti ho portato la cena " il suo sussurro disturbava la mia quiete. Stropicciai i mei occhi stanchi e misi a fuoco l'immagine. Il mio angelo caduto si premurava a portarmi da mangiare ogni volta che poteva e quella volta mi destò un sorriso.

" Ho atteso tanto il tuo sorriso" provai pena per quell'uomo che da una settimana si curava che io non stessi divorando me stessa dall'interno.

" è solo merito tuo mio principe" lui ridacchiò e si sedette accanto a me con un vassoio pieno di cibo.

" Ti prego mangia qualcosa Bea" Ogni volta che provavo a cibarmi la nausea mi attanagliava lo stomaco. Ma quel giorno provai un leggero languorino.

" Sam, dovresti lavorare e prenderti cura di Elisa.."

" Vado a lavoro tutti i giorni Bea e mia figlia starà dai miei fino a quando non sarà terminata la causa" avevo proprio dimenticato di quel particolare

" Quando sarà l'udienza?" dissi mettendo in bocca del pane fresco

" il giudice ha rinviato a data da destinarsi"

" Andrà tutto bene" sorrisi ancora cercando il suo sguardo perso.

" Vorrei che tornassi al lavoro" io scossi la testa nervosamente

" Non sono ancora pronta"

" Sei chiusa in questa stanza da giorni Beatrice! Non puoi fuggire per sempre." Le lacrime riempirono i miei occhi rendendoli lucidi e fragili

" allora raccontami cosa è successo"

" Non posso.."

" Maledizione Beatrice, parlami! Ti vedo da giorni chiusa in te stessa come se non volessi più vivere e non ce la faccio più!" Samuel gesticolava impazzito e disperato e mi sentii in colpa.

" Mi dispiace..."

" Beatrice, ti prego." La paura che lui potesse conoscere i miei lati più nascosti mi paralizzava. Mi avrebbe lasciato alla deriva come una scarpa vecchia e in quel caso non avrei più resistito. D'altro canto c'era una minima possibilità che lui potesse restare.

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